43. Non lasciarmi

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«Ti ha fatto male?»

È pomeriggio e Daisy e Blythe sono nella stanza della ragazza, da soli, seduti sul letto, e parlano della polisonnografia a cui si è sottoposto Blythe.

Come concordato, James ha permesso a Blythe di andare da Daisy e lui non ha voluto aspettare nemmeno un secondo: dopo la scuola e aver ingoiato un boccone veloce, è andato filato da lei.

È la prima volta che Blythe e Daisy sono da soli a passare del tempo insieme alla luce del sole e con la consapevolezza che sia i genitori di lei sia quelli di lui sanno dove sono e che fanno. Per Karl è un grande passo in avanti.

Blythe nega col capo per rispondere alla domanda, poi prende il foglio che Daisy ha tra le mani e scrive: "Ho solo i capelli pieni di un gel schifoso". E mentre la ragazza è ancora intenta a leggere, Blythe le prende la mano destra e gliela posiziona sulla sua testa. Cauta, Daisy la muove tra i capelli folti e scompigliati e un'espressione disgustata le compare sul volto.

«In effetti sono un disastro» concorda. Blythe ride e lei accenna a un sorriso.

Daisy sembra tranquilla agli occhi di Blythe, anche se non appare come a volte l'ha vista, per esempio alla baita, durante la lotta con le palle di neve; o la prima volta che si sono visti per il progetto di chimica. Eppure, è sollevato di non vederla ancora come l'ultima volta. Non reggerebbe più a saperla in quello stato. Non sa se si sta sforzando perché è con lui o se veramente ci sono stati dei miglioramenti, ma adesso tutta la paura che aveva al pensiero di rivederla svanisce piano piano.

La mano di Daisy indugia ancora qualche secondo tra i suoi capelli e a Blythe viene spontaneo socchiudere gli occhi e ritornare con la mente ai tanti momenti passati di notte, insieme, a letto. Così si lascia andare steso, cingendo Daisy e facendo in modo che anche lei si sdrai come lui, e apre gli occhi per vedere la sua reazione. Daisy ha le gote più colorite di un attimo fa e forse nei suoi occhi legge della paura, o forse la ragazza non si aspettava questo comportamento.

Blythe le si fa più vicino e la circonda col braccio, attirandola a sé. Daisy toglie la mano dai capelli di Blythe e appoggia la testa sul suo petto. Uno schiocco di labbra, quelle di lui sulla fronte di lei.

I battiti del cuore si fondono gli uni negli altri, più i due ragazzi si avvicinano, e il respiro si fa più pesante, ansante.

Blythe ha una voglia matta di stringerla forte a sé, abbracciarla fino a sentire il suo cuore esplodere a contatto con il suo; baciarla e assaporare ogni centimetro del suo corpo. Tuttavia, non ci riesce, non sa come comportarsi. Si è lanciato a cingerla con un braccio e ha lasciato che lei si appoggiasse sul suo petto, ma adesso non sa più come fare un nuovo passo avanti. E mentre nella sua testa si accavallano un milione di idee, Daisy si scosta e tossisce.

«E che altro ti ha detto il medico?» domanda.

Daisy lo guarda negli occhi e lui capisce che il momento si è spezzato, perciò inghiotte e controvoglia recupera il foglio. Prova a farlo piano, senza alzarsi troppo e sperando che anche lei resti in quella posizione. Lo prende e torna steso. Scrive tenendo il foglio sul palmo della mano sinistra, con la testa appoggiata sul materasso e la fronte rivolta verso l'alto.

«Quindi quello che avevo ipotizzato è possibile...» Non è una domanda quella di Daisy, ma piuttosto una costatazione nei confronti della quale il ragazzo si trova ad annuire. «Chissà...» bofonchia, alzandosi e ignorando la mano di Blythe che le stringe un polso per trattenerla. «Chissà se possiamo trovare noi per primi delle informazioni o dei precedenti.»

Seduta composta, si volta verso di lui, ma non sembra che lo stia guardando, ma che il suo cervello stia elaborando ipotesi e teorie.

«Che ne pensi di fare una ricerca?»

Attraverso i tuoi occhiWhere stories live. Discover now