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"Jisung

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"Jisung..." pronunciò flebilmente il corvino nel vedere l'esile figura del più piccolo ora in piedi davanti a lui.
Non osava fare un passo, né dire nulla.
Il tempo sembrava essersi congelato in un eterno istante tanto surreale al punto da lasciare Minho a bocca aperta, mentre osservava le guance rigate dal pianto del minore e sentiva i suoi stessi occhi bruciare e inumidirsi, mentre nelle sue orecchie riecheggiava un rimbombo dal timbro altisonante.
Provò a dire qualcosa, ma nessun suono uscì dalle sue labbra, morendo al principio e lasciando la sua gola secca.

Fu così che Jisung volle rompere quella situazione statica, avvicinandosi al corvino e avvolgendo le braccia intorno alle sue spalle e appoggiando la propria testa sul petto dell'altro.
Minho rimase come pietrificato per qualche secondo, per poi lentamente posare le sue mani sui fianchi del minore, mentre sentiva i propri muscoli rilassarsi gradualmente.

Il biondo strinse il maggiore più forte a sé per qualche secondo per poi bagnare con le sue lacrime l'uniforme di Minho, iniziando un pianto sul suo petto a cui poco dopo il maggiore si aggregò, le gambe che tremavano e le mani ad accarezzare i capelli del minore.

"Non avrei mai dovuto correre via senza ascoltare le tue spiegazioni." Urlò Jisung tra le lacrime.
"Sono stato uno stupido e pensando di fare la scelta giusta ho fatto soffrire entrambi." Il ragazzo tirò su col naso.
"Minho, non hai idea di quanto tu mi sia mancato, ma se non vorrai più avere a che fare con me posso capire... vorrà dire che sono venuto oggi a dirti addio."

Il corvino prese il ragazzo per le spalle, in modo che fossero uno di fronte all'altro.
"Scusami Minho, ho agito in maniera repentina e comportandomi da immaturo e da testardo, nonostante più volte persino Hyunjin mi abbia fermato nei corridoi per dirmi come sono andate davvero le cose. Ho sempre ignorato tutte le scuse e ho ferito entrambi prolungando la sofferenza per mesi, non ti merito assolut-"

Il biondo aveva smesso di parlare. Le labbra del corvino si erano scontrate con le proprie in un bacio ricco di rammarico e di nostalgia: a Minho il minore era mancato più di ogni altra cosa al mondo.
Lacrime salate scendevano dagli occhi dei ragazzi mentre cercavano sempre di più il contatto perso per mesi in un bacio disordinato e caotico.
Si staccarono solo dopo essere a corto di fiato.

Minho posò la sua fronte su quella del minore.
"Sono stato un codardo. Avrei potuto contattarti o venirti a cercare per spiegarti come tutto fosse stato un malinteso eppure non l'ho fatto. Ho lasciato correre richiudendomi in quello stato di tristezza dal quale mi sono passivamente lasciato inglobare. Sono stato pessimo sia l'ultimo giorno in cui ci siamo visti sia durante tutto questo periodo di lontananza. Ho agito da inetto. Anzi non ho proprio agito quando avrei dovuto."

"Non incolparti Minho. È colpa mia... ho fatto ciò che sono abituato a fare: correre via dai problemi invece di affrontarli... sono solo un ragazzino immaturo."
"Se tu lo fossi non saresti qui oggi Jisung... sei venuto qui ad affrontare i problemi con forza, a differenza di come avrei mai potuto agire io. Sei forte scoiattolino."
Jisung sorrise al nomignolo con il quale non era stato chiamato per troppo tempo ormai.
Minho ricambiò il sorriso con gli occhi ancora lucidi.
"Non sai quanto tu mi sia mancato."

Il minore accarezzò i capelli del corvino, sussurrandogli che anche a lui il maggiore era mancato, sorridendo tra le lacrime.

"Immagino sia stata un po' colpa di entrambi..." sussurrò Minho, mettendosi una mano in tasca alla ricerca di qualcosa, mentre il minore annuì alla sua affermazione, "ma spero che tu voglia ricominciare."
Asserì poi, estraendo dalla tasca il braccialetto con il ciondolo a forma di scoiattolo che egli aveva ricomposto una volta che il minore lo aveva scagliato a terra, provocando la sua rottura.

Jisung si sfregò via una lacrima e prese il braccialetto dalle mani del maggiore, tremando leggermente.
"L'hai tenuto..." disse flebilmente per poi prendere il polso del maggiore osservando come egli ancora indossasse il braccialetto con il ciondolo del gattino.

"Non avrei potuto fare altrimenti" disse il corvino.
"Ma sai che ti dico?" Continuò egli mentre si toglieva dal polso il bracciale e riprendeva quello del minore dalle sue mani. "Non abbiamo bisogno di braccialetti per definire il nostro legame." Affermò, per poi fare un giro intorno al bancone e gettare tali oggetti nel secondo cassetto sotto ad esso.

Jisung sorrise, girando intorno al bancone e sedendosi sullo sgabello dietro ad esso. "Era bello indossarlo, ma concordo."
Minho si voltò verso di lui.
"Jisung. Ho una cosa da dirti." Richiamò la sua attenzione.

Il biondo lo guardò negli occhi facendo con la testa segno di continuare.
Minho prese un respiro.
"Mi piaci. Mi piaci parecchio... forse dopo questi mesi di assenza è sbagliato dirtelo, ma non posso più tenere questo per me stesso. Mi piaci da tempo e non posso sopportare di esserti di nuovo lontano." Disse tutto d'un fiato il maggiore, abbassando lo sguardo.

Ho fatto una minchiata... cazzo Minho non ne fai una giusta! Pensa prima di aprire quella fogna che ti ritrovi come bocca.
Continuava ad imprecare mentalmente il ragazzo, non appena avvertì un soffice contatto sulle sue labbra.
Jisung lo stava baciando, di nuovo.

"Minho," si stacco il minore, "non potrei sopportare di stare di nuovo così tanto lontano da te per nessun motivo al mondo. E insomma... mi piaci anche tu, davvero davvero tanto. Sono grato che tu faccia parte della mia vita."
Minho non credeva alle sue orecchie, sorrise spontaneamente, le sue mani sui fianchi del minore mentre lo stringeva come a non volerlo più lasciare andare per nessun motivo al mondo.

"Jisung, non è romantico come avrei voluto che fosse quel giorno, ma... vuoi essere il mio ragazzo?"
Il biondo annuì con forza stringendo il moro in un abbraccio.
"Sì Minho, voglio essere il tuo ragazzo... e non preoccuparti: tutto questo non sarà romantico come avresti voluto, ma è assuolutamente perfetto."
Sorrise il minore, alzando il viso in direzione di quello del corvino, che lo accolse nuovamente in un bacio appassionato, nel quale i ragazzi si lasciarono totalmente trasportare dall'emozione per quanto avessero sentito la mancanza l'uno dell'altro.

Erano le dieci e mezza.
Mezz'ora più tardi del canonico orario di chiusura di Arcade, luogo che Minho odiava, o meglio dire, aveva odiato, perché trovarsi lì con il ragazzo che amava mentre si scambiavano effusioni ricche di passione e nostalgia rendeva tutte quelle luci a led, quei giochi rumorosi e quell'ambiente crepuscolare il posto più bello in cui il ragazzo avesse mai messo piede.

Chi avrebbe mai detto che Minho un giorno avrebbe amato il suo posto di lavoro, quella sala giochi nel centro di Gimpo chiamata Arcade.

Fine.

Fine

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Non dimenticatevi che ci vediamo nel capitolo speciale bellissimi... un piccolo spoiler? Lettori di Alphabet, penso proprio che ne sarete felici ;)
(Ovviamente non è necessario aver letto la storia per capire il capitolo: ho messo sufficienti informazioni in questa stessa storia^^)

Arcade -Minsung- [✔]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora