15. (PARTE PRIMA)

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«Ventaccio cane, soffia s'hai polmoni!» gridò un ufficiale. «Soffia fino a scoppiare.»

Avery scosse la testa. «Cosa dice? Ha perso l'intelletto?»

«È un dialogo della Tempesta, un'opera shakespeariana.»

Il nocchiere osservò il povero giovane che batteva i piedi sulla sabbia, l'ennesimo in preda all'impotenza, intrappolato nell'isola bianca da un vento mite. Pareva che le Azzorre fossero una calamita che attraeva navi e le inchiodava alla pietra delle baie.

«Aveva ragione Fourcade. C'è qualcosa che non va nel vento» disse Avery, e annusò l'odore particolare delle araucarie.

«Sì, signore. È l'aliseo e non prevedo nulla di buono.»

«Che cosa dicono gli isolani?»

«Hanno paura, ma non quanta ne hanno i commercianti e i marinai. Le vele non si gonfiano, capitano, le navi sono in bonaccia. Questa non è la zona di calma tropicale lungo il trentesimo parallelo. Anche se, parlando in termini meteorologici, il fenomeno della calma è discontinuo e la zona cambia estensione e posizione per via delle correnti d'aria.»

Mucchi di navigli erano dislocati in un braccio di mare ristretto al largo di Graciosa, in attesa di una bava di vento che potesse condurli verso le Indie Occidentali.

Avery non replicò. Volse la testa dove sapeva esserci la chiesa in riparazione, nella quale si riunivano i marinai per pregare e ascoltare la messa, e lasciò scorrere gli occhi sui mulini a vento con le cupole rosse. Dietro incombeva il cratere vulcanico, la Furna do Enxôfre, coperto di vegetazione e con i filari di vite sulle colline asciutte, in monito crudele: nemmeno Dio pareva essere in grado di imporre qualcosa alla natura che aveva creato.

Un'isola tranquilla. L'inanizione mentale provocata da un paradiso rovinava lo spirito.

«Venite, andiamo in chiesa a pregare che il carico di carbone arrivi entro il pomeriggio. Questo è l'ultimo dei dannati cinque giorni.»

Sulla via in salita, Avery e Bolton trovarono un gruppetto dei marinai della pirocorvetta che prendeva il sole sulle rocce, vicino a uno degli stagni dove gli abitanti conservavano l'acqua dolce. Gli stagni sostituivano le cisterne importate dal Portogallo per far fronte alle frequenti siccità. Pareva che quell'anno avrebbero dovuto attingerne.

Tittensor, uno dei gabbieri che aveva notato il tricorno nero, diede di gomito agli altri di modo che, durante il transito, il capitano trovasse gli uomini in piedi in una posa statica. I marinai si toccarono la fronte con la nocca dell'indice; il capitano ricambiò e loro non si mossero osservando Avery e il nocchiere che proseguivano in una marcia costante sotto un sole a picco, diretti alla facciata bianca e nera della chiesa.

«Sarebbe che dobbiamo andare anche noi» disse Burns. Lui e i compagni lasciavano a malincuore i sedili di roccia caldi e la vista di due donne che uscivano sul balcone della loro abitazione per lavori inutili.

Di Pesce e di UccelloWhere stories live. Discover now