X. L'ordine naturale delle cose

3.1K 208 31
                                    


A Rose piaceva camminare.
A molte persone, suo cugino Albus per fare un esempio, non piaceva.
La loro idea era "Se abbiamo dei mezzi di trasporto come le scope, le automobili o i Thestral, perchè camminare?".
Lei avrebbe risposto che camminare aiutava a liberare la mente.
Era come un modo di mettersi a contatto con la natura, sentire letteralmente la terra sotto i piedi.
E perfino Claire Fraser doveva essere dello stesso parere, perchè l'aveva invitata a fare una passeggiata.
Rose però, che era sempre stata brava a studiare le persone, a capire i loro pensieri e i loro sentimenti, sapeva che c'era qualcosa sotto.
Temeva che il medico le avrebbe voluto fare un sacco di domande sulla sua vita e, cosa più preoccupante, su Scorpius.
"Quindi sei inglese?" le domandò, con un sorriso gentile.
Rose la guardò forse per la prima volta.
Era alta e aveva un portamento da nobildonna.
Un'unica ciocca grigia striava i suoi capelli scuri, ricci e voluminosi raccolti in una crocchia alta.
Il viso aveva delle piccole righe, dovute all'età – doveva essere sulla cinquantina.
Gli occhi, infine, castani come il legno di una quercia, erano animati da intelligenza e da sicurezza.
Aveva tutte le caratteristiche di una donna che sapeva il fatto suo.
Ed era strano, pensò Rose, che una donna del diciottesimo secolo avesse quello sguardo.
"Si, signora Fraser" rispose.
L'altra rise.
"Oh ti prego chiamami Claire" le consigliò.
Rose annuì.
"Sai" continuò Claire "anche io sono inglese. Ebbene, forse dovrei usare il passato"
"Il passato?"
"Jamie è scozzese ed essendo mio marito, lo sono anche io"
"Non conoscevo questo particolare delle Higlands"
Claire sorrise, come se pensasse ad eventi antichi.
Come se stesse ricordando qualcosa.
Il suo sorriso era nostalgico, malinconico.
"Sai" continuò "io e Jamie vivevamo al castello di Leoch, sede del clan dei Mackenzie, tanti e tanti anni fa. Quando gli scozzesi erano in contrasto con gli inglesi, ai tempi delle Giubbe Rosse"
"Il signor Fraser ha combattuto nella battaglia di Culloden?"
Solo perchè studiava da sette anni in una scuola di magia, non significava che Rose non conoscesse un minimo di storia.
Gli occhi castani della donna si scurirono e la rossa capì di aver posto la domanda sbagliata.
"Si" rispose lei, alla fine "ed è sopravvissuto, grazie al cielo"
Le due rimasero in silenzio per un po', continuando a camminare sulla coltre innevata.
"Ricordo, quando mi stavate curando, che mi avete parlato di vostra figlia" osservò Rose, esitante.
Aveva paura di toccare un altro tasto dolente.
Claire annuì e un lieve sorriso le spuntò sulle labbra.
"Brianna" rispose.
"Posso chiedere dove si trova ora?"
"A Boston, in America, dalla zia di Jamie"
Rose la guardò per un istante.
Non riusciva a credere alle parole di Claire.
Non sapeva perchè, ma c'era un non so che nel suo tono di voce che le faceva dubitare della veridicità di esse.
Decise però di non chiedere null'altro: dopotutto, non erano fatti suoi.
"Ma parliamo un po' di te" riprese Claire in tono allegro "tu e Scorpius siete promessi sposi?"
Rose si guardò l'anulare destro, dove vi era l'anello dei Malfoy.
Una M si trovava al centro, circondata da spine.
Aveva sempre pensato che il simbolo fosse perfetto per loro: le spine indicavano pericolo.
Come se i Malfoy fossero abituati a repingere le persone, per non ferirle.
O per non venire feriti.
Scorpius glielo aveva dato il giorno prima, dicendole che avrebbe contribuito a mantenere fede alla loro recita.
Era usanza, in quell'epoca, che la promessa sposa, prima del matrimonio, ricevesse l'anello della famiglia del promesso sposo come pegno d'amore.
"Si" rispose, cercando di mostrarsi a suo agio "è ancora un novità per me, in verità"
Claire la incitò a continurare.
"Vedete, Claire, lui mi ha chiesto la mano solo qualche gionro fa. Dovevamo andare dai suoi parenti poprio per questo, per cominciare ad organizzare il matrimonio"
"Quando intendete riparitire?"
Bella domanda, pensò lei.
"Ancora non lo so" rispose "sarà Scorpius a decidere la data, naturalmente"
Rose si ritenne fiera di sè.
Sapeva che, in quell'epoca, le donne erano considerate oggetti.
Era il marito ad avere il comando.
Tutte le scelte spettavano a lui.
Era una cosa ingiusta, ma purtroppo l'emancipazione delle donne sarebbe avvenuta di lì a qualche secolo.
E lei aveva detto apposta quella frase che implicava Scorpius come padrone, perchè era quello che ci si aspettava una brava signorina del diciottesimo secolo dicesse sul proprio promesso sposo.
Claire, eppure, trattenne una smorfia.
"Non dovrebbe essere Scorpius a prendere questa decisione" replicò "anche tu puoi avere voce in capitolo"
Rose la guardò con tanto d'occhi.
Questo non era assolutamente un pensiero da donna del diciottesimo secolo.
Claire Fraser doveva avere una mentalità davvero molto avanti.
"Ebbene" continuò la donna, leggermente nervosa "io sono una terribile curiosona. Posso sapere come vi siete innamorati, se non sono troppo invadente?"
La ragazza fece un sorriso mesto, mentre si arrovellava per creare una storia convincente.
Poi, decise che avrebbe detto la verità.
O, per lo meno, la verità della storia dal suo punto di vista.
"E' successo così in fretta... anche se così lentamente" ammise alla fine.
"Scusa, ma credo di non capire" osservò Claire, un sorriso divertito in viso.
Rose fece una risata nervosa, poi un respiro profondo.
"D'accordo" disse "ci conoscevamo da un sacco di anni, ma non eravamo mai andati d'accordo. Avete presente quando due persone non riescono ad evitare di stuzzicarsi a vicenda? Noi due eravamo così. Credevo di odiarlo"
"Poi?"
"Poi mi sono resa conto che forse eravamo più simili di quanto volessi ammettere e che forse mi ero innamorata di lui"
Rose rimase in silenzio per qualche istante, aspettando che la donna dicesse qualcosa.
"Non dite nulla?" le chiese, sperando di non risultare sgarbata.
Claire le fece un sorriso sincero, scrollando le spalle.
"Non c'è nulla da dire" rispose.

Teach me to love | ScoroseWhere stories live. Discover now