𝚅𝙸𝙸𝙸

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«andiamo a prendere una cioccolata al bar mh?» propose il ragazzo più grande, accarezzando dolcemente le spalle del più piccolo che ancora si trovava sul pavimento.

Jimin annuì e si alzò lentamente, aiutato da Yoongi che si era straordinariamente mosso velocemente.
Erano tempi record, quando si trattava di Jimin il più grande poteva persino mettersi a correre.
Non che l'avesse mai fatto, ma se ci fosse stata un'occasione avrebbe potuto provarci solo per il più piccolo.

I due si incamminarono verso la porta per uscire dallo studio in silenzio.
Yoongi camminava qualche metro davanti a Jimin, mentre il secondo era occupato ad asciugarsi le ultime lacrime che scendevano.

Nell'ascensore, non si sa bene per quale motivo, entrambi si erano messi ai lati opposti della cabina, ben lontani l'uno dall'altro.
Yoongi era un po' imbarazzato per aver mostrato il suo lato dolce e per aver manifestato il suo affetto davanti al più piccolo.

Per quanto riguarda Jimin, era semplicemente triste e demoralizzato, riuscire nel ballo era una delle cose che contava di più per lui e data la sua indole perfezionista, quando non riusciva a fare il massimo si sentiva inutile.

Non appena arrivarono all'entrata dell'edificio e con loro grande sorpresa (ironicamente), stava piovendo.
Yoongi si voltò verso il cesto in cui tenevano tutti gli ombrelli, e sbuffò notando che ne era rimasto uno solo.
I suoi amici dovevano averli presi tutti per uscire, lasciandone uno solo per loro due.

Non sapeva nemmeno lui il motivo del suo sbuffo, infondo avere un solo ombrello significava condividerlo con il più piccolo e stargli più vicino del solito.

Si avvicinò all'oggetto bianco a pois nero e lo prese, varcando il portone in vetro dell'entrata e aprendo l'ombrello puntandolo al cielo grigio.
Jimin si avvicinò al più grande e si mise sotto l'ombrello per proteggersi dalla pioggia, aggrappandosi al braccio del ragazzo affianco.

Mentre camminavano per le strade di Seoul in cerca di un bar decente in cui fermarsi, il silenzio tra di loro si faceva sempre più fitto ma non imbarazzante.
Il silenzio era solo psicologicamente percepibile, perché fisicamente, la pioggia, il traffico e tutti i rumori cittadini bastavano a coprirlo.

Raggiunsero un quartiere pieno di bar carini e si infilarono in uno dei tanti. L'aria all'interno era meno inquinata e quindi più respirabile, mentre la temperatura era calda, ma non abbastanza da permettergli di togliere i Fellini che indossavano.

Si sedettero ad un tavolo vicino alla finestra ed ordinarono due cioccolate calde, per riscaldare i loro corpi e magari anche i loro cuori.
Quando arrivarono, Jimin non perse tempo nel gustarsi la propria e nella fretta si era sporcato le labbra di cioccolata, facendo ridere il ragazzo seduto difronte a lui.

«era buona?» gli chiese ridacchiando, mentre il ragazzo con i capelli arancioni un po' bagnati lo guardava confuso.

Con quell'espressione confusa, il grande lo trovò particolarmente tenero, ma non poteva di certo andare in giro sporco di cioccolata.
Così si mosse il minimo indispensabile per raggiungere Jimin e passargli il tovagliolo sulla bocca.

«ora va meglio» gli sorrise e si sedette nuovamente, riprendendo a bere la sua bevanda calda.

𝐒𝐖𝐄𝐄𝐓𝐃𝐑𝐄𝐀𝐌 - 𝐏. 𝐉𝐦 + 𝐌. 𝐘𝐠Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora