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Beatrice
Le persone mentono. È un dato di fatto.
Dopo la grande notizia, le cose tra me e Federico cambiarono radicalmente.
Avevamo promesso che non ci saremmo lasciati condizionare dalla gravidanza della sua ex, ma, ovviamente, non fu così.
Lui diventò irascibile e costantemente nervoso. Passava il suo tempo a leggere articoli per i neo papà, ancor prima di sapere il sesso del nascituro.
Alessia cominciò a trascorrere tutti i pomeriggi a casa sua, dove stavo anche io.
Aveva dolori e nausee, e Bernardeschi non se la sentiva di lasciarla da sola.
Non si risparmiò neppure dal chiedermi di farle compagnia, quando lui era agli allenamenti o in trasferta.
Arrivò addirittura al punto di imporre un veto sui baci in sua presenza, perché avrebbero potuto recarle fastidio.
Nel giro di neanche due settimane, andai via da casa sua, causa esasperazione, e mi rifugiai dalla mia migliore amica.
Ero sicura di non poter più andare avanti in quel modo, senza uscirne sull'orlo di una crisi di nervi.
Provai ad immaginare la situazione a ruoli invertiti e finii col sentirmi in colpa.
Ero perfettamente consapevole che Alessia avesse bisogno di lui, così come sapevo, che lui sentisse la necessità di assicurarsi che lei stesse bene.
Diedi la colpa più grande al tempismo.
Più che un nuovo inizio, sembravamo essere vicini ad una fine imminente.
Il declino cominciò proprio quando andai via dal suo appartamento. Persi il controllo e mi lasciai scappare dalla bocca tutto quello che pensavo.
Lui si arrabbiò molto, ma, nonostante la discussione, mi chiese scusa e mi pregò di rimanere.
Mi ripeté almeno una trentina di volte che mi amava più di ogni altra cosa.
Io amavo Federico, ma lo lasciai da solo lo stesso. Tanto, solo non sarebbe stato.
'Lo hai già finito?' domandò Giuseppe.
'Il libro o il caffè?'
'Il libro so che l'hai finito' rise, dando un sorso al suo tè.
'In verità sono ferma a pagina centodue'.
Non sentivo il numero trentatré da un pò e non riuscivo più a concentrarmi su altro.
Avevo maturato l'idea di andarmene via da Torino. Di tornare a casa.
Pensai che forse sarebbe stato meglio allontanarsi da quel caos.
Avrei potuto trovare un lavoro, passare del tempo con i miei vecchi amici e con la mia famiglia.
'Ed io come faccio senza di te?' domandò Beppe.
'Verrò a trovare sia te, che Mattia, che Veronica'.
'Lo sai che tra te e Bernardeschi non è finita, vero?'
'Avrà un figlio' gli ricordai accigliata. 'Già passa tutto il suo tempo libero con quella, figurati dopo'.
Era palese che non avremmo vissuto tutti insieme come una grande famiglia, ma sapevo anche che Federico non avrebbe mai rinunciato a vivere con suo figlio.
Avrei giurato che, il loro ritorno come coppia, fosse praticamente già preannunciato.
Sobbalzai non appena sentii un telefono squillare e quasi caddi a terra, dopo aver constatato che fosse quello del mio migliore amico e non il mio.
Speravo ancora che mi chiamasse e non avrei potuto negarlo, ma neanche io ero sicura di che cosa volessi sentirmi dire da lui.
La situazione sembrava talmente complicata che, una via d'uscita, non me la sarei neanche sognata.
'Devo fare un salto da Cris' mi comunicò, dopo aver riattaccato.
'È successo qualcosa?'
'Ha solo dimenticato il pranzo' disse. 'È il giorno giusto per conoscerla'.
Cristina lavorava all'ospedale come ginecologa da ormai qualche anno.
Prima di allora, l'avevo vista soltanto in fotografia, ma, al dire di Beppe, non era molto fotogenica.
Si rivelò una ragazza adorabile, dai capelli scuri e le sopracciglia folte.
I suoi occhi mi ricordarono quelli di Bernardeschi, ma cercai di togliermelo subito dalla testa, prima che, l'idea di scrivergli, potesse farsi più intensa.
'La famosa Beatrice' mi salutò allegra.
Indossava il classico completo da infermiera, di un turchese che avrebbe fatto sembrare chiunque un confetto gigante.
Lei lo portava con eleganza, abbinato ad un sorriso smagliante, che me la fece stare simpatica, prima ancora che proferisse parola.
'La famosa Cristina'.
'Il famoso Beppe!' esclamò il mio migliore amico, aspettandosi una nostra reazione.
Cristina ed io restammo zitte un attimo, poi ci guardammo e scoppiammo a ridere.
'Avete già iniziato a prendermi in giro!'
'Sì'.
'Come ti senti?' chiese la ragazza, con aria preoccupata ed io intuii immediatamente che il fidanzato le avesse raccontato le mie disavventure amorose.
'Potrebbe andare meglio' commentai amareggiata.
Cristina ci portò alla caffetteria dell'ospedale, a prendere l'ennesimo caffè della giornata.
Là, notai, con la coda dell'occhio, una figura decisamente famigliare.
'Ma quella è...' provò ad avvisarmi Beppe.
Io gli tappai subito la bocca e cercai di nascondermi dietro ad un signore con un cappello più grande di me.
'Non guardarla' ordinai e lui si voltò.
'Sarà qui per l'ecografia' ipotizzai, suscitando l'interesse di Cristina.
'È incinta?'
'La conosci?'
'È...Alessia' asserì, dopo averci pensato qualche secondo. 'È la figlia di una collega'.
'Pensavo che la sua famiglia vivesse ad Asti'.
'Solo il padre' spiegò. 'C'è qualcosa di strano...'.
'Di che parli?'
'È venuta per un controllo la scorsa settimana'.
Sgranai gli occhi in attesa che continuasse a parlare.
Lei esitò un attimo e poi sganciò la bomba: 'Non era incinta'.

Back to you | Federico BernardeschiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora