Boss ✅

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We're closer
It's louder than the sound

E se a capo di tutti i mafiosi coreani ci fosse... una ragazza?

Sto ricontrollando qualche vecchia fotografia che avevo trovato in una busta. Risalgono a quando io e mio fratello eravamo piccoli. Nella prima stiamo giocando, nella seconda siamo con i nostri amici, seguono il suo decimo compleanno, la sua comunione, io e la mia migliore amica, mio fratello e il suo migliore amico, noi due insieme a mamma e papà, e l'ultima foto è risalente a circa tre anni fa, il mio quattordicesimo compleanno.
Da allora le cose sono andate di male in peggio, mamma e papà si sono lasciati e quindi lei è tornata in Italia, papà è diventato un alcolizzato, mio fratello è fuggito di casa, cosa che poi ho fatto anche io. Dopo una settimana a camminare per strada cercando di guadagnare qualcosa, ho conosciuto un uomo: mi aveva proposto di entrare nella sua "gang", avrei dovuto rubare, certo, ma avevo in cambio protezione, una casa e degli amici.
Adesso che il capo (che poi era quell'uomo) ha deciso di cedere il posto a uno dei suoi più fidati, ha passato tutto il suo potere a me. Non mi posso lamentare, gli altri uomini non cercano di uccidermi per avere il potere, sono rispettata, e la gang è diventata il gruppo più ricercato in tutto lo stato.
Qualcuno bussa alla porta. Ritiro velocemente e foto nel loro cassetto e urlo un "avanti" senza esitazione.
Entra quello che ormai è il mio migliore amico in questo gruppo.
"Ebbene Jisung, di cosa avevi avevi bisogno?" gli chiedo, senza lasciar trapelare le emozioni.
"Volevo solo dirti che abbiamo dei nuovi prigionieri. Nel caso volessi vederli li abbiamo già sbattuti nella stanza delle torture. Ma non gli faremo del male, a meno che tu non lo voglia" mi dice, guardandomi negli occhi.
"Va bene, dopo andrò a vederli, adesso ho qualcos'altro da fare, ti dispiacerebbe uscire?"
"Va bene capo. Comunque, per qualsiasi cosa, io ci sono"
"Grazie Jisung, ti voglio bene, ma non dirlo in giro" gli dico, questa volta sorridendo. Mi sorride anche lui. Ha un bellissimo sorriso da scoiattolo. Sa che non voglio obbligarlo a compiere delle cattive azioni, lo considero ancora piccolo. Ha appena diciassette anni, ma a quanto pare la vita ha deciso che noi dobbiamo essere delle persone che compiono brutte azioni.
Appena esce riprendo le foto e le osservo nuovamente. Sospiro. Ritiro le foto nel cassetto ed esco dal mio ufficio. Mi dirigo alla stanza delle torture, venti stanze più avanti. Davanti si trovano due persone, le guardie.
"Hyunjin! Chan! Potete andare, grazie" i due annuiscono. "Hyunjin" richiamo il primo, che si gira "passami la tua maschera" il ragazzo me la lancia e io la prendo al volo. Dopo aver indossato la maschera, che lascia scoperti solo gli occhi, e aver indossato il cappuccio, apro la porta e accendo la luce. Posso benissimo notare due figure, sedute in fondo alla stanza. Entrambe sono ripiegate su sé stesse. Mi avvicino di più e posso capire che sono due maschi. Uno sta cercando di consolare l'altro, che piange a dirotto.
"Dai, non fare così, ci lasceranno andare"
"Per te è tutto facile, tu non hai patito quello che ho patito io. Non hai perso i tuoi genitori e tua sorella" quella voce...
"Hai ragione, però posso cercare di capirti, anche io dopotutto sono chiuso in questa... stanza"
Il ragazzo che sta consolando il più piccolo si accorge della mia presenza e si stacca dall'amico. L'altro cerca di asciugarsi le lacrime, inutilmente.
Mi avvicino ai due e mi siedo a gambe incrociate, per non fargli venire troppa inquietudine dovuta alla mia inquietante presenza. I due si rilassano un poco, anche se posso benissimo notare le loro spalle tese. Mi abbasso quasi in modo impercettibile la maschera. Mi sembra di aver già visto entrambi i ragazzi davanti a me, ma non ricordo dove.
"Tu chi sei?" mi chiede il ragazzo più grande, cercando un qualsiasi sentimento nei miei occhi. Ricambio lo sguardo.
"La mia identità non è importante adesso, ma la vostra sì. Devo capire perché i miei uomini vi hanno portati qui"
"Wow, da quando è permesso ai comuni prigionieri parlare addirittura con i boss?" domanda il primo in modo ironico.
In poco meno di tre secondi si ritrova spiaccicato al muro, con me a pochi centimetri dal volto e un coltello puntato alla gola. Deglutisce. Ha paura, lo posso percepire chiaramente.
Sorrido. Adoro mettere paura alle persone.
" Regola numero 1, pivello: non provocare mai il tuo assassino"
"Vuoi... uccidermi?" mi chiede, piangente. Rilasso i muscoli e lo lascio scivolare per terra.
"No, non lo farò. O almeno non ancora. Come ho già detto, devo capire perché i miei uomini vi abbiano portato qua" nessuno dei due parla. "Coraggio, non ho tutto il giorno! Chi siete?"
Il maggiore comincia a parlare:
"Io mi chiamo Felix, ho diciannove anni. Lui è JeonGin, diciotto anni"
Sobbalzo leggermente, ma Felix sembra notarlo.
"Cosa c'è? Sai per caso chi siamo?" mi chiede, il tono di voce sempre più acido.
Mi abbasso sulle ginocchia, fissandolo negli occhi.
"Fammi un piacere: chiedi al tuo amico perché quando è scappato di casa non ha portato con sé la sua sorellina?"
JeonGin alza lo sguardo, stupito.
"Tu come fai a saperlo?"
Mi giro verso di lui e mi tolgo la mascherina. Entrambi loro boccheggiano, incapaci di dire alcunché.
"Lo so perché tua sorella sono io"

Immagina Lee Felix /Stray Kids/ [Sospesa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora