27. La sua voce nella mia mente

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Noah ha una torcia elettrica puntata sotto il viso, la stanza è buia, illuminata solo dal fuoco nel camino che crepita e scoppietta, accompagnando il racconto horror che sta facendo. Blythe e Daisy sono seduti vicini sul grande divano e condividono un plaid blu; Allyson è accanto a Daisy ma è da sola, sotto la coperta che le lascia scoperti solo gli occhi; Noah è di fronte a loro, accomodato per terra.

Sono tutti in silenzio e ascoltano le parole sussurrate di Noah. È bravissimo a creare la suspense, ma soprattutto a raccontare storie; sembra quasi, ai ragazzi, di avere davanti agli occhi il pazzo con la sega elettrica che uccide solo le cheerleader (elemento che ha inserito non casualmente) e di sentire le urla delle ragazze che scappano nel bosco e inciampano "in radici esposte".

«Sandy prova a sganciare la gamba da sotto il ramo... Il cuore le batte forte nella cassa toracica e più sente i passi dell'assassino più la paura aumenta nel suo petto. D'un tratto un crack» e il fuoco scoppietta, accompagnando quel rumore. «"Chi è?" grida Sandy. Le mani sono sulla caviglia e la tira forte, la tira ancora... Le dita toccano qualcosa di liquido. Se le porta sotto il naso e le annusa, è troppo buio per vedere...» Noah imita il gesto che ha appena descritto e i ragazzi si concentrano sui suoi movimenti. Sono tutti così attenti che quando Noah urla: «Ah!» sussultano e gridano a loro volta.

Noah ride, soddisfatto, e Allyson gli lancia un cuscino in faccia. «Cretino!» lo ammonisce.

Daisy si lascia attraversare il corpo da un brivido che è un miscuglio tra la paura e l'adrenalina e si volta verso Blythe, come a voler condividere con lui quel momento. Quando lo fa, però, è sorpresa di vedere che il ragazzo ha gli occhi chiusi e si è addormentato.

«Sh» le viene spontaneo sussurrare, in modo che gli altri due la smettano di fare baccano. «Blythe si è addormentato» dice loro.

Si sposta dal ragazzo e gli sistema la coperta meglio sulle spalle. Blythe ha il capo riverso sulla destra e i capelli castani gli coprono quasi interamente la fronte; il volto è illuminato per metà dal fuoco.

«Dorme?» chiede Allyson, avvicinandosi un poco.

Daisy annuisce, mentre sfiora con i polpastrelli un lembo di pelle del viso del ragazzo. Noah si alza da terra e va a sedersi sul divano con loro; d'istinto, Allyson gli passa un pezzo della coperta e lui ci si accoccola sotto.

«Voi lo sapete?» domanda alle ragazze. «Perché Blythe... insomma, perché non...»

«Perché non parla?» lo aiuta Allyson.

«Già.»

«No» rispondono in sincronia le due cheerleader.

I tre ragazzi rimasti svegli si ritrovano a lanciarsi occhiate, evidentemente riflettendo tutti sulla stessa cosa. Blythe ascolta, sempre. Gli si può dire qualsiasi cosa, gli si può parlare di ogni pensiero che ti passa per la testa, condividere con lui ogni paura, ogni desiderio. Nessuno, però, si prende la briga di ascoltare lui, di lasciargli lo spazio necessario per esprimersi.

«Cioè...» bisbiglia Daisy, «non è che non lo so... i miei genitori qualcosa mi hanno detto. Hanno parlato con i suoi, viviamo vicini.»

Allyson e Noah si sorprendono di come Daisy ci abbia tenuto subito a specificare perché i suoi genitori abbiano parlato con quelli di Blythe, ma lasciano che la ragazza continui il suo discorso, troppo curiosi di sapere qualcosa di più sul loro misterioso amico che non parla.

«Pare che da piccolo abbia subìto un trama» spiega lei, «ma più di così non so.»

«Cavolo» commenta Allyson in un sospiro.

Per tutti loro è difficile sentir dire una cosa del genere, ormai il bene che provano per Blythe è certo e presente nei loro cuori; ma ognuno di loro sa bene cosa significa dover combattere contro i propri demoni, contro un'infanzia non felice.

Attraverso i tuoi occhiWhere stories live. Discover now