Prologo

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  • Dedicata a N.H
                                    

01 Monday, January 2004.

02.00 a.m

Manhattan, U.S.A

Ricordo con esattezza ogni dettaglio di quella notte.

Avevo 7 anni, appena compiuti.

Nonostante la mia età, ancora non avevo imparato a parlare.

Nulla riusciva a smuovermi.

Parlare, perché mai avrei dovuto farlo?

Quando la gente la parla, non succede mai nulla di buono.

Come mamma e papà, che quando si rivolgevano la parola, urlavano e basta, e a volte, in mezzo alla discussione volava qualche piatto.

Quella notte, nessun piatto venne rotto, solo qualche urla.

"È tutta colpa tua se siamo finiti in questa situazione!" Urlò mio padre, Kal.

Era di nuovo ubriaco.

Mi ero svegliata di soprassalto nel bel mezzo della notte, con le loro urla di sottofondo.

Avevo sceso qualche gradino delle scale e mi fermai.

Mi sedetti e, stringendo il mio orsacchiotto, restai ad ascoltare.

"Ora non dare la colpa a me! Sei tu che l'hai voluta tenere!" Ribatté mia madre.

"Io? Ma se non l'ho mai voluta?"

"Basta! Rae ha 7 anni ormai, non possiamo rovinare il nostro matrimonio per un errore fatto sette anni fa."

Ecco chi era l'errore.

"Ne ho abbastanza di tutto questo! Me ne vado, mi dispiace, Mary." Disse mio padre.

Prese la sua giacca e uscì sbattendo la porta.

"Kal!" Urlò mia madre, disperata.

Restò in soggiorno a piangere fino a mattina, mentre io ritornai in camera.

Mi rannicchiai su me stessa e restai a fissare il pavimento.

L'errore per cui non potevano fare niente ero io.

Non piansi, non feci davvero nulla, rimasi soltanto a fissare il pavimento.

Escape #Wattys2018Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora