26. Ranocchio salva Tokyo

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-Sei sicuro di volerlo fare?- mi chiede Taehyung preoccupato.
-Non ho motivo per tirarmi indietro- dico senza esitazione, guardandolo teneramente. È pomeriggio inoltrato, e questi primi giorni di dicembre sono freddi e spietati, il vento si infila ovunque e io cerco di stringermi più che posso nella mia giacca.
-Io saró qui fuori ad aspettarti- afferma di rimando il mio ragazzo. Lo guardo per un'ultima volta, cercando di trarre coraggio dai lineamenti puri e bellissimi di Taehyung; dal taglio a mandorla dei suoi profondi occhi scuri, la curva morbida delle sue labbra piegate in un sorriso, ai capelli castani che gli ricadono sulla fronte.
Gli stringo la mano, come se potesse trasmettermi la sua calma e il suo amore, tutto lo spiritó di volontà di cui ho bisogno per affrontare questa cosa.
-Vado- sussurro. Prima di andare, Taehyung mi guarda fiero e mi fa l'occhiolino; il suo ultimo atto di incoraggiamento.
Mi volto e con passo cadenzato e calcolato, per cercare di non tradire la mia apparente immagine di pieno autocontrollo, mi dirigo verso la casa che ho di fronte.
Quanti ricordi alla sola vista di queste mura, quante memorie sepolte e ora spolverate, quante immagini mi ritornano alla mente.

Quanta amarezza.

Giunto sul pianerottolo, suono senza esitazioni il campanello; nell'attesa, con questa ansia che mi mangia vivo, mi volto nella direzione di Taehyung, che ora è appoggiato alla carrozzeria della macchina e si è acceso una sigaretta per smorzare la tensione.

A quanto pare anche lui è preoccupato tanto quanto me.

Quando sento il rumore della porta che si apre, porto subitamente l'attenzione sulla persona che si rivelerà fra qualche attimo.
La donna, con lo stesso sorriso contagioso di Jimin, remprime un singulto alla mia vista portandosi le mani alla bocca, disegnando sul suo volto il più completo stupore.
-Jungkook- riesce a dire.

~

Quando varco la porta del bar, Changkyun è già seduto in un tavolino che mi aspetta. Ci eravamo messi d'accordo di incontrarci qui, un momento da passare insieme e per parlare durante il pomeriggio. Sospiro quando sento il dolce calore avvolgermi, scacciando il freddo pungente.
Changkyun alza la testa dal menù, cercando la mia figura, e quando mi vede si lascia scappare un sorriso. Mi siedo di fronte a lui e posso appurare con certezza di vederlo più sereno, più calmo, le occhiaie sono sparite mentre i capelli sono in ordine e puliti.
-Ciao- pronuncia.
-Ciao, anche a te-
-Come stai?- domanda meccanicamente.
-Dovrei essere io a farti questa domanda- rispondo senza giri di parole.
-Come sto io?- Changkyun sbuffa divertito senza umorismo alla mia domanda sottintesa.
-Non lo so, Hyuna. Ho capito il mio errore, il mio stupidissimo errore. Quanto vorrei sistemare le cose- dichiara.
-Hai dato la lettera a Jungkook, hai fatto quello che dovevi. Ti sei comportato male con lui nell'ultimo anno, ma sono convinta che ti perdonerà, metti il tuo cuore in pace- e gli poso dolcemente una mano sopra la sua, in un tentativo sciocco di consolarlo.
-Posso portarvi qualcosa?- chiede una cameriera carina, con blocchetto per segnare le ordinazioni.
-Oh uhm... Per me una cioccolata con panna, grazie- dico.
-Un caffé per me- la ragazza segna le nostre ordinazioni e con un sorriso se ne va.
-Cioccolata con panna eh? Non cambi mai, resti sempre una bambina- mi prende in giro il biondino. Io ridacchio nel costatare che effettivamente ha più che ragione.
-Qualche problema con la mia cioccolata?- domando stuzzicandolo, incrociando le braccia e guardandolo con aria di finta superiorità. Lui semplicemente scoppia a ridere e scrolle le spalle.
Attimi dopo arrivano le nostre ordinazioni e io mi fiondo sulla mia tanto attesa cioccolata. C'è troppo silenzio, anche per uno taciturno come Changkyun, perció decido di parlare.
-Parla, lo so che c'è qualcosa che ti tormenta- asserisco. So benissimo che c'è qualcosa che non va dentro a quella bella testolina bionda, lo capisco dal suo sguardo perso e triste, troppo impegnato a maledirsi per avere una conversazione.
-I sensi di colpa Hyuna- si passa una mano fra i capelli distrattamente, puntando lo sguardo altrove, non avendo il coraggio di testare il mio.
-Secondo te le persone possono cambiare?- mi chiede di getto. Questa è una bella domanda, davvero. Una domanda a cui non ho una risposta.
-Non lo so- ammetto sincera.
-Ti senti diverso?- domando, per aggiungere più corposità alla conversazione.
-Non mi sento diverso. Sono sempre io, uno stronzo. Ma ho capito il mio errore e spero sia abbastanza promettere di non agire più così- risponde schiettamente.
-Se ti senti diverso, allora va bene. Se ti senti sempre lo stesso Changkyun, va bene uguale. Dovremmo smetterla di etichettarci, non ha senso. L'importante è che tu stia bene e che tu abbia capito- inconsapevolmente, mentre parlavo, una delle mie mani è sfuggita al controllo della mia mente ordinata, andando a posarsi maldestramente sulla guancia del biondino, accarezzando la sua pelle.
Appena mi rendo conto del mio gesto azzardato, ritraggo la mano, come se mi fossi scottata al solo sfiorarsi; Changkyun mi guarda intensamente, con la bocca spalancata e un'espressione scioccata stampata sul volto.
-Si è fatto tardi, devo andare- mormoro, cercando di sembrare il più tranquilla possibile. Sistemo le mie cose, afferro la borsa e sono già in procinto di alzarmi e scappare via da questa situazione imbarazzante, ma la mano del biondino si posa sul mio polso.
-Resta qui con me, perfavore- la sua voce è così carica di disperazione che mi fa tremare le gambe.
-Va bene- e il sorriso che gli nasce sul volto mi scalda il cuore, facendo sorridere anche me.

𝘈 𝘜𝘯 𝘙𝘦𝘴𝘱𝘪𝘳𝘰 𝘋𝘢 𝘛𝘦 || 𝑽𝒌𝒐𝒐𝒌 Where stories live. Discover now