2

2.8K 86 6
                                    

Federico
Dopo gli allenamenti andai a casa a cambiarmi e passai a prendere Alessia, per poi recarci direttamente alla festa a casa di Paulo.
Allenarsi con Chiesa non fu così facile come credevo.
Mi fece tornare in mente un milione di cose di cui avrei fatto volentieri a meno.
La mia storia con Beatrice era morta e sepolta da un pò, ma con il suo ritorno a Torino, nonostante non ci fossimo ancora incrociati, sembrava più viva che mai.
L'ultima volta che ci eravamo visti, lei si era da poco messa con Federico.
'L'hai lasciata tu' avevo ricordato a me stesso almeno una decina di volte per sopprimere ogni possibile forma di pentimento.
La verità era che mi ero comportato da stronzo con lei sin da quando si era trasferita a Firenze, in primo luogo perché non volevo che se ne andasse.
All'inizio pensavo che le cose avrebbero anche potuto funzionare.
La distanza non era esagerata e tantissime persone avevano relazioni del genere...e poi si trattava solo di un anno.
La sua mancanza cominciò a farsi sentire ogni giorno di più. Perfino i nostri pochi incontri inziarono a starmi stretti.
Vederla e sapere che ci saremmo dovuti separare, era più doloroso che non vederla affatto.
Io l'amavo ma la situazione mi faceva stare male. Lei sembrava sempre così felice, cosa che, col tempo, prese a darmi sempre più fastidio.
Dopo l'infortunio caddi a pezzi e non averla vicino fu la parte peggiore. Con Bea l'avrei superato e lei lo sapeva ma non c'era comunque.
Arrivai al punto di pensare che forse finirla sarebbe stato meglio, così la lasciai.
Prima o poi mi sarei abituato alla sua assenza.
E fu così. Più o meno. Mi sentii un coglione per la maggior parte del tempo, ma non trovai mai il coraggio di dirglielo e di ammettere che avevo sbagliato e che l'amavo ancora.
Non avevo mai smesso.
Paulo diventò la mia fonte per le poche notizie che avevo di lei. Quando scoprii che si sarebbe trattenuta in Toscana e, soprattutto, della sua relazione con Chiesa, mi rifugiai nel silenzio per qualche settimana e solo allora mi resi veramente conto di quello che avevo fatto.
Feci di tutti per cercare di dimenticarla.
Conobbi numerose ragazze di cui non ricordavo neppure il nome, poi la incontrai un'ultima volta, ma non fui in grado di dirle quasi nulla. Di certo non quello che avrei voluto.
Con il passare dei mesi le cose andarono sempre meglio. Ero perfettamente consapevole che l'unica cosa che avrei potuto fare era andare avanti.
Fu un passo che feci con Alessia.
Capii l'espressione 'occhio non vede, cuore non duole', perché sapere di non avere Bea intorno facilitò le cose. Riuscii addirittura a non pensare a lei per un pò.
Quando Allegri ci informò dell'imminente arrivo del mio ex compagno di squadra dalla Fiorentina, ci rimasi di sasso.
Non ce l'avevo con lui, ma ero cosciente che non sarebbe venuto a Torino da solo.
Mi preparai psicologicamente a quello che sarebbe successo, dal momento che, vederla sarebbe stato inevitabile.
La mia ragazza percepì qualcosa di diverso nell'aria e provò, senza successo, a carpire informazioni.
Non le avevo detto nulla di Beatrice e non avevo intenzione di farlo, anche perché, parlare di lei, non mi andava proprio.
Arrivammo alla festa e ad aprire la porta fu Veronica.
'Benvenuti!'
Alessia la salutò con due baci sulle guance, per poi riprendermi la mano.
Vagai con lo sguardo ed individuai subito alcuni dei miei compagni.
Colsi Cristiano alla spalle, cercando di spaventarlo, ma lui scoppiò soltanto a ridere.
Il portoghese si girò, rivelando l'esile figura di Beatrice, accanto a Chiesa, Bentancur e Dybala.
Indossava un vestito nero e portava i capelli raccolti in uno chignon volutamente disordinato.
I nostri sguardi si incrociarono e non potei fare a meno di pensare che avesse degli occhi bellissimi.
Era dimagrita e parevano ancora più grandi e profondi.
Smisi di guardarla solo quando la mia ragazza mi diede un colpo al braccio.
'Che hai?' chiese stranita.
'Niente'.
Bea si allontanò da noi, parlottando con Chiesa.
Vederla cambiò ogni cosa.
Come uno stupido non avevo neanche messo in preventivo che ci sarebbe stata anche lei.
Passai la serata ad esaminarla, voltandomi ogni qual volta si sentisse osservata.
Mi accorsi di non essere l'unico a fare quel gioco. Ci stavamo guardando a vicenda, cercando di non farlo capire all'altro.
Parlai e scherzai con tutti. Provai a divertirmi, ma lei era sempre là e di conseguenza anche nei miei pensieri.
Mi costrinsi a rivolgere la mia attenzione ad Alessia, perdendo di vista la mia ex una volta per tutte.
La ritrovai soltanto prima di andare via. Stava all'ingresso, in attesa di Federico.
'Ho dimenticato la borsa' mi informò la mia ragazza. 'Torno subito'.
E fu così che rimasi da solo con Beatrice davanti.
'Ciao' le dissi, rompendo il silenzio.
'Ciao'.
La sua voce era così bella e delicata che desiderai poterla sentir cantare, ma cacciai subito via l'idea prima che potesse acquistare concretezza.
'Come stai?'
'Bene, molto bene' rispose piano, con un leggero e quasi impercettibile velo di tristezza.
'Possiamo andare!' esclamò Alessia, di nuovo al mio fianco.
Rimasi impalato. Non volevo andare via, perché sarebbe stato come perderla ancora.
'Non ci presenti?'
'Ehm sì...Alessia, lei è Beatrice. Un'amica'.
Quest'ultima mi guardò, inarcando le sopracciglia e le due si strinsero la mano.
Il mio omonimo ci venne incontro e le cinse la vita, suscitando in me una strana e fastidiosa sensazione.
'Federico'.
'Alessia' sorrise lei, ricambiando la stretta di Chiesa.
'È meglio se andiamo. È stato un piacere conoscerti Alessandra' salutò Beatrice, allontanandosi.
'Mi chiamo Alessia'.
'Giusto, giusto!'
Trascorsi la notte a pensare a lei, ripescando tutte le vecchie foto che avevo eliminato dai social network, dopo aver smesso di seguire sia lei che il suo ragazzo su qualunque piattaforma possibile.
Provai a levarmela dalla testa ma ogni tentativo fu praticamente inutile.
I ricordi si accavallarono, spingendo per uscire da dove li avevo sotterrati.
Mi interrogai su che cosa provassi per lei e per Alessia, uscendone ancora più confuso di prima.
Bea era il mio passato e l'avrei sempre considerata una parte importante della mia vita, però non mi sarei potuto rinnamorare di lei.
Era impossibile e per nulla appropriato. Eravamo entrambi impegnati ed una serata non avrebbe cambiato le cose.
Era successo tutto così velocemente che non ero neanche riuscito a metabolizzarlo.
Ero certo che anche lei sarebbe stata d'accordo con me.
Nel caso anche lei stesse pensando alla stessa cosa...ma ero sicuro che non fosse così.
D'altronde perché avrebbe dovuto pensare a me?
Solo io ero il cretino che non riusciva a farne a meno.
Volevo rivederla, anche solo per un momento e non ad una festa affollata. Volevo parlarle senza filtri di qualunque cosa mi passasse per la mente.
Ma perché lo volevo?
Perché avevo bisogno di prenderle la mano, sfiorarle la pelle e sentire il suo profumo?
Perché l'avevo lasciata?Che avevo in testa?
Mi ero arreso alla prima difficoltà, perdendo una delle cose migliori che mi fosse mai capitata.
Avevo fatto di tutto per andare avanti, provando anche a stare con altre, nonostante sapessi che mi sarebbe bastato soltanto un passo indietro per raggiungerla di nuovo.
Il suo quadro era ancora appeso alla parete e mi fissava ogni notte.
Dopo la rottura l'avevo tolto dal muro e spostato in lavanderia, per vederlo il meno possibile.
Dopo averla rincontrata a Firenze, tornò in camera mia, perché quello era il suo posto e lo sarebbe sempre stato.
Anche Bea era tornata, ma non era mia.
Non lo sarebbe stata più ed avrei dovuto accettarlo in un modo o nell'altro.
'Non provo niente per lei' mormorai, convinto che, se lo avessi ripetuto abbastanza volte, sarebbe diventato vero.

Back to you | Federico BernardeschiWhere stories live. Discover now