V. Abbraccio eterno

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Rose si sedette al solito banco.
Posò la sua borsa sullo schienale della sedia, tirando fuori il libro di Trasfigurazione.
Non credeva che le lezioni sulla trasfigurazione umana fossero così tante, ma di sicuro non poteva lamentarsi.
D'altro canto, era un bene che lei sapesse già tutto sull'argomento, così poteva scrivere al misterioso ragazzo del banco.
Ci sei?, scrisse.
La scritta scomparve subito e Rose sentì qualcosa muoversi nel suo stomaco.
Perchè aspettava così ardentemente una risposta?
In fin dei conti, non sapeva nemmeno chi fosse il ragazzo con cui si stava scrivendo.
Si stava davvero innamorando di qualcuno che nemmeno conosceva?
Hey straniera! Non ti facevi viva da un po', rispose.
Rose si rigirò la piuma tra le dita, mordendosi il labbro come faceva sempre quando era agitata.
Scusa, scrisse, sono stata molto impegnata in questa settimana.
Non c'è problema. Però sai, stavo pensando, io vorrei conoscerti meglio: mi incuriosisci.
Davvero? Comunque vale lo stesso per me.
Sperava con tutto il suo cuore di non combinare un disastro.
Lei non era brava con le relazioni.
Calma Rose, si disse, lui non ha parlato di sentimenti. Vuole solo diventare tuo amico.
Un'amicizia andava più che bene, no?
Raccontami, cosa ti piace fare nel tempo libero?, chiese lui.
La risposta di Rose fu immediata.
Leggere.
Dopotutto, leggere era la sua grande passione, eredità materna.
Immedesimarsi nei personaggi dei libri, vivere le loro avventure... c'era qualcosa di forse più bello?
Anche se segretamente ne covava un'altra: scrivere.
Ma era sempre stata molto gelosa di questa sua passione.
Non faceva leggere i suoi scritti a nessuno, nemmeno Albus.
Erano qualcosa di solo suo.
Al giorno d'oggi sono poche le persone a cui piace, osservò lui, ma a quanto pare io e te siamo fra questi.
Piace anche a te?
Da matti.
Rose sorrise.
Non sapeva perchè, ma si sentiva tremendamente legata a quel ragazzo, pur non conoscendolo.
Parlando di famiglia, invece?, si fece coraggio lei, Che mi racconti?
Ci volle qualche minuto prima che una risposta comparisse sul banco
Rose temette di aver posto la domanda sbagliata.
Dopotutto, era anche figlia di suo padre.
Ci siamo solo io e mio padre, scrisse alla fine.
Tua madre...?
Perchè non sapeva mai mordersi la lingua? – in questo caso frenare la mano, si chiese.
Erano forse domande da fare?
Non erano fatti suoi.
Probabilmente lui non la pensò così perchè le diede lo stesso una spiegazione.
E' morta, quando ero molto piccolo, spiegò, non me la ricordo quasi.
Mi dispiace, rispose lei.
Anche se Rose sospettava che quelle non fossero le parole giuste da dire.
Che senso aveva dire che le dispiaceva?
Quelle due semplici parole – ammesso che lui le predesse sul serio – non avrebbero riportato in vita sua madre.
Invece tu?, cambiò argomento lui.
Vivo con i miei genitori e mio fratello, rispose.
Rimasero in silenzio per un po'.
Torni a casa per le vacanze?, chiese lui.
Fra una settimana, tutti gli studenti che lo desideravano potevano tornare a casa per le vacanze invernali e passare il Natale con la famiglia.
Ma Albus, Rose e Dominique, gli unici della famiglia che erano al settimo anno, avevano deciso di rimanere ad Hogwarts.
Al castello, la sera della vigilia, per chi rimaneva si organizzava sempre un ballo e la famiglia Weasley-Potter non vi aveva mai partecipato.
Essendo il loro ultimo anno, i tre cugini avevano deciso di restare e andarci.
No, rimango qui. Voglio godermi al massimo il castello, visto che dopo giugno non lo vedremo più, rispose.
La penso allo stesso modo, commentò lui, suppongo andrai al ballo di Natale quindi.
Si, per la prima volta in realtà.
Vorresti venirci con me?
Rose spalancò gli occhi azzurri.
L'aveva davvero invitata al ballo?
Si impose di darsi un contegno, come le aveva insegnato sua madre.
Ma quale contegno!
Era appena stata invitata al ballo di Natale dal ragazzo di cui forse si stava innamorando.
Santi numi!
Okay ora sembro Lily, si disse.
Prese la piuma in mano e scrisse.
D'accordo. Ma come faremo a sapere chi sarà l'altro? Non ci siamo mai visti e tu non vuoi dirmi chi sei.
La scritta scomparve.
Ho una soluzione geniale, spiegò.
Ti ascolto, non che possa ascoltarti davvero, in senso metaforico e... be' hai capito.
La spiegazione del ragazzo non faceva una piega.
Era un piano fantastico, degno di un film americano.
Si sarebbero dovuti mettere qualcosa che solo loro due conoscevano, e si sarebbero riconosciuti.
Il punto è: che cosa?, concluse lui.
Già, bella domanda, pensò Rose.
Posò la piuma sul tavolo.
Non potevano fare affidamento su un colore d'abito o un gioiello, dopotutto era un ballo e nessuno poteva sapere con assoluta certezza che ciò che avrebbero scelto non l'avrebbero messo altre persone.
Rose guardò la piuma bianca.
E le venne un'idea.
La piuma con cui ci stiamo scrivendo, scrisse con foga, usiamola come accessorio. Tu potresti metterla nel taschino della giaccia e io tra i capelli. Così ci riconosceremo.
È un'idea fantastica!
Rose sorrise.
Ci vediamo sabato allora, scrisse.
Sto già contando i minuti, rispose lui.

Teach me to love | ScoroseWhere stories live. Discover now