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«Jimin, sicuro di stare bene?» la voce del leader del gruppo chiamò il ragazzo dall'altra parte della sala prove.
Con lo sguardo fisso sulla sua immagine nello specchio annuì debolmente, aspettando che la musica ripartisse.

Ma non successe, perché Namjoon e tutti gli altri ragazzi continuavano a fissarlo insistenti.
«sembri su un'altro pianeta» gli fece notare Hoseok, che aveva già recuperato il suo respiro appena finito di ballare.

Jimin scosse la testa come per negare l'affermazione uscita dalle labbra del castano, mentre Seokjin prese le sue difese, avendo già intuito cosa stava succedendo nella testa del ragazzo.

«riprendiamo da capo» sentenziò, trascinando Jungkook nella sua postazione iniziale.

In realtà aveva intuito solo una piccola parte di quello che stava succedendo nella testa dell'arancio.
Era in un altro mondo, più precisamente in quello che riguardava il 'noi' formato da lui ed il ragazzo dai capelli color menta.

Dopo aver dormito abbracciati insieme, non era più riuscito a concentrarsi su nient'altro, e questo lo aveva esaurito più di quanto già non lo fosse stato in precedenza.

Nel bel mezzo della traccia, si rese conto di un'ulteriore errore da lui commesso riguardante la coreografia e stufo, smise di ballare e uscì dalla stanza, lasciando il resto del gruppo a bocca aperta, in uno stato di confusione.

«forse è meglio che qualcuno vada a riprenderlo» consigliò Seokjin, lanciando un'occhiata furtiva a Yoongi «non ha preso l'ombrello e fuori diluvia».
Yoongi si avviò verso la porta e la richiuse dietro di sè, camminando a passo svelto verso l'uscita dell'edificio.

Jimin camminava per le strade del quartiere con le mani in tasca e con il cappuccio che gli copriva un poco la testa.
'Al diavolo la pioggia' pensò dopo essersi stufato di rialzare il cappuccio che cadeva per colpa del vento.

Da lontano Yoongi riuscì a scorgerlo dall'altra parte della strada, così accelerò il passo e chiamò il nome dell'altro ragazzo il più forte e udibile possibile.
«Jimin!» il chiamato si fermò e si voltò, perdendo un battito alla vista del ragazzo che gli piaceva correre nella sua direzione.

«perché cazzo sei scappato in quel modo?» gli chiese più bruscamente di quanto volesse, fermandosi e con il fiatone.
«scusa hyung» Jimin abbassò lo sguardo, facendo ricadere la sua chioma arancione fradicia sulla sua fronte.

«cosa c'è che non va?» chiese notando l'espressione triste e affranta del ragazzo difronte a lui.
Gli faceva male vederlo in questo stato, ma non riusciva a comprendere come mai lo fosse o cosa lo avesse ridotto così.
Se solo avesse potuto fare qualcosa per aiutarlo  lo avrebbe fatto.

«io,» iniziò a spiegare Jimin, tenendo lo sguardo fisso al suolo «e-ecco ho-» si interruppe non appena la voce dell'altro spezzò il suo discorso.
«diamine Jimin, arriva al punto!» ordinò spazientito, il ragazzo lo stava tenendo sulle spine e la pioggia che gli bagnava la schiena non aiutava.

«ho una cotta per te» sputò tutto d'un tratto, facendogli dimenticare della pioggia e di tutte le macchine e persone che passavano difianco a loro.

E in quel momento, entrambi poterono giurare di aver sentito la lancetta dell'orologio fermarsi.

𝐒𝐖𝐄𝐄𝐓𝐃𝐑𝐄𝐀𝐌 - 𝐏. 𝐉𝐦 + 𝐌. 𝐘𝐠Donde viven las historias. Descúbrelo ahora