32. (PARTE SECONDA)

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La Sirena tornò nell'anfratto della catena montuosa sottomarina Cayman Ridge, dove c'erano il letto a baldacchino e i suoi averi

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La Sirena tornò nell'anfratto della catena montuosa sottomarina Cayman Ridge, dove c'erano il letto a baldacchino e i suoi averi. Provava una strana smania: non si poteva chiamare euforia e nemmeno disagio eppure era un miscuglio dei due. Aveva parlato con un umano, per la prima volta dopo secoli di ascolto. Aveva disobbedito a una delle regole infrangibili del Dio del Mare, e Nettuno, qualora l'avesse scoperto, l'avrebbe insultata e forse impalata sul tridente. Era quello che capitava ai pesci troppo malvagi, agli squali pazzi, ai calamari abissali quando si attaccavano alle navi per un passaggio in superficie perché volevano fuggire al buio eterno delle fosse.

«Non deve saperlo» intimò alle mante, alle razze e ai pesci del circondario che si erano risvegliati – il capitano non aveva inteso ucciderli, che stranezza. Più tardi, quando fosse salita di nuovo in superficie, avrebbe ingiunto il silenzio agli uccelli. Sperò che Kyriake non l'avesse spiata e udita.

Sedette davanti allo specchio. Era stato un dialogo breve? Lungo? Non sapeva definirlo. Guardò gli orologi rotti e intasati d'acqua, con gli ingranaggi arrugginiti, e rivide Borya Kozlov. Avrebbe preferito discorrere con il capitano, se avesse dovuto sottostare a una punizione ne sarebbe almeno valso il rischio.

«Riuscirò a recarmi dallo stregone.»

La razza che viveva nel chiosco da giardino, preoccupata, espose le sue rimostranze.

«Cosa pensi? Potrebbe non portarmi affatto là? E dove mi porterebbe, secondo te?»

La risposta la costrinse a riflettere. Catturata, venduta, fatta a pezzi. Succedeva ai pesci rari e lei era per metà uno di loro. I cacciatori di tesori l'avrebbero tenuta per farla esibire in qualche teatro o bettola, a qualcuno sarebbe potuta venire in mente l'idea di farla prostituire. Nel mondo umano matti e morbosi proliferavano al pari degli squali pazzi. Ne aveva letto, una volta, in un libro che l'aveva innervosita, che aveva lasciato a metà.

Da quando c'era la Sirena Alata, aveva perso un poco della baldanza. Non era sicura di poter sfuggire a certi uomini lungimiranti e intelligenti, e l'ufficiale caro al capitano poteva essere annoverato nella categoria. Ci pensò un istante e poi le tornò l'antica leggerezza.

«Posso ucciderlo» disse alla razza. «Sono cento volte più forte e astuta di lui.»

L'ufficiale avrebbe potuto portarla al cospetto del capitano, che l'avrebbe infilzata volentieri con l'arpione, le comunicò il raiforme. Più d'una volta la razza aveva assistito alle azioni degli uomini sui branchi; gli umani carezzavano gli esemplari sul disco per farli piombare nel torpore oppure attendevano il momento della pulizia quando fluttuavano circondati dai labridi. E, sebbene le razze fossero abili nella ritirata, spesso non riuscivano a sottrarsi alle lance o al verbasco.

Un Nettuno umano. La Sirena non sorrise. L'arma aveva scalfito la Sirena Alata, sarebbe stato lo stesso con il suo corpo. Il capitano l'avrebbe squartata e mangiata o fatta divorare dal gatto della nave o da quello del Forte o dai ratti, come si usava nella Confederazione Germanica. Magari l'avrebbero arrostita su un rogo, la strega acquatica dei Caraibi.

Rivide le immagini del libro medievale di torture, scorse i nomi poetici e giunse alla piratesca abitudine delle punizioni corporali ereditata, in forma meno eccessiva, dalla Marina militare. Per un breve istante sofferse il tentennamento. Ma era ancora troppo insensibile per scendere fino al fondo della preoccupazione e non conosceva gli spaventosi meandri di alcune menti umane, che a perfidia la surclassavano. Non sapeva che in Giappone gli uomini venivano puniti iniettando loro nelle vene acqua di mare. Ignorava di cosa fosse capace sua sorella dello Stretto di Bass o i pensieri che talvolta infoscavano suo fratello dell'Oceano Indiano.

Si alzò e nuotò verso un baule che apriva di rado. All'interno era custodita la raccolta di abiti appesantiti, gualciti e scoloriti dall'acqua di mare. Spiccava quello giallo di Lusia, l'ultimo in ordine di tempo. Sotto, strati di ormai stracci che dalla fine del Milleduecento in avanti le avevano mostrato le modifiche della moda.

Osservò i camicioni delle guerriere norrene con le spille ovali che li contraddistinguevano. Facevano parte delle proprietà di alcuni membri della Grande Armata che incendiava e stuprava l'Europa, i primi a raggiungere le Americhe durante il periodo medioevale in cui il clima si era riscaldato. La Groenlandia non era il blocco di ghiaccio dei tempi attuali, bensì una terra prosperosa di fattorie e vitigni dove persino un vescovo aveva fatto il nido, e i norreni la usavano come stazione intermedia prima di partire nei viaggi esplorativi. Qualcuno incappava sempre in un uragano e moriva, e i suoi resti e averi giungevano alla custode delle Cayman. Quando il clima si era raffreddato, per molti anni nessuno aveva toccato le tre isole fino all'arrivo di Cristoforo Colombo nel 1503. Colombo aveva portato abiti spagnoli, sostituiti da quelli inglesi di Francis Drake ottantatré anni dopo, quando le mappe approssimative segnalavano le Cayman con il nome attuale.

Da quel momento le isole erano state assaltate da pirati con i loro ninnoli e le camicie e le giacche appariscenti, mentre gli ufficiali della Marina regolare vestivano con giacche bianche dotate di una croce rossa sul petto, bandiere ambulanti. Le donne che si trascinavano dietro non erano molte; le piratesse indossavano gli stessi materiali e calzoni degli uomini. Le donne inglesi, invece, vestivano abiti maestosi, la gamora le copriva tutte, con la vita alta e lo scollo quadrato e le maniche attaccate basse e piatte con le aperture da cui si intravvedeva la camicia sottostante. La Sirena ne aveva due, una era stata verde e una d'un rosso cupo con decorazioni in oro e argento. Quando sollevò la stoffa verde, un grumo fra le mani, udì il verso della tela strappata.

All'inizio del 1600, con l'arrivo degli spagnoli, interrottosi il flusso inglese, la Sirena aveva ottenuto un unico abito con lacci e nastri, rosa, con un corpetto corto e la gorgiera e una gonna dall'ampiezza esagerata. Data la natura complicata e ingombrante, l'aveva ficcato in un baule fra le cianfrusaglie che teneva a Little Cayman.

Giunti i rifugiati di Oliver Cromwell, gli spagnoli erano stati scacciati; le isole pullulavano di uomini violenti e iracondi impegnati a battagliare coi corsari e fra loro. In quel periodo turbolento, il mare era cosparso di cadaveri quasi giornalmente e lei vagava di notte raccattando la maggior parte delle armi che possedeva.

Poi, verso la metà del 1700, gli insediamenti sulle Cayman erano divenuti stanziali e le abitazioni avevano accolto gli inglesi che venivano per la mancanza delle tasse. Erano ricomparsi gli abiti femminili, le Andriennes di ispirazione francese con i fiori di stoffa applicati che tanto l'avevano colpita, al punto che si era costretta ad imparare a fabbricarli da sola con gli scampoli recuperati. Toccò la tela cerata che ne conteneva tre, dagli uomini aveva appreso l'astuzia della conservazione.

La moda cambiava in fretta, era una girandola colorata sospinta dal vento della vanità. Nell'avanzare dell'Ottocento, le gonne si erano ristrette, le linee si erano fatte dritte e pulite ed erano comparsi i colletti sobri. La Sirena aveva imparato che per ogni occasione e momento del giorno esisteva un abito adatto: da mattino, da tè, da sera o da ballo, ciascuno con particolari dai nomi bizzarri.

Per la visita allo stregone avrebbe voluto usare uno dei suoi preferiti, l'abito verde medievale, se non fosse stato inutilizzabile. Per confortarsi, pensò che il tempo degli uomini l'aveva archiviato e sarebbe stato sconveniente presentarsi demodée, oltre a suscitare la curiosità degli abitanti, una cosa che adesso non sottovalutava. Se avesse voluto passare per una giovane qualsiasi, ammesso che fosse possibile mascherare la coda e gli occhi disumani, si sarebbe dovuta adeguare. Osservò l'abito giallo, che mai avrebbe indossato, e pensò per un breve attimo che sarebbe stato appagante assistere mentre si disfaceva.

Sperò che l'ufficiale caro al capitano avesse buon gusto nello scegliere cosa farle indossare e che il colore fosse adatto. 

Di Pesce e di UccelloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora