I. Il ragazzo del banco

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Hogwarts, oggigiorno

Era dicembre e faceva freddo ad Hogwarts, come sempre nelle Highlands scozzesi.
I fiocchi di neve volteggiavano candidi fuori dalla finestra dell'aula di Trasfigurazione.
Pareva stessero ballando, come nella celebre opera di Debussy "The snow is dancing".
Una volta zia Fleur gliela aveva fatta ascoltare, si ricordò Rose Weasley.
Distolse lo sguardo dalla finestra – si era già distratta abbastanza, cosa le avrebbe detto sua madre se non avesse superato i M.A.G.O. con il massimo dei voti? – e tornò ad ascoltare la voce della professoressa McGranitt che spiegava.
"La trasfigurazione umana, come vi ho già ripetuto" stava dicendo indicando con la punta della bacchetta un disegno sulla lavagna che mostrava una donna trasformarsi in un gatto "è la più difficile, per tanto la gente dovrebbe arrivare puntuale SIGNOR POTTER!"
Rose si voltò con un sopracciglio alzato e vide Albus farle l'occhiolino.
Suo cugino era incorreggibile.
"Potrebbe degnarmi di una spiegazione, di grazia?" sibilò la McGranitt, gli occhi grigi minacciosi.
"Una spiegazione, professoressa?" prese tempo il Serpeverde.
La donna lo guardò con sufficienza, rassegnata.
"Cosa c'è che non va nei geni Potter?" domandò, rivolta a nessuno in particolare, sospirando "Lei arriva perennemente in ritardo, proprio come suo padre e suo nonno prima di lei. Perché non riuscite a puntare una maledetta sveglia?"
"Forse..." fece Albus "lei dovrebbe cercare di evitare di avere le sue lezioni in prima ora. La gente arriverebbe sempre puntuale in quel caso"
"Non mi provocare Potter"
Era incredibile come la McGranitt riuscisse a passare dal dare del lei agli studenti che le stavano simpatici al dare del tu a quelli che avrebbe voluto trasfigurare in un qualche animale.
Con Albus – e suo fratello James prima di lui – le due situazioni erano sempre presenti.
Inizialmente la McGranitt parlava con lui dandogli del lei, come avendo la muta speranza che fosse un bravo ragazzo, e poi...
Poi capiva che sperare non serviva a nulla perché se era un Potter c'era un motivo.
Quando Rose vide Albus che apriva bocca per replicare, capì che la sgridata sarebbe andata per le lunghe.
Guardò il suo orologio da polso e vide che mancavano pochi minuti alla fine della lezione.
Poggiò la guancia sul pugno chiuso della mano sinistra e sospirò.
Perché finiva sempre in prima fila?
Non che le dispiacesse, in fin dei conti, poteva seguire meglio la lezione.
Eppure a volte avrebbe voluto sedersi da qualche altra parte, non sempre nel solito banco a destra accanto alla finestra.
Almeno poteva guardare fuori di tanto in tanto, pensò.
Chinò lo sguardo, rigirandosi la piuma tra le dita.
Non aveva mai scritto sui banchi: era cattiva educazione.
Ma per una volta...
Ciao, scrisse.
Certo, perché il banco le avrebbe risposto.
Sbattè un paio di volte le palpebre, mentre i suoi occhi azzurri scrutavano la parte di banco in legno dove la scritta non era più visibile.
Si umidificò le labbra, mentre si metteva dritta e si portava una ciocca di ricci rossi dietro l'orecchio.
Al posto di ciò che lei aveva scritto c'era qualcos'altro.
Hey.
Non appena lesse il saluto, la parola scomparve.
Che strano incantesimo aveva quel banco?
Sto parlando con un banco?, scrisse.
Be' mi hanno insultato in vari modi, ma non mi hanno mai dato del banco, le rispose.
Per tutti i maghi della storia, in cosa si stava immischiando?
Rose si disse che non le importava.
Per una volta avrebbe agito senza pensare alle conseguenze.
Dopotutto, i suoi genitori e suo zio Harry non avevano salvato il mondo magico facendo così?
Scusa, scrisse, pensavo fosse una specie di banco magico.
Stupida, si disse, sono cose da dire?
Che pensiero... singolare, le rispose.
Chi sei?, chiese.
La scritta scomparve.
Proprio in quel momento la campanella che segnava la fine della prima ora suonò.
"Sei in punizione, Potter" concluse la McGranitt "voi altri, andate pure"
Rose guardò con agitazione il banco, mentre si apprestava a mettere le sue cose nella tracolla.
Si alzò e rimise la sedia sotto il banco.
Andiamo..., pensò, scrivi qualcosa!
Stava per andarsene, quando sulla superficie del legno comparve una risposta.
Non è più divertente mantenere un alone di mistero?

Teach me to love | ScoroseWhere stories live. Discover now