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Tengo il capo abbassato con il cappuccio della felpa a coprirmelo, le mani strette sulle braccia e le labbra separate.
Guardo per terra i miei piedi strisciare.

Sento una fitta allo stomaco.
Mi fa male tutto.
Anche il collo, dove adesso è presente un grosso livido tutto attorno ad esso.
Passo una mano sugli occhi, senza preoccuparmi del fondotinta, dato che non l'ho messo.
Mi fa troppo male il viso per poterci passare la spugnetta.

Delicato come il culetto di un bambino, vero?

Mi trovo a ridere tra me e me pensando, fino ad arrivare alla porta della mia aula.
Sono nuovamente in ritardo, ma non me ne importa assolutamente nulla.

Una strana sensazione si fa strada sul mio petto, forse ansia, fatto sta che il respiro mi si blocca per qualche secondo quando apro lentamente la porta scorrevole dell'aula.

Faccio un passo avanti, abbassando del tutto il capo, deglutendo a vuoto per l'agitazione.
Ho commesso un enorme errore a non truccarmi, o semplicemente a svegliarmi per venire a scuola.
Era meglio se vagavo tra le strade di Seoul che raggiungere questo posto di merda.

Sento di passi.
Qualcuno si avvicina a me.
Ma non ho paura, è semplicemente...il professore.
Quest'ultimo mette due dita sotto il mio mento, costringendomi ad alzare la testa e ad incatenare lo sguardo al suo.
Spalanca gli occhi, così come tutti i miei compagni di classe.

«K-Kim Taehyung...c-cosa hai fatto?» La sua espressione diventa estremamente preoccupata.

Ho un livido sull'occhio ed uno sulla guancia, mente il labbro è un po' rotto.

Poggio una mano sul suo polso ed abbasso la mano. Mi volto, dirigendomi verso il banco che condivido con Jimin.

«C-Continuate, per favore...» Dico al professore che continua a guardarmi.

Mi siedo togliendomi dalle spalle lo zaino, che poi adagio per terra. Apro la zip, sotto gli occhi di Jimin che, essi sono diventati incredibilmente lucid i cerca di darsi una spiegazione.
Prendo i libri di matematica.

«Che pagina, Jimin?» Chiedo con tono basso, per farmi sentire solamente dal nominato. Ma non mi risponde. «Jim-»

Mi giro a guardarlo e vedo tante lacrime a rigargli il viso. Spalanco gli occhi, non comprendendo il motivo di questa sua reazione.

Poggia le mani sulle mie guance, squadrandomi per bene, poi mi alzo di scatto dalla sedia ed esco dalla stanza.

Entro dentro il bagno e subito lascio uscire delle calde lacrime dai miei occhi, che per nessuna ragione al mondo non vogliono fermarsi.
Con la mano tremante prendo dalla grande tasca della felpona nera un coltellino svizzero, quello che ieri mio padre aveva lasciato per terra.

Alzo una manica e senza pensarci due volte affondo la lama sulla pelle, tagliandola.
Peccato...uno dopo un altro.
E continuo, senza smettere.
Mi fa sentire...rilassato.

Qualcuno mi sta ascoltando, e io non lo so.
Qualcuno mi sta vedendo, ma io non noto la sua presenza.

«T-Taehyung...?»

Una voce veramente dolce fa bloccare la mano colpevole di peccato.

«C-Che s-stai facendo?» Dice.

Lentamente alzo lo sguardo ed incontro gli occhi lucidi del ragazzo che in queste notti non faccio altro che sognare.
Invade i miei pensieri.
I miei sogni.

«J-Jeong-gguk...» Riesco a sussurrare il suo nome, prima di lasciar cadere per terra la lama.

Abbasso di nuovo il capo per non incontrare i suoi occhi.

«C-Che stai f-facendo...?

«N-Niente...» Sussurro ancora.

«Guardami!» Urla facendomi spaventare.

Lentamente alzo lo sguardo, incontrando i suoi occhi.

Si inginocchia davanti a me e poggia con velocità una mano sul polso del braccio ferito, iniziando a stringerlo.
La mia espressione si contorce in una di dolore, ma spalanco gli occhi quando vedo delle lacrime riversarsi sulle sue guance.

«Che stai facendo?!» Urla a palpebre sgranate, mentre stringe sempre di più la mano sul braccio.

Il sangue cola lungo le sue mani, emettendo dei versetti di dolore.

«Perché lo hai fatto?!» Mi urla ancora contro. «Perché hai tutti questi lividi sul volto?! Che cazzo hai fatto al collo?! É tutto nero! Taehyung che cosa cazzo hai fatto?!» Continua.

Sento i miei occhi farsi pesanti e in veramente pochissimo tempo mi ritrovo a versare lacrime e a singhiozzare fortemente.
Lui mi attira a sé e di scatto mi abbraccia, facendomi affondare la testa nell'incavo del suo collo.
Lentamente lascio passare le mani tra le braccia e il busto di Jeongguk, per poi circondargli quest'ultimo con entrambe le prime.
Inizio a sfogarmi, semplicemente piangendo.
Le sue carezze sono così rilassanti e il mio cuore non accenna a rallentare il battito cardiaco che sembra fare una gara contro i fulmini.

Dopo circa dieci minuti passati ad abbracciarci mi alza il viso con due dita sotto il mento e mi guarda dritto negli occhi.

«Qualunque cosa sia successa, io per te ci sono. Sei così bello, anche con i lividi.» Mi accarezza la guancia con una mano e passa delicatamente un pollice sulle mie labbra. «Voglio...Voglio essere la tua luce...» Sussurra.

I miei occhi diventano nuovamente lucidi e gli risalto addosso, stringendolo a me.
E riprendo a piangere in una delle mattinate che ritengo migliori in assoluto dopo la morte della mamma.

~•~•~•~•~•~
Io: *nella mia stanza*
Mamma: *nella sua stanza*
Io: *mi faccio i cazzi miei*
Mamma: Giuly, che vuoi mangiare domani sera da Iole? Pizza, panino o pezzi? (rustici)
Io: Pizza!
Mamma: Panino!
Io: E CHE CAZZO ME LO CHIEDI?!

Sto crepando dal sonno.

Formaggio con senape, ciao.

"Bruise"࿇к◊◊к√Where stories live. Discover now