48. (PARTE SECONDA)

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«E questa è la neve, Aliseo, amico mio, e noi che non l'abbiamo mai vista prima ne gioiamo

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«E questa è la neve, Aliseo, amico mio, e noi che non l'abbiamo mai vista prima ne gioiamo.» La Sirena, al riparo all'entrata della Grotta, ridosso il muro invisibile che non le permetteva di avanzare, finì di apporre le ultime linee al disegno. Lo guardò dopo essersene distanziata, come era grande la distanza fra i suoi giuramenti e il loro mantenimento.

I fiocchi, dopo un inizio precipitoso, si erano diradati. Le finivano sulla pinna caudale e si squagliavano.

La Sirena depose il disegno sotto la scatola del cucito, l'aprì e ne trasse un rocchetto dove erano infilzati alcuni aghi arrugginiti. Ne prese uno, infilò nella cruna un filo bianco e lo appoggiò. Sollevò la forbice, tagliò alcuni pezzetti di stoffa bianca e li depose sulla roccia. Arrotolò un frammento di cotone giallo – tagliato dall'abito di Lusia – e lo pose nel mezzo. Cucì in silenzio punti storti, un'abilità appresa da poco; a volte sollevava il viso al cielo che si apriva e si serrava. Ciò che rimaneva dell'Aliseo e il Buran soffiavano da est, il Williwaw da nord.

Quando la Sirena terminò, rimise a posto gli strumenti e prese un coltellino da eviscerazione. Si tagliò il palmo della mano liscia, su cui non compariva nessuna linea della vita, del destino, del cuore o della testa. Lasciò che la stoffa bianca assorbisse il sangue e le gocce si spandessero, un fiore nel fiore.

I veri ibischi fiorivano fra l'inzio dell'estate e la fine dell'autunno. 

Di Pesce e di UccelloDonde viven las historias. Descúbrelo ahora