11. Pensieri Contrastanti

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  • Dedicated to S.
                                    

«Lady Darkness, è ora di andare.» ci avvisò Celia senza entrare nella stanza. Lei si alzò, dopo di che la seguì anche io. 
«E adesso cosa vuoi fare? Sai la verità, hai tutto ciò per cui sei venuta qui... O sbaglio?»
«A cosa ti serve il sangue di ibrido?» chiesi guardandola in viso. 
«A... Sei sicura di volerlo sapere?»
«Sennò perché avrei dovuto chiederlo?»
«Non so cara, ma non posso ancora essere certa che tu credi alla storia che ti ho raccontato, oppure credi ancora al tuo dottore.» 
«Io ti credo.» replicai subito. Il sorriso sulla sua faccia si allargò. 
«Quindi non cercherai di rubare quel siero?» 
«No...»
«Anastasia, sappiamo tutte e due che stai mentendo.» mi disse mentre continuava a camminare. 
«Non sto mentendo! Ho detto che ti credo.» dissi sinceramente. 
«Oh, ma credermi, non cambia niente. I tuoi amici vogliono avere il siero ad ogni costo. Prima o poi dovrai fare una scelta: rimanere con me o andare con loro. Il che impiegherebbe rubare il sangue di ibrido comunque, altrimenti loro non ti vorranno più.»
«Non puoi dirlo.» dissi confusa. 
«E sai qual'è il prezzo da pagare perché tu rimanga al mio fianco? Dovresti vederli distruggersi, o, peggio, aiutare a distruggerli.» deglutì silenziosamente. 
«E quale sarebbe la ricompensa se farei così?»
«Semplicemente non verresti mai più trattata come un mostro, qualcuno che non appartiene a questo mondo. Dovresti solo fare ciò che Dean ha fatto con me. Abbandonarmi per uno scopo all'apparenza bellissimo, ma in sè spiacevole per tanti. In poche parole dovresti abbandonare i tuoi amici, Anna.» 
«E se invece scelgo di stare con loro?» 
«Questo non è affar mio, cara Anastasia. Magari il dottore vi farà rapinare una banca, magari la polizia ne avrà abbastanza e verrà ad uccidervi... Può succedere di tutto nella vita in cui vuoi tornare.» 
Entrati nel treno, mi accorsi che c'eravamo solo io, Denise, Jack, James e Celia che aveva il posto accanto al mio. 
«Quindi verrete anche voi in Giappone.» disse lei guardando fuori dal finestrino. 
«Sì...» dissi assorta dai pensieri. 
«Vi è servito parlare con la Lady?» io annuì guardandola. 
«Celia, a te piace stare con lei?» ed ecco un'altra domanda stupida. Certo che le piaceva! Le aveva salvato la vita! 
«Non è questione di piacermi o no. A volte devo sforzarmi immensamente per poter predire il futuro a un suo comando, e non sempre sono di grande aiuto, perché il furturo può cambiare con una sola mossa in più, e allora le mie predizioni non servono a nulla. Però con lei posso essere ciò che sono, non devo nascondere le mie predizioni agli altri per paura che mi credano pazza.» 
«Dopo l'ultima volta hai più avuto una predizione su di me?»
«Oh, sì.» mi rispose pronta. 
«Cosa? E perché non me l'hai detto?»
«Perché non capisco bene cosa significhi.» prese il quaderno dalla sua borsa e lo aprì a una pagina dove c'ero disegnata io che tenevo in mano una fiamma.
«Tu sai cosa significa?» io scossi la testa. Ogni volta che pensavo al fuoco, inevitabilemente pensavo a Ryan. E che ci crediate o no, mi spuntava un sorriso involontario. 
«Anna!» gridò all'improvviso la sua voce. Oh, perfetto! Adesso ho anche le allucinazioni! pensai. «Anna!» gridò la voce di Mike. Celia e gli altri si voltarono e allora capì che non era un'alucinazione. Lady Darkness mi lanciò un'occhiata svelta, dopo di che disse ai due fratelli: 
«Sono sul tetto del treno. Prendeteli.» i due si alzarono e uscirono dalla cabina. Non riuscì a trattenermi e li seguì. Celia chiese con testa china, rivolta alla Lady:
«La uccido?» 
«No, aspettiamo.» 
Il vento soffiava così forte che riuscivo a malapena a vedere davanti a me, sopra il treno. 
«Anastasia! Stai bene?!» mi chiese Mike ignorando i due ragazzi davanti a me. Jack si voltò a guardarmi, e io avanzai dicendogli: 
«E' tutto ok.» 
«Vieni!» gridò Ryan. 
«Dove sono Sam e Darcy?» chiesi ferma. 
«Ma che importa?! Ti ho detto di venire qua!» io scossi la testa. 
«Andatevene, o stavolta sarò io obbligata a farvi del male.» i due mi guardarono come se non ci credessero. 
«Pensavamo adesso ti fossi schiarita le idee.» disse Ryan. 
«Non mi sembra il luogo adatto per parlarne!» gridai cercando di mantenere l'equilibrio. James mi mise una mano sulla spalla accennandomi di andarmene. «Mi dispiace, ragazzi.» dissi scendendo. Loro strinsero i pugni e si lanciarono all'attacco.  

Paziente Nr. 616Where stories live. Discover now