I'm fine ✅

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Due ragazzi stanno seduti su una panchina, di fronte a una ferrovia. Lui continua a torturarsi le mani, che ritira ogni due minuti nelle tasche, per poi tirarle subito fuori, e ricomincia il tutto, nuovamente. Lei invece fissa il vuoto davanti a sé, mentre con un dito si accarezza un disegno che ha sul braccio. Lui la guarda, poi guarda il suo disegno. Pensa che lei sia la ragazza più particolare che abbia mai conosciuto.
"Perché mi fissi?" parla la ragazza con voce grave, senza girarsi o smettere di accarezzare il disegno sulla sua pelle.
Il ragazzo si rigira immediatamente, arrossendo, non pensava che lei potesse accorgersi che lui la stesse fissando.
"Non ti sto rimproverando" parla nuovamente la ragazza, prima di girarsi verso il ragazzo.
È una ragazza semplice, i grandi occhi color nocciola circondati da delle folte ciglia, i capelli neri e la carnagione pallida. L'unico tratto distintivo è il tatuaggio, una strana scritta che il ragazzo non riesce ad interpretare.
"Vorrei raccontarti la mia storia" sbotta il ragazzo.
La ragazza solleva un sopracciglio.
"Non è ancora troppo presto per parlare della nostra vita passata?" domanda lei, perplessa, ma con una nota di curiosità nella voce.
"Non ti obbligo a raccontarmi della tua vita, voglio solo raccontarti la mia" parla il ragazzo prendendo le mani di lei.
La ragazza annuisce.
"Credo che tu sappia che ho diciannove anni. Sono nato in Australia, ma quando avevo quattro anni i miei genitori hanno pensato fosse meglio trasferirsi qui, in Corea, credevano fosse più sicuro. Non ricordo molto di loro, ma ricordo che erano sempre fuori casa e non passavano mai del tempo con me. Dopo qualche anno sono morti perché erano in possesso di droga e i loro fornitori erano stanchi di procurargliela senza ricevere soldi in cambio. Venni sbattuto in vari orfanotrofi per molti anni, poi sono diventato maggiorenne e ho capito finalmente cosa voglia dire essere libero. È stato allora che ho conosciuto te, ricordi?"
La ragazza ride piano, mentre il ragazzo la osserva sorridendo.
"Come faccio a dimenticarmi che quella sera mi hai fregato un drink? Queste cose non si dimenticano"
Il ragazzo ride di gusto, mentre la ragazza appoggia la schiena alla panchina, fissando il cielo e portando una mano a toccare un ciondolo che porta al collo.
Il ragazzo sa che quel ciondolo è molto importante per la sua amica, glielo aveva regalato «una persona speciale»
"Questo ciondolo me lo ha regalato una persona speciale" comincia a parlare la ragazza, mentre il ragazzo non la interrompe "è la stessa persona a cui ho dedicato il mio tatuaggio"
"Quando ero piccola vivevo in Italia insieme ai miei genitori e a mio fratello. I miei genitori non erano delle brave persone, questo l'avevo già capito. Quando combinavo qualche guaio, mio fratello era sempre lì per me, lui ci teneva a me. Questo ciondolo me l'ha regalato il giorno del mio tredicesimo compleanno, una settimana prima che i nostri genitori, ubriachi, non lo investissero, uccidendolo. Ho giurato a me stessa che gliel'avrei fatta pagare. Ci ho messo due anni per racimolare sufficienti prove per incastrarli, ma alla fine ce l'ho fatta, li ho mandati sulla sedia elettrica"
Il ragazzo rabbrividisce a questo punto, certe cose sono difficili da ascoltare. La ragazza sembra capirlo.
"Vuoi che smetta di raccontare?"
"No, vai avanti, cosa ti è successo dopo?"
"Alla «morte» dei miei genitori, volevano mandarmi in un orfanotrofio, ma mi sono rifiutata, scappando, ho cercato un tatuatore disposto ad aiutare una fuggitiva, e gli ho chiesto di incidermi il nome di mio fratello sul braccio, così che lui fosse sempre rimasto con me" una lacrima solitaria spunta dagli occhi della ragazza, che lei non cerca di nascondere, sollevando il braccio e leggendo il nome del fratello.
Finalmente anche il ragazzo riesce a distinguere la prima lettera di quel nome. Una "S"
"Come si chiamava tuo fratello?"
La ragazza si volta verso di lui, poi torna ad osservare il sole, che la illumina con i suoi raggi. In essi la ragazza riesce a sentire un po' dell'essenza di suo fratello.
"Mio fratello dici? Ah, lui aveva il nome più bello del mondo, probabilmente l'unica cosa che nostra madre aveva fatto giusta, nella sua vita. L'aveva chiamato Stefano. Un nome meraviglioso, decine di possibili soprannomi"
Il ragazzo fissa nuovamente colei che gli ha raccontato la sua vita così difficile.
"Perché non andiamo a vivere insieme?"
La ragazza per poco non cade dalla panchina.
"Ma sei scemo?! Dove li trovi i soldi?"
"Ricordati che i miei vendevano la droga..."
"No, quei soldi non vanno bene, cerchiamo di guadagnare qualcosa lavorando e poi penseremo a qualcosa"
"Tu cosa vorresti fare?"
"Io vorrei tornare alle mie origini, l'Italia è un paese così bello, ho troppe brutte memorie da dedicare soltanto a coloro che mi hanno fatta soffrire... e poi sembra bella anche l'Australia da come ne parli..."
"Farò qualsiasi cosa tu voglia se tutto questo ti potrà rendere felice, te lo prometto"
"Ne sei veramente sicuro?"
"Farei di tutto per te"

_Spazio Autrice_
E con questo finale ambiguo si chiude un altro capitolo di questa raccolta. Ultimamente non riesco a scrivere capitoli decenti, solo orribili. Però apprezzo lo sforzo dei miei amici di commentare positivamente per darmi la forza di andare avanti a scrivere, love you so much ♥♥♥

Immagina Lee Felix /Stray Kids/ [Sospesa]Where stories live. Discover now