7) Mutazione

24 3 0
                                    

7) Mutazione

Nella sua tenda, disteso sulla branda, Agox non riusciva a chiudere occhio. Doveva tenere lo sguardo fisso su qualcosa (nella penombra, scelse il calendario) perché, ogni volta che provava a chiudere le palpebre, gli appariva l'immagine del volto di Beatrice che gli diceva: «Sei innamorato, chi è la fortunata?» Gli disse che se n'era accorta guardandolo negli occhi; ma com'era possibile? Pensandoci bene però, era probabile che fosse innamorato davvero; altrimenti, si chiese, per quale motivo si sarebbe tirato indietro? Quale uomo al posto suo avrebbe rinunciato a una ragazza così sensuale e passionale? Senza considerare poi la situazione... Insomma, lei si stava abbassando le mini, mini, mutandine!

Era rimasto tutta la sera ad ascoltare musica e a bere birra, aveva anche divorato tre Cheeseburger, ma sapeva benissimo che dal locale non si era mosso solo perché attratto dal corpo di Beatrice, che lo aveva stregato con la sua sensualità. Ciononostante, non aveva mai smesso di pensare a Valery. Ogni due per tre guardava il cellulare appoggiato sul tavolo, sperando di sentirlo squillare. Evidentemente, il suo pensiero maggiore non era la cameriera del Royal Club... Era Valery, solo lei... Solo lei... Solo... Finalmente, verso le cinque, si addormentò.

Si svegliò con un mal di testa terribile, si alzò rischiando di cadere, e barcollando, spense la sveglia... Poi, la spense ancora... «Spegniti!» Gridò; ma la sveglia continuava a suonare. Era una radio sveglia, con l'orologio a cristalli liquidi, sul display poteva leggere: 06.30.

«Le sei e mezza? Ma cosa cav...»

Non era la sveglia a suonare. Il suono proveniva dalla branda; anzi, dalla sedia; anzi, dai vestiti ripiegati sopra. No. Il suono proveniva dal cellulare, che emetteva luci a intermittenza. Sentì il cuore scoppiare, si avvicinò... Sul visore, lampeggiava un nome: VALERY.

«Pronto...» Avrebbe voluto gridare il suo nome, ma si limitò a rispondere normalmente.

«Ciao Agox! Ti ho buttato giù dal letto?»

Appena udì la sua voce, si sentì meglio; lentamente il sangue stava ricominciando a circolare nel suo corpo. «Valery... Ma dove sei? Ti ho chiam...»

«Scusami, scusami tanto...»

«Valery... Non c'era bisogno che andassi via; io ho capito quello che hai detto e, non ho nessuna fretta... Puoi credermi!»

«No ma, cosa dici?» Valery aveva capito l'equivoco. «Non sono andata via! Scusa ma... In Hotel non ti hanno detto che sarei tornata?»

Agox si sdraiò sulla branda, sospirando. «No, mi hanno detto che eri andata via e basta. Poi, ho letto il biglietto che mi hai lasciato e... Ho pensato che...»

«Oddio, perdonami.» Ora capiva come poteva essere stato Agox. «Sono davvero una sciocca, ti ho scritto scusami... Ma riferendomi al fatto che ti avrei lasciato da solo al CRS a lavorare, non perché...»

«Posso sapere dove sei?»

«Sono a Roma.»

«A Roma? Cosa...»

«Stai tranquillo. Poi ti spiegherò.» Valery si trovava ancora nell'ufficio del Professor Baldi, aveva appena finito di leggere i fascicoli.

«Spiegarmi cosa?»

«Stasera sarò di ritorno e ti spiegherò tutto.»

La voce di Valery gli sembrò strana, notò un leggero tono di preoccupazione in quelle parole. «Che problemi ci sono?» Disse, sollevandosi dalla branda; avrebbe voluto che fosse davanti a lui, in quel momento.

«Nessuno. Continua pure il tuo lavoro, non preoccuparti. Appena arrivo ti chiamo. Ok?»

Quell'ok, aveva un non so che di dolce, Agox si tranquillizzò e si rimise sdraiato. «Ok, ricevuto. Però, se hai bisogno chiamami. D'accordo?»

La Trita ScomparsaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora