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Federico
Beatrice lasciò il tavolo prima di tutti gli altri.
Disse di non sentirsi bene ed, effettivamente, ne aveva tutta l'aria.
Probabilmente non era riuscita a dormire, proprio come me.
Lo capii dalle occhiaie, ma pensai che fosse incredibilmente bella lo stesso.
Quando tornai in camera, dopo la cena, notai un suo messaggio sul cellulare.
'Terrazza all'ultimo piano. Ti aspetto' lessi sullo schermo.
'Chi ti scrive?' chiese Moise, con cui condividevo la stanza.
'Bea' rivelai, senza riuscire a contenere il mio stupore. 'Vuole vedermi'.
'Che aspetti?Vai!' mi incitò, spingendomi verso la porta.
'Magari non voglio vederla'.
Avrei dovuto starle lontano, ma lei non me lo rendeva facile.
Kean mi guardò, inarcando le sopracciglia. 'Già...lo immagino' rise.
'Allora vado?'
'Dove devi andare?' si intromise Rugani, appena arrivato.
'Da Bea'.
'Certo che devi andare' disse convinto. 'Ma cambiati prima'.
Tutta la squadra aveva chiari i miei sentimenti per Beatrice, ad eccezione di Chiesa.
Seguii il consiglio di Daniele, misi su una camicia pulita e corsi da lei.
Salii fino all'ultimo piano e la trovai seduta a bordo della piscina dell'albergo, con i piedi immersi nell'acqua.
Anche lei si era tolta la tuta di poco prima, rimpiazzandola con un vestito verde.
La raggiunsi e mi sedetti accanto a lei, che rimase girata, in religioso silenzio per almeno una decina di minuti.
'Mi hai portato qui perché volevi fare un tuffo?' chiesi, cercando di rompere il ghiaccio.
Quando finalmente mi guardò, vidi tutto in lei sorridere. Dalla bocca, agli occhi, al cuore.
Mi venne voglia di baciarla.
Sentire di nuovo il suo sapore dopo tutto quel tempo passato a ricordarlo soltanto.
Stare là, assieme a Bea, era la cosa più vicina alla felicità che potevo immaginare, ma, l'importante era che, ad essere felice, fosse lei.
Farla felice sarebbe stato meglio di vincere la Champions League.
'Stai bene con i capelli così' commentai, sistemandole una ciocca dietro l'orecchio.
'Mi sono detta: "Perché no?" e mi sono pentita subito dopo' ammise divertita.
'Potresti rasarti a zero o farteli di qualunque colore, che mi piaceresti lo stesso'.
Appoggiai la mano vicino alla sua e cominciai a sfiorarla con delicatezza.
'Perché continuiamo a mancarci senza fare nulla a riguardo?' domandò all'improvviso.
'Lo hai detto tu che è troppo tardi' le ricordai.
'E se mi fossi sbagliata?'
Certo che si era sbagliata.
Avrei voluto dirglielo. Dirle che non sarebbe mai stato troppo tardi per due come noi.
Niente era troppo per me, che per lei avrei aspettato una vita intera.
Decisi però di non aprir bocca, perché lei quelle cose le aveva già capite.
Non c'era bisogno di usare la voce, come spesso, noi due, per toccarci, non avevamo neppure bisogno di farlo veramente.
Lei si alzò, sistemandosi il vestito.
Io la presi per i fianchi e la riavvicinai all'acqua.
'Federico, no!' rise lei, non appena intuì quello che volevo fare.
'Salti tu, salto io!Non era così?'
'Quello è Titanic' spiegò. 'Ed io non voglio saltare'.
'Anche Titanic è stato girato in una piscina. Giusto?'
'Titanic non finisce bene, lo sai vero?'
'Facciamolo finire bene' dissi, senza lasciarle la mano.
Bea provò ad allontanarsi ma io la riacciuffai ed insieme cademmo nell'acqua della piscina.
'Io ti ammazzo!'
'Non lo faresti mai' la provocai, continuando a immergermi e risalire per confonderla.
'Perché ne sei così sicuro?'
'Come faresti senza di me?' chiesi a mia volta.
Ci andammo incontro, attratti l'uno dall'altra come falene da una lampadina, e, quando fummo abbastanza vicini, sentii, oltre al suo respiro, che quel momento non sarebbe potuto essere più perfetto di così.
Lei, dopo essersi accorta di come la distanza tra noi fosse pian piano andata scemando, iniziò a guardare altrove.
'Gara di apnea' gridò, prendendo un respiro
profondo.
Io non feci neanche in tempo, perché lei mi trascinò subito sott'acqua.
Restammo a guardarci per quella che parve un eternità, mentre i nostri corpi cominciarono lentamente a tornare a galla.
Ero convinto che le stessero bruciando gli occhi, ma non sembrò importarle. Sapevo quanto odiasse il cloro delle piscine.
Quando le nostre teste riemersero del tutto, le mie labbra erano già sulle sue.
Non avevo mai atteso un bacio con così tanta intensità. Non mi importò più neanche quanto l'avessi aspettato.
Era arrivato e non avrei potuto chiedere di meglio.
'Ti amo' disse, staccandosi. 'Non ho mai smesso e...sinceramente non credo di essere in grado di smettere'.
La guardai e pensai di non aver mai amato nessun'altra quanto lei.
Capii che ci eravamo persi solo per ritrovarci e giurai a me stesso che non l'avrei più lasciata scappare.
Provai a baciarla di nuovo ma lei mi fermò.
'Devo parlare con Chiesa prima'.
'Sì...capisco'.
Mi nuotò intorno, con il vestito che si alzava e gonfiava e la faceva sembrare una ninfea.
'Hai freddo?' le chiesi.
'No, perché?'
'Tremi'.
'Sei tu che mi fai tremare' sussurrò dolcemente.
'È una cosa bella?'
'Non c'è niente di più bello'.
Uscimmo dalla piscina e la strinsi tra le mie braccia per un pò.
Sarei rimasto là, insieme a lei, per sempre.
'Torno a Torino domani' mormorò, con la testa appoggiata al mio petto.
'Non resti a vedere la partita?'
'No'.
'Ed io che pensavo di avere il mio portafortuna sugli spalti' commentai dispiaciuto.
'Andiamo a dormire adesso'.
'Vuoi davvero andare a dormire?'
'No' rispose. 'Ma che cosa vorresti fare a quest'ora?'
'Per esempio l'amore'.
'Buonanotte Berna!' rise, rientrando.
'Ti amo' le gridai dietro, sperando mi sentisse.
'Ti amo anche io'.
Quella notte mi addormentai col sorriso.
Il giorno dopo, con mia grande sorpresa, rimase a vedere la partita.
Segnai una doppietta e gliela dedicai.
Ovviamente lo capì solo Bea, che quei gol erano per lei. Corsi verso la tribuna e misi una mano sul cuore, perché era lì che lei si trovava.

Back to you | Federico BernardeschiWhere stories live. Discover now