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Beatrice
'Stai scherzando, vero?'
'No'.
Giuseppe mi guardò, con una mano davanti alla bocca.
'Quella razza di...' cominciò, ma io lo zittii.
'Devo pensare a cosa fare'.
Ma che mente malata avrebbe potuto fingere una gravidanza?
Mi parve di essere all'interno di un episodio di una delle telenovelas che guardava mia nonna.
'Hai il referto della sua visita?' domandai a Cristina.
'Bea, è illegale condividere informazioni cliniche su un paziente'.
Avevo bisogno di prove concrete, dal momento che, neppure io credevo che qualcuno potesse arrivare a quel punto.
In un attimo, ogni tassello ritornò al suo posto.
Sua madre aveva sicuramente falsificato la documentazione che aveva dato a Federico.
Noi, come due sciocchi, avevamo preso per vere le sue parole.
I primi giorni a casa di Bernardeschi, l'avevo persino vista fumare in terrazza.
'Fa male al bambino' l'avevo avvisata, cercando di toglierle la sigaretta dalle mani.
'Oh!Giusto!' Aveva riso lei, spegnendola come se niente fosse.
Andava in giro dicendo di essere incinta di due mesi, ma la sua pancia era piatta come una tavola da surf.
Avrei dovuto capirlo prima.
'Devo dirlo a Federico'.
'Come pensi di farlo?'
'In che senso?' chiesi confusa.
'Potrebbe essere un shock per lui' spiegò la ragazza.
'È vero' affermò Beppe.
Provai a mettermi per l'ennesima volta nei suoi panni e capii che, quei due, avevano ragione.
Per quanto cercasse di nasconderlo, l'idea di diventare padre lo elettrizzava.
Probabilmente ne era anche terrorizzato.
In quel momento avrei soltanto voluto andare a casa sua e gridargli la verità.
Avevo io il coltello dalla parte del manico, ma non sapevo cosa farmene di quella lama.
Dovevo fare le cose con calma e non lasciarmi sopraffare dalla rabbia...o da qualunque fosse il sentimento che stavo provando nei confronti di Alessia.
Cristina dovette tornare al lavoro, mentre Giuseppe ed io andammo a casa sua.
Passai il tragitto a pensare ad un piano d'azione, ma non mi venne in mente nulla di buono.
'Aiutami' implorai il mio miglior amico.
'Dobbiamo studiare bene la situazione'.
'Forse dovrei parlare con lei'.
'E dirle cosa?'
'Beh...'.
Lui mi fermò ed andò a prendere un blocco di fogli.
Sulla carta bianca disegnò due figure femminili stilizzate.
'Questa sei tu' disse, indicando la prima. 'Questa è lei'.
'Perché mi hai fatto i capelli così?'
'Non sono importanti i capelli'.
'Ma così lei sembra me ed io sembro lei'.
'Ok, cambio i capelli' sbuffò, stropicciando il foglio per ricominciare da capo.
'Ora è meglio'.
'Allora...questa sei sempre tu'.
'Questa è Alessia!' esclamai, puntando il dito.
'Esatto...poi ci sei tu che le dici «Ciao, come stai?Sai che ho saputo che non sei incinta?Perché non sparisci?»' commentò i suoi nuovi scarabocchi.
'E poi?'
'Poi ci sei tu a pezzi in un freezer'.
'Quello che cos'è?' domandai.
'Un braccio'.
'Terrificante' rabbrividii.
'Abbiamo capito che è pazza. Io non rischierei'.
In un gesto del genere, non ci leggevo soltanto pazzia, ma anche una buona dose di disperazione.
Io non sarei mai stata in grado di prendere in giro qualcuno in quel modo.
Stava giocando con i suoi sentimenti e rovinando la nostra relazione.
Ci aveva pure mostrato il test di gravidanza.
Mi chiesi chi avesse pagato per farlo al posto suo.
Il solo pensiero di perdere Bernardeschi però, mi faceva ancora più paura che affrontare quella mentecatta.
Continuavamo a perderci ed a ritrovarci, come se fossimo intrappolati in un ciclo perpetuo, senza la possibilità di interromperlo.
Non mi sarei mai abituata alla sua assenza.
Certe mancanze ti fanno sentire vuoto dentro.
Sapere che sarebbe tornato a casa dopo gli allenamenti, invece, era sempre un'ottima ragione per essere felici.
Posare la testa sul cuscino e vederlo dall'altra parte del letto, era la buonanotte più bella.
Lui sì che mi dava la sensazione di essere completa.
Non la volevo una vita senza Federico.
'Non ho intenzione di rinunciare a lui per lei'.
'Questa bugia non potrà durare a lungo' commentò.
'Deve saperlo'.
'Vuoi lasciargli un biglietto anonimo sul parabrezza o è meglio un telegramma?'
'Non scherzare' lo ripresi seria.
'Scusa'.
All'improvviso mi illuminai.
Sentii una lampadina accendersi dentro di me.
'Beppe'.
'Bea'.
'Forse ho un'idea'.
'Non ti voglio ritrovare in un congelatore'.
'Non succederà' lo rassicurai.
'Allora come facciamo?'
'Dobbiamo tornare da Cristina'.
'Guido io'.
Raggiungemmo nuovamente l'ospedale, dove raccontai ai due il piano che mi era venuto in mente.
'A che ora finisce il turno?'
'Tra un quarto d'ora' ci riferì la ragazza, visibilmente agitata.
'Farò tutto stanotte'.

Back to you | Federico BernardeschiWhere stories live. Discover now