Prologo

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Sono stanca. E no, questo non è dovuto alla mia schifosa malattia. Sono stanca della vita che da tanto tempo a questa parte sono costretta a fare. Perché tutto è cambiato in quel giorno estivo dei miei sedici anni.
Ricordo tutto perfettamente come fosse ieri.
Ricordo Jessica, la mia migliore amica, che con me è sempre rimasta, e che mi sostiene tuttora.
Ricordo il sole caldo sulla mia pelle, il venticello che giocava con i miei lunghi capelli ramati, la sabbia incandescente, le risate delle persone attorno a me, la loro voglia di divertirsi, di scherzare, di uscire dagli schemi, di fare qualcosa di diverso.
I miei occhi di un verde annacquato, fissavano il mare, che si divertiva a ingoiare il bagnasciuga.
Fra le limpide  acque c'erano dei bambini che si divertivano a schizzarsi l'acqua a vicenda. In pochi minuti li raggiunsero altri loro amichetti, e il tutto divenne una vera e propria lotta.
Poco più in là, dei ragazzi, si pavoneggiavano facendo vedere che ottimi  giocatori di pallavolo erano.
Non troppo distante c'era una ragazza con i capelli spettinati, che parlava armoniosa con la sua amica. Forse sperava che il ragazzo di fronte, uno degli accaniti giocatori, volgesse lo sguardo verso di lei.
In acqua c'era anche Jessica, un po' irritata, poiché mi ero rifiutata di fare il bagno con lei.
Fra le mie mani, piccole e affusolate, c'era il mio libro preferito. Quella doveva essere la centesima volta che rileggevo "Orgoglio e pregiudizio", tuttavia non ne avevo mai abbastanza.
In quella giornata però c'era qualcosa che non andava.
C'era qualcosa che mi opprimeva.
Mi sentivo debole e le mie palpebre si stavano facendo sempre più pesanti.
Quella volta ero davvero stanca, cosa che per una ragazzina è davvero strana, soprattutto se come me, è una pignora e non ha fatto granché.
In lontananza potevo vedere ancora il mare, che però sembrava farsi sempre più lontano, sempre più irraggiungibile, e pian piano la mia visuale si faceva sempre più sfocata.
Dopodiché solo il buio. Il buio più totale.
L'oscurità mi aveva avvolto.
Chissà, magari se avessi saputo cosa mi sarebbe successo di lì a poco, avrei accettato di fare un bagno con Jess.
Quando aprii gli occhi, mi trovavo in una stanza di ospedale, stesa su un lettino.
Non sapevo quanto avessi dormito.
In fondo alla stanza, seduti su delle piccole sedioline, c'erano i miei genitori.
Non dimenticherò mai le lacrime che si facevano spazio fra le guance rosee di mia madre.
Né tantomeno i singhiozzi soffocati di mio padre, che cercava di farsi forza per consolarla.
Ma perché doveva farlo? Perché doveva consolare mia madre?
Non ne avevo idea.
Le mie palpebre erano ancora pesanti, i miei occhi socchiusi, ma provai ugualmente a richiamare la loro attenzione. Però ogni mio pensiero che provava a darsi vita, non riusciva a uscire dalla mia bocca, morendomi sulle labbra carnose.
E in un attimo fece capolino un uomo nella stanza, dai lineamenti dispiaciuti di chi stava per dare brutte notizie.
E furono le sue parole, che cambiarono la mia vita in uno modo che non potevo neanche immaginare.

« Abbiamo appena ricevuto i risultati delle analisi del sangue, e i nostri sospetti sono stati confermati.» fece una pausa.

« Le analisi provano che vostra figlia, soffre di leucemia. Mi dispiace davvero tanto signori Evans.»

Angolo Autrice:
Ciao a tutti!
Come già ho detto sono nuova qui su Wattpad, e questa è la mia prima storia🙂.
Il mio nome è Giulia ed ho sempre avuto la passione per la scrittura, anche se non ho mai avuto il coraggio di far leggere a qualcuno qualcosa di mio, o almeno fino ad ora ahah.
Spero di avere il vostro sostegno,
se il primo e vero capitolo non uscirà oggi, uscirà martedì😘.
Vi ringrazio di cuore se continuate a leggere❤️.

La mia ultima chance sei tu.Where stories live. Discover now