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"Ancora venti minuti e potrò andarmene da questo inferno

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"Ancora venti minuti e potrò andarmene da questo inferno..."
Sussurrò tra sé e sé Minho, appoggiato svogliatamente al bancone della sala giochi in cui lavorava, Arcade, la sua mano destra a sostenere la testa inclinata.

Bambini che urlavano, la scarsa illuminazione, favorita solo dai led fluorescenti dei giochi, e il continuo udire gli stessi rumori in ripetizione, erano solo tre delle innumerevoli motivazioni per cui il ragazzo odiava lavorare in quel luogo.
Ma d'altro canto pensava che quello fosse l'unico modo per finanziare i suoi studi all'università, e che studiando avrebbe potuto ambire ad un'occupazione migliore.

Perso in mille pensieri, fu la voce del suo collega Chan a riportarlo alla realtà, chiamandolo a gran voce.
"Minho! Un bambino ha vomitato al simulatore VR di montagne russe. Vai a pulire."
"Ma che schifo, fallo tu!"
"L'ho già fatto ieri, tocca a te principessa." Rispose Chan, porgendo al collega uno straccio e un secchio d'acqua saponata.

Minho prese in mano il necessario e si avviò controvoglia al "luogo del delitto".
Ci mancò poco che vomitasse anche lui alla vista dell'a dir poco disgustoso spettacolo che si ritrovò davanti.
Si mise in ginocchio e pulì tutto il disastro borbottando parole incomprensibili.
"Persone che vomitano sul simulatore di montagne russe... altro punto da aggiungere alla lista di motivi per cui odio lavorare in questo posto."

Ancora altamente schifato, una volta terminato il suo lavoro, andò a riporre straccio e secchio nel piccolo ripostiglio in fondo alla sala.
Chiudendo la porta dello sgabuzzino, sentì la campanella della porta della sala giochi tintinnare, segno che qualcuno era appena entrato.
Il ragazzo lanciò uno sguardo all'orologio.
"Ora qualcuno mi spieghi chi cazzo è quel genio che viene qui a 10 minuti dalla chiusura."

Totalmente scocciato dall'accaduto si diresse a passo spedito fino all'entrata di Arcade.
Si guardò in giro finché non notò un ragazzo con indosso un cappello beanie e una mascherina inserire 5000 won nel convertitore di denaro in gettoni.

Pfft, cambia 5000 won, almeno non starà qui tanto: sono solo dieci gettoni.
Pensò Minho, prima di rivolgergli la parola.
"Ehi tu!"
Il ragazzo con la mascherina si girò in totale agitazione.
"Parli c-con me?" Disse balbettando, e indicando se stesso.
"Con chi altrimenti? Siamo qui solo io e te, senza contare quell'infame del mio collega."
"Io- scusa, cioè scusi, voglio dire..."
"Non mi interessa. Fai in fretta che Arcade chiude tra dieci minuti e voglio andare a casa."

Il ragazzo annuì e si gettò correndo sul primo videogioco che trovò, preso dall'agitazione.
Infilò il primo gettone e iniziò la partita.
Il gioco consisteva nello sparare a degli zombie che comparivano sul monitor.
Non erano passati neanche venti secondi che aveva già perso.
Inserì anche il secondo gettone e la partita ebbe un esito simile al primo.
Così accadde anche per gli otto restanti gettoni.

Minho lo guardò dal bancone.
Devo avergli messo ansia. Gli ho praticamente fatto sprecare 5000 won.
Pace, impara a non presentarsi qui a dieci minuti dalla chiusura.
Nonostante Minho si divertì nel vedere il ragazzo perdere dieci volte di fila, alla fin fine si sentì male nei suoi confronti, soprattutto una volta che, afflitto, il ragazzo si era allontanato dal videogame.

"Ehi, non fare quella faccia."
Il ragazzo con la mascherina alzò a malapena lo sguardo.
"Ascolta, non volevo metterti ansia, ti ho fatto sprecare dei soldi e mi dispiace. Torna domani e ti offro io dieci giri. Accetta questa proposta perché è decisamente una cosa che in genere non faccio, ma mi hai fatto decisamente troppa pena."
"Io- grazie, cioè più o meno." Balbettò egli.
"Sei un tipo di poche parole eh?"
Il ragazzo lo guardò di sfuggita.
"Mh, capito, basta domande per sta sera, tipo di poche parole."

Ci fu qualche secondo di silenzio imbarazzante, che Minho decise di spezzare.
"Sono le dieci. Devo chiudere."
"V-va bene." Farfugliò il ragazzo in risposta, avviandosi all'uscita.
Minho ridacchiò.
"Ah, tipo di poche parole, aspetta."
Il ragazzo si voltò.
"Quando domani arriverai qui, a meno che non ci sia io al bancone, mandami a chiamare: è sufficiente che tu chieda di Minho."

Il ragazzo, con già una mano sulla maniglia della porta annuì. Poi con l'altra si abbassò la mascherina.
"Va bene. Comunque mi chiamo Jisung, giusto perché tu la smetta con quel soprannome orribile: tipo di poche parole." Lo scimmiottò, facendo le virgolette con le dita e lasciando sorpreso Minho.

"Ti è improvvisamente stato conferito il dono della voce?"
Ridacchiò Minho.
Jisung non rispose, rialzò la mascherina e aprì la porta della sala giochi, uscendovi, e lasciando che essa si chiudesse da sola alle sue spalle.
Minho rimase fermo a fissare la porta.
"Che tipo strano."
Pensò ad alta voce.

Una volta raccattato il suo collega Chan, che nel frattempo era rimasto a chattare nell'angolo bar della sala giochi invece di lavorare, Minho spense l'impianto elettrico e uscì dalla sala giochi, tirando la serranda metallica e chiudendola a chiave.
Si mise a camminare fischiettando verso casa sua, sperando che l'indomani quello strano ragazzo di nome Jisung si ripresentasse.

Ave Uomini,Sono tornata come promesso con una nuova storia e, come avete potuto vedere, una Minsung!E lo so, è arrivata molto più in ritardo del previsto, ma avevo perso totalmente l'ispirazione:"(In ogni caso ora sono qui e spero vivamente che qu...

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Ave Uomini,
Sono tornata come promesso con una nuova storia e, come avete potuto vedere, una Minsung!
E lo so, è arrivata molto più in ritardo del previsto, ma avevo perso totalmente l'ispirazione:"(
In ogni caso ora sono qui e spero vivamente che questa ff vi possa piacere.

Qualche pensiero in particolare riguardo a questo capitolo?
Luv y'all,

Cats_Doped

Arcade -Minsung- [✔]Where stories live. Discover now