Era lì per cercarmi

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"J-James, cosa c'è?" Chiesi impaurita vedendolo appoggiato allo stipite della porta con lo sguardo basso, segno che aveva bevuto.

"Ciao piccola." Disse venendomi sempre più vicino e accarezzandomi la guancia. Sì, aveva bevuto, lo sentivo dal suo alito. Avevo paura, di nuovo. Non lo avevo mai visto in quello stato, eppure non era la prima volta che tornava a casa ubriaco, ma questa volta era diverso, non si era mai comportato così con me.

"James stammi lontano, sei ubriaco, di nuovo." Dissi abbassando il tono di voce pronunciando l'ultima parte della frase.

"Non ti permettere di parlarmi così. Tu mi hai rovinato la vita. Hai ucciso i miei genitori!" Sputò quelle parole come se fossero veleno e poi mi tirò il primo schiaffo della serata. Piangevo, piangevo come non avevo mai fatto prima, non per lo schiaffo ma per le parole che aveva detto. Non mi importava se fosse ubriaco, le aveva dette lo stesso. Poi iniziò a prendermi a schiaffi e calci. Quando uscì dalla mia stanza, mi alzai dolorante e uscii di corsa da quella casa, andai nel parco e mi sedetti sullo scivolo dove andavo sempre da piccola con papà. Sentivo un dolore atroce, sia dentro che fuori, mi toccai la testa e mi accorsi di perdere sangue. Senza pensarci due volte chiamai Jacob.

"J-Jacob.." Dissi singhiozzando mentre lui rispondeva al telefono.

"Cosa vuoi piccola Cole? Ehi aspetta, ma tu stai piangendo, cosa è successo?" Mi chiese lui stranamente preoccupato.

"Jacob, ti prego vieni a prendermi." Lo implorai piangendo.

"D'accordo dimmi dove sei." Rispose lui agitato.

"Allo scivolo, nel parco, ti prego fai in fretta." Dissi scoppiando nuovamente in lacrime.

"Arrivo, aspettami lì." Mi rassicurò lui riattaccando.

Passarono quasi dieci minuti e poi vidi una macchina fermarsi all'entrata del parco e un ragazzo correre verso di me, era lui, Jacob.

"Piccola Cole che è succ..O cielo ma tu stai sanguinando e sei piena di lividi. Cosa ti è successo?" Mi chiese allarmato tamponandomi la testa con un fazzoletto.

"James.."Cercai di dire ancora in lacrime.

"Shh adesso andiamo, mi racconterai tutto dopo..."Mi disse prendendomi in braccio.

"Grazie..." Gli sussurrai appoggiandomi al suo petto. Avrei voluto morire. James aveva ragione avevo ucciso i nostri genitori. Era un sabato pomeriggio, io ero a casa con James e loro stavano andando a comprare il regalo per il mio compleanno. Sono morti per farmi felice, sono morti per una stupida barbie ballerina. Non sono mai riuscita a perdonarmi per quello che era successo e se a volte smettevo di pensarci, James era subito pronto a ricordarmelo. Io e Jacob eravamo ancora in macchina e io non riuscivo a smettere di piangere. Jacob chiamò qualcuno che subito non capii chi fosse.

"Ehi amico, avvisa gli altri sto portando da noi la piccola Cole...non lo so non è riuscita a spiegarmelo...si si...dieci minuti e siamo li...Grazie Liam..." Concluse lui per poi riattaccare.

Mi stava portando a casa sua dove evidentemente c'erano anche gli altri, non volevo ma preferivo una serata in loro compagnia che tornare a casa da James, al solo pensiero di mio fratello, le immagini di lui che mi prendeva a calci e schiaffi si fecero vive nella mia mente facendomi piangere ancora più forte.

"Ehi, ehi, tranquilla Ally, siamo quasi arrivati..." Mi rassicurò Jacob accarezzandomi la testa.

Mi aveva chiamata Ally, in sedici anni di conoscenza non lo aveva mai fatto. Era tutto così assurdo. Avevo chiamato Jacob perché non sapevo chi altro chiamare. Uno dei miei peggiori nemici mi stava salvando da mio fratello. Ci conoscevamo da sempre ma non eravamo mai arrivati al punto in cui lui mi chiamasse per nome. Cosa stava succedendo? Dopo dieci minuti arrivammo davanti a casa di Jacob, cercai di aprire la portiera ma lui mi anticipò.

"Tranquilla piccola ci penso io." Mi sussurrò prendendomi in braccio mentre i brividi si impossessavano della mia schiena.

Entrammo in casa e vidi gli altri seduti sul divano preoccupati. Appena ci videro si alzarono e ci vennero in contro.

"Che ti è successo piccolina?" Mi chiese Simon passandomi una mano tra i capelli.

"Fatela sdraiare sul divano continua a sanguinare." Disse preoccupato Jacob facendosi spazio tra i suoi amici e posandomi dolcemente sul divano.

"Piccola io torno subito, vado un attimo di là con i ragazzi e torno." Mi rassicurò lui prima di raggiungere i suoi amici in cucina.

"Cosa diavolo le è successo?" Urlò Liam preoccupato.

"Non lo so ragazzi, l'ho trovata sullo scivolo che piangeva e perdeva sangue dalla testa, quando le ho chiesto che cosa fosse successo lei ha detto solamente "James" e poi è scoppiata di nuovo in lacrime." Spiegò Jacob passandosi una mano tra i capelli.

Continuavo a piangere come una disperata, sentivo ancora le sue mani su di me." Basta!" Urlai con tutto il fiato che avevo. I ragazzi corsero subito a vedere cosa mi fosse successo.

"Tranquilla ci siamo noi qui." Mi disse Jacob accarezzandomi una guancia esattamente come aveva fatto James poco prima, a quel contatto iniziai a tremare e mi ritirai dal suo tocco.

"Ehi, Allison, guardami sono io, Jacob!" Mi rassicurò lui guardandomi negli occhi.

"Ragazzi chiamate James, magari lui sa qualcosa..."Propose Liam.

"NO!! Vi p-prego...James no..." Dissi urlando alzandomi di scatto dal divano.

"Perchè? Cosa è successo?" Mi chiese perplesso Jones, che fino a quel momento era rimasto in silenzio a fissarmi. Io abbassai lo sguardo, non volevo che loro sapessero, erano suoi amici da sempre, non mi avrebbero mai creduto.

"Allison è lui vero? E' lui che ti lascia sempre i segni?" Alzai lo sguardo verso Liam e annuii.

"Q-quando è tornato a casa era ubriaco, di nuovo...Mi ha detto che ho ucc-ucciso i suoi genitori, che gli ho rovinato la vita.."Dissi singhiozzando ma Liam non mi lasciò finire nemmeno la parola che subito si infuriò.

"D'accordo, ho sentito abbastanza. Ascoltami bene Allison, sappiamo tutti che non li hai uccisi tu. Non riesco nemmeno a pensarlo!" Mi disse Liam sedendosi vicino a me. 

"Non posso credere che James abbia detto delle cose del genere...lui non le pensa..."Disse Simon cercando ci convincere più se stesso che me.

 "Eppure lo ha fatto." Risposi io a bassa voce. Appena finii di dire quella frase qualcuno bussò alla porta. Era lui, me lo sentivo...Appena Simon si alzò per andare ad aprire, istintivamente mi strinsi al braccio di Jacob. 

"Ciao James..." Sentii Simon dire dall'ingresso. 

Era lì, per cercarmi...

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