8. Ribellione

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«Cosa stai facendo?!» gridò il dottor Hunt sbarrandomi la strada.

«Non mi ha detto tutta la verità, dico bene, dottore?»

«Di cosa stai parlando? Ti ho detto tutto ciò di cui avevi bisogno per recuperare una cosa molto preziosa. Hai fallito, non incolpare me.»

«Abbiamo fallito. Io e gli altri. Non c'ero solo io, lì.»

«Adesso sto parlando con te. Sei tu la responsabile di questo.»

«Ah sì?! Mi dica, cosa ho sbagliato?» 

«La tua attrazione per Mike.»

«La mia cosa?!» gridai un po' imbarazzata, un po' sconcertata e un po' vogliosa di picchiarlo a sangue. «Si tolga, Hunt!» 

«Vuoi andare a New York per riprendere il siero da sola?»

«Me ne fotto del siero! Lei non mi ha detto che il demone che mi ha donato il suo sangue è ancora in vita!»

«Che differenza avrebbe fatto?» chiese incrociando le mani al petto.

«Ha detto che avrebbe voluto vedermi...»

«Tu non conosci quella donna, Anastasia. E' capace di tutto pur di ottenere ciò che vuole.» 

«Oh, bene, abbiamo una cosa in comune allora.» lo soggiogai e lui mi lasciò passare, ma arrivarono i ragazzi e Mike mi fece sospendere in aria. «Avete rotto, lo sapete?»

«Smettila di comportarti così!» gridò Sam.

«Io sono più forte di voi, mi potrei liberare in un attimo.»

«Dice la verità?» chiese Mike a bassa voce.

«Nah.» rispose Ryan pieno di sé.

«Fuoco!» gridai, e Ryan si trasformò in un attimo.

«Ma cosa... Come ci sei riuscita?!» domandò lui, spaventato. Io inclinai la tesa a destra e questo colpì Mike che perse il controllo che aveva su di me e mi lasciò cascare.

«Ma che fai, ti va di litigare anche adesso?!» 

«Non sono stato io!» misi una mano per terra e dai piedi di Ry arrivò una scia di fuoco che si dispose intorno a me. «Come riesci a farlo?» chiese Ryan ritrasformandosi.

«I demoni sono nati all'Inferno.» dissi.

«Anna, smettila di fare così, o sarò obbligata a... a farti male!» gridò Darcy in lacrime.

«E perché mai? Voglio solo uscire da qui. Non sto facendo niente di male.»

«Invece sì! Ti stai mettendo in guai seri!» gridò il dottore con la testa fra le mani.

«Mike...» allungò la mano e spinse via Darcy così forte che lei perse i sensi scontrandosi con il muro. Adesso la strada era libera e io me ne stavo andando come se niente fosse.

«Cosa facciamo? Se ci può soggiogare non possiamo aiutarla.» disse Mike.

«Non faremo niente.» replicò il dottore prendendo in braccio la ragazza.

«Seguiremo il piano. Domani mattina partite per New York con l'unico scopo di recuperare il sangue di ibrido» 

Intanto io mi divertivo a raggiungere l'aeroporto spaventando le persone e soggiogandole.

«Buongiorno cara, il biglietto?» io guardai negli occhi la donna e dissi:

«Hai già visto il mio biglietto. Mi lascerai entrare.» lei annuì e ripeté piano:

«Ho già visto il suo biglietto. La lascerò entrare.» 

«Bene.» dissi avviandomi nell'aereo. Il mio senso di ragazza brava mi assalì per un momento. Un momento in cui pensai così tante cose che dopo mi sorpresi da come la mia testa non fosse esplosa. Avevo trattato i ragazzi malissimo... Chissà se erano ancora disposti a venirmi a cercare. Forse sarei dovuta andare via in silenzio, invece di mostrare a Ryan che ho controllo sul suo potere quasi quanto lui, far piangere Darcy e soggiogare Mike per un mio personale scopo. Ma ero furiosa. Il dottore mi stava ancora nascondendo qualcosa di molto, troppo importante. E non so se per istinto o perché abbiamo lo stesso sangue, ero convinta che Lady Darkness avesse la risposta che cercavo. E forse anche tante altre. Ma non ero sicura che lei volesse vedermi, quindi come potevo pensare che avrebbe risposto alle mie domande?  E, oltre tutto, come se non bastasse, non sapevo neanche dove andarla a cercare. 

Passai la notte a cercarla, ma era inutile. A un certo punto pensai Dovrei riposarmi un attimo... ero davvero distrutta, ma almeno la mia mente era limpida. Mi sedetti su una panchina, in un parco buio, tenebroso. Chiusi gli occhi e quando li riaprì, davanti a me stava una donna magra, alta, bionda e con gli occhi rossi puntati verso di me. Mi alzai di scatto dimenticando la stanchezza.

«Buona sera, Anastasia cara.» 

«L-lei è...»

«Lady Darkness.» completò venendo verso di me con passi graziosi. Cavolo, quel nome non le sta per niente a pennello. Infatti lei sembrava una lucciola nel buio, altro che Lady Darkness, doveva essere soprannominata "Lady Light". «Ti prego, chiamami Denise.» disse chinandosi per vedermi meglio.

«Io sono Anastasia Winterose. Come mi avete trovata?»

«Ho i miei metodi. Vorresti seguirmi? Sembri stanca.» io guardavo quella creatura con gli occhi e la bocca spalancati, ma, più di tutto, guardavo le sue corna, che davvero assomigliavano alle mie. Salimmo in una limousine, dove una ragazza della mia stessa età, senza corna, sembrava ci stesse aspettando. «Lei è Celia, la mia assistente.» la ragazza chinò leggermente il capo verso di me. Non pareva strana. Cioè, non aveva "difetti". «Ti stai chiedendo se è speciale, vero?» mi chiese sorridendomi. Io non risposi, ma lei capì.

«Predico il futuro.» 

«E' con il suo aiuto che ti abbiamo trovata.» poi notai un quaderno che teneva accanto a sé.

«E' qui, guarda.» lo prese e sfogliò le pagine, fino a che raggiunse una dove c'ero disegnata io, che dormivo sulla panchina. «Tu cosa sai fare, se posso permettermi?»

«Posso... Soggiogare le persone e gli animali.» dissi io.

«Mitico.» sussurrò con un sorrisetto. 

Paziente Nr. 616Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora