7. Affogare

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«Non ti conosco affatto, così come non conosco loro. Arrivo alla Base ed ecco che mi mandano a uccidere delle persone. Cosa dovrei dire, io?» però non lo stavo neanche ascoltando, ero in pensiero per Ry e gli altri. «... Mi stai ascoltando?»

«Zitto, Mike! Devi stare zitto!» gli gridai in faccia. Lui mi guardò cupo. «S... Scusa, senti, Ryan aveva ragione. Se io e lui saremmo andati insieme e tu saresti rimasto con Sam e Darcy, sarebbe andato tutto bene.»

«Perché pensi questo?»

«Perché conosco Ryan. E perché il fuoco è l'unica cosa che anche io posso manipolare.» eravamo tornati all'hotel, ma loro non si erano neanche fatti vivi. Non sapevamo niente di ciò che era successo, ma, evidentemente, qualcosa era andato storto.

«Cosa facciamo adesso?» mi chiese Mike.

«Vorresti ritornare a prenderli?» cercavo di trasformare la mia preoccupazione in convinzione. Era meglio pensare che loro se n'erano usciti sani e salvi di lì invece di andare a cercarli a farci ammazzare.

«Vuoi restare con le mani in mano? Non te ne frega se verranno feriti... O peggio, uccisi?» io deglutì e risposi:

«Non sono dei bambini lasciati davanti a mille tori alla carica. Hanno poteri contro cui nessun umano potrebbe vincere.»

«Ma non sappiamo se hanno a che fare con degli umani.»

La porta si spalancò all'improvviso e il primo ad entrare fu Ryan, seguito da Darcy e Sam.

«Ryan!» gridai saltando al suo collo. «Siete tutti salvi!»

«Ti prego, lasciami.» disse lui scostandosi. Mike osservò la scena con occhi spalancati.

«Abbiamo il siero, guarda!» dissi mostrando il siero a Sam. Lui lo guardò per un attimo, poi me lo buttò per terra con un gesto della mano, dove andò in mille pezzi, e il liquido si sparpagliò. «Ma che fai, idiota?!»

«Non è il siero.» disse Dark. «Era una trappola.»

«Cosa è successo, più precisamente?» chiese Mike.

«Lady Darkness.» disse Ryan brevemente, scoprendo un orecchio pieno di sangue. «Due dei suoi scagnozzi ci hanno gridato contro ed è così che le nostre orecchie hanno reagito.»

«Ipersuoni...»

«Lei ci ha parlato. Ha detto che il siero sta viaggiando per New York e deve arrivare in Giappone. Ha anche detto "Avrei voluto vederla".» replicò Darcy.

«Vedere chi?» domandò Mike.

«Anna, il dottore ti ha per caso detto... Non so, da chi ha preso il sangue che ti scorre adesso nelle vene?» Ryan mi spaventò con questa domanda, ma io scossi la testa.

«Sai, è buffo...» disse lui sorridendo. «... Lady Pazza ha le tue stesse corna.»

E affogai.

Non so perché, ma sentivo il mio cuore pesantissimo e respiravo a fatica.

Quindi era una donna. Ed era anche in vita. E, più di qualunque cosa, sapeva che io ero sangue del suo sangue, sapeva della mia esistenza.

Ritornati alla Base, presi un coltello e mi chiusi in bagno. Cominciai a scheggiarmi una delle corna, ma era troppo grossa e non riuscivo a tagliarla.

«Anna?! Anna, apri!» gridò Mike. Sfondò la porta e mi trovò seduta per terra, accanto alle schegge di una delle mie corna. «Perché l'hai fatto?» mi chiese.

«Non lo so.» risposi piangendo. Lui mi prese in braccio e mi portò fuori di lì, mentre gli altri stavano appena arrivando.

«Anastasia...» sussurrò Ryan affranto. Dark e Sam non dissero niente, ma avrebbero voluto farlo, ma non c'era nulla da dire in quella situazione. «Potete uscire un attimo?» e loro uscirono, ma Mike gli lanciò un'occhiataccia prima di farlo. «Mi dici cosa ti è preso?»

«L'ho già detto a Mike: non lo so.» dissi guardando a terra.

«Vuoi diventare un'autolesionista? Guarda, non serve: se vuoi ti picchio io e la finiamo.»

«I tuoi sono morti?» chiesi alzando gli occhi su di lui. Ryan si sedette accanto a me, dicendo:

«No, sono da qualche parte nel mondo, vivendo felicemente. I tuoi?»

«Pure. Credo. Ma per la prima volta sento dire che esiste ancora la persona che mi ha salvata, e sa anche di averlo fatto!»

«E allora? Pensi di esserle in qualche modo debitrice?» io annuì. «Non è come se fosse tua madre, Anna.»

«Però ho il suo sangue.»

«Questo non significa niente.»

«E ho anche le sue corna.»

«Ma tu non sei un demone. Tu sei Anastasia. La strana e impossibile da capire ragazza che mi fa sempre saltare i nervi.»

«Sbagli, Ryan. Quella Anastasia è morta la notte del 28 dicembre di 10 anni fa.» dissi alzandomi. Aprì di nuovo la bocca, esitando. «Voglio conoscere Lady Darkness.»

«No, Anna! Ascoltami, la nostra priorità adesso è recuperare il sangue di ibrido.»

«Da questo momento, recuperare il sangue di ibrido è una vostra priorità. Io sono fuori.» camminai verso la porta verde e arrugginita, ma Ryan mi prese il braccio.

«Stai facendo la cosa sbagliata, ed è ancora più sbagliato il fatto che te lo dica io.»

«Lasciami.» dissi piano guardandolo negli occhi.

«Non lo fare. Ti prego.» ma era troppo tardi, l'avevo soggiogato e lui mi aveva lasciato il braccio. Una parte di me avrebbe solo voluto che lui non lo avesse fatto, ma l'altra parte di me era stufa di nascondersi e voleva conoscere la donna che l'aveva salvata.

«Anna, dove vai?» mi chiese Dark entrando in camera nostra.

«A New York.»

«Oh, certo, ma partiamo domani mattina.» disse lei con fare ingenuo.

«No Darcy, non hai capito. Io parto per New York, tu e gli altri vi levate dalle palle, ok?» uscì con la borsa in mano, passando vicinissima a lei, e sentì la sua voce stridula dire:

«Anche io avrei tanto voluto visitare lo zoo.»

«Mi dispiace, Dark, ma lo sai meglio di me che se ci andresti in queste condizioni, non ti farebbero più uscire.» lei cadde a terra piangendo. Avevo spezzato il cuore alla piccola bambina, e lei, pur avendo quella sua forza incredibile, non poteva difendersi, non contro di me, almeno. E' ora di crescere mi dissi cercando di trovare una scusa per come l'avevo fatta piangere. Ma la verità è che Darcy era cresciuta, e anche troppo. Stava soltando cercando un modo di recuperare gli anni persi a sfuggire alla umanità insieme agli dottori quando lei invece doveva giocare con le bambole, accanto alla madre e al padre che a nessuno di noi era permesso avere. Era il suo modo di reagire a questa follia, così come spaccare tutto era il modo di Ryan e chiudersi in se stessi era il modo di Sam. Ma io non facevo altro che cercare scuse...

Paziente Nr. 616Donde viven las historias. Descúbrelo ahora