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Minho si svegliò come ogni giorno al suono metallico e ripetitivo della sveglia del suo cellulare, impostata per le sei e mezza del mattino

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Minho si svegliò come ogni giorno al suono metallico e ripetitivo della sveglia del suo cellulare, impostata per le sei e mezza del mattino.

Si alzò controvoglia trascinandosi in bagno per prepararsi. Dopo aver fatto una doccia veloce, si asciugò i capelli e tornò in camera prendendo dal suo armadio un paio di jeans e una maglietta alla cieca. 
Devo andare all'universtà, non ad una sfilata di moda, era il suo motto.

Recatosi in cucina, sgranocchiò velocemente un paio di biscotti, uscì dal suo appartamento chiudendo a chiave la porta e scese le scale del suo palazzo, azione insolita per lui, abituato ad usare l'ascensore, che tuttavia in quei giorni era fuori uso.

Minho viveva al quarto piano di un palazzo collocato nella zona universitaria di Gimpo, città in cui praticava i suoi studi nell'ambito di finanza e marketing e in cui svolgeva un lavoro part-time serale all'interno di una sala giochi. Quest'ultima distava poco meno di cinquecento metri dalla sua abitazione, mentre per aggiungere l'università prendeva un city bus.

Il ragazzo si trovava alla fermata del mezzo, con le cuffie nelle orecchie, aspettando che questo arrivasse, con gli occhi chiusi e la schiena appoggiata ad un palo.
Quando scorse in lonananza il proprio autobus, si staccò dal palo avvicinandosi al mezzo che nel frattempo era stato parcheggiato davanti alla pensilina.

Minho salì su di esso, sedendosi nei sedili in fondo al bus, svuotando totalmente la mente fino all'arrivo davanti all'università.

Le giornate universitarie di Minho erano piuttosto monotone. Prendeva un caffè al bar accanto all'università, si recava all'aula designata per le lezioni mattuitine, faceva una pausa mangiando qualcosa alle macchinette e, nell'eventualità in cui ci fossero anche corsi pomeridiani, si tratteneva in quel luogo fino alle tre, e questo era uno di quei giorni.

Con l'atona voce del professore e il ticchettio delle lancette dell'orologio in sottofondo, Minho stava guardando fuori dalla finestra mordicchiando la parte finale della sua matita.
Nella sua mente balenò per un attimo il viso di Jisung, il ragazzo che aveva incontrato la sera prima.
Sorrise.
Chissà se verrà davvero sta sera.

Il ragazzo continuò a perdersi tra i suoi pensieri finché la voce un po' più alta del professore non richiamò la sua attenzione.
"Per oggi è tutto, buon pomeriggio ragazzi."
Minho riacquisì tutta la vitalità che aveva in corpo e si preparò per tornare a casa, riponendo il suo quaderno grigio e il suo piccolo astuccio nella tracolla che aveva appoggiato al lato della sedia.

In seguito si diresse fuori dall'università e aspettò il city bus che lo riportasse a casa.
Una volta arrivato, come ogni giorno, mangiò il suo ramen istantaneo preferito e si mise a studiare ciò a cui non aveva prestato attenzione durante la giornata.

Minho trovava la sua vita dannatamente noiosa. Ripeteva ogni giorno le stesse azioni e il tempo libero, per quanto poco ne avesse, lo passava per lo più da solo, non essendo in grandi rapporti con i suoi familiari e avendo sostanzialmente solo due amici: Chan, che più che amico considerava come un collega scansafatiche e Hyunjin, un ragazzo un paio di anni più giovane di lui che frequentava il suo stesso corso di danza, ma che aveva visto solo un paio di volte fuori dal contesto del corso che frequentavano.
Aveva bisogno di una ventata di aria fresca nella sua vita, ma non arrivava mai.

Alle sei smise di studiare, si fece una doccia e indossò l'uniforme della sala giochi.
Minho aveva tutt'altro che voglia di uscire di casa e andare a lavorare, ma non aveva altra scelta e, almeno questa volta, la curiosità di rivedere Jisung rianimava un po' il ragazzo.
Si preparò un veloce panino che infilò nella tracolla e, una volta uscito, chiuse a chiave l'appartamento, scendendo le scale e dirigendosi ad Arcade.

Arrivò alla sala giochi poco prima dello scoccare delle sette ed entrando scorse Seungmin, il ragazzo che svolgeva il turno precedente a quello di Minho, dalle quattro alle sette.
Si salutarono con un cenno del capo e Minho prese il suo posto al bancone.
Il ragazzo sospirò. Nenche con Seungmin parlava mai.

Come ogni giornata, quel lavoro diede a Minho del filo da torcere. Controllare che ogni gioco funzionasse in regola, che i bambini non si facessero male, contare i biglietti e distribuire i premi erano azioni impegnative e stancanti, più di quanto si potesse pensare.
Il fatto che quel giorno Chan fosse arrivato con un ritardo di 25 minuti non aiutò di certo il ragazzo, che per la prima parte del suo turno si ritrovò a fare il doppio del lavoro.

"Alla buon ora..." commentò Minho vedendo Chan entrare tranquillo dal portone della sala giochi.
Chan fece roteare gli occhi e si andò a sedere al bancone.
Minho fece per protestare, il lavoro al bancone era meno impegnativo che badare ai ragazzini che giocavano, ma alla fine decise di non dire nulla, ormai si era rassegnato.

Dalle otto e mezza in poi Arcade diventava un letterale inferno.
L'affluenza dei clienti aumentata e con essa si moltiplicavano anche i problemi.
Minho (e non si può dire lo stesso di Chan) fu totalmente preso dal suo lavoro fino alle nove e mezza, quando la situazione cominciò a calmarsi.
Minho ebbe un paio di minuti per riposarsi nell'area caffetteria e per sgranocchiare il suo panino.
Si massaggiò le tempie e diede uno sguardo l'orologio. Mancava solo una mezz'oretta alla chiusura della sala giochi e di Jisung nemmeno l'ombra.
Sconsolato, il ragazzo prese una bustina per il mal di testa e tornò al lavoro.

Mancavano 10 minuti alla chiusura e Minho aveva perso ogni speranza quanto all'arrivo del ragazzo incontrato il giorno prima.
Sospirò, mentre puliva i tavoli dell'area caffetteria.
All'improvviso un urlo di Chan che arrivava dall'altra parte della sala giochi lo fece sobbalzare.
"Minho!" 
"Cosa vuoi?" Rispose egli, sempre urlando.
"C'è qui un ragazzo che chiede di te!"

A Minho brillarono gli occhi, mollò straccio e detersivo sul tavolo e quasi corse fino all'entrata.
Jisung era tornato a trovarlo.

Ave Uomini,Questo capitolo, nonostante sia di passaggio, è piuttosto importante per conoscere un po' il backgroud della vita di Minho, quindi spero non vi abbia annoiati :")Comunque perdonatemi la scelta di Chan come collega fannullone, nella vita...

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Ave Uomini,
Questo capitolo, nonostante sia di passaggio, è piuttosto importante per conoscere un po' il backgroud della vita di Minho, quindi spero non vi abbia annoiati :")
Comunque perdonatemi la scelta di Chan come collega fannullone, nella vita è tutt'altro rispetto a come viene dipinto qui.
Al prossimo capitolo,

Cats_Doped

Arcade -Minsung- [✔]Where stories live. Discover now