IX. Nove muse

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I tenui raggui del sole mattuttino colpirono il viso diafano di Rose che aprì gli occhi.
Si guardò intorno, inizialmente confusa, mentre piano piano i ricordi dei giorni precedenti la investivano.
Ricordò Craigh na' Dun, ricordò le ore passate tra la neve con Scorpius per raggiungere Edimburgo, ricordò la sensazione di freddo che le penetrava nelle ossa.
Poi più nulla.
Era in una piccola stanza – probabilmente in una locanda – e dalla finestra che aveva sulla sinistra riusciva a scorgere il sole alto in cielo.
Doveva essere mezzogiorno, pensò.
Quanto aveva dormito?
Ricordava solo di essere svenuta ad un certo punto, ma il sole stava già calando in quel momento, quindi doveva essere stato pomeriggio.
Probabilmente aveva dormito quasi un giorno.
Uscì dalle coperte e vide Scorpius, su una poltrona di pelle.
Dormiva, con la mano posata sotto la guancia come un cuscino, la testa posata sul bordo della poltrona.
Pareva un angelo, il viso completamente vulnerabile.
Nessuna traccia della solita arroganza, della solita superiorità.
Niente di niente.
Pareva un ragazzo normale.
"Perchè non sei così anche da sveglio?" sussurrò.
Temette che l'avesse sentita, perchè si agitò nel sonno e mugugnò qualcosa.
Continuò a dormire.
Rose fece un sospiro di solievo e scosse la testa.
Vide che sulla sedia accanto al letto vi era un lungo abito sui toni del blu.
Constatò che pareva abbastanza pesante e ne fu felice, perchè di freddo non ne voleva assolutamente sapere.
Pensò che fosse una gentile concessione della donna che l'aveva curata – Claire, si ricordò.
Vide che in un angolo della stanza c'era un separè color ambra e lei vi si recò dietro, lanciando un'occhiata a Scorpius.
Armeggiò con il corsetto madreperlaceo e si mise all'opera per mettersi tutti gli strati dell'abito.
Le donne di quell'epoca – era indecisa tra il diciannovesimo e diciottesimo secolo, avrebbe dovuto indagare – quanto tempo ci mettevano ogni mattina per prepararsi?
Rose ci mise una mezzora buona.
Uscì, lisciandosi le pieghe dell'abito.
Scorse sul comodino accanto al letto, che prima non aveva notato, un giornale.
Lo prese tra le mani, cercando avidamente con gli occhi azzurri dei numeri.
Ogni giornale era datato giusto?
Finalmente, riuscì a scorgere una data.
Doveva essere vecchio di qualche gionro, ma questo non fu un problema.
In alto, lesse: Gennaio, 1766.
Lo lasciò cadere a terra, le mani che le tremavano.
Sapeva che erano finiti nel passato, ma aveva ancora una piccola speranza che forse fosse tutto un brutto scherzo.
Ma l'abito e la data glielo confermarono.
Rose si sentì la bocca asciutta e ebbe improvvisamente bisogno di prendere aria.
Fece dei respiri profondi e corse a spalancare la finestra, ma nemmeno quello l'aiutò.
Guardò Scorpius per un solo istante e poi corse fuori dalla camera.
Scese le scale e ignorò l'oste che le urlava dietro qualcosa.
Si scaraventò fuori dalla porta della locanda. dove la fredda aria scozzese le sferzò il viso.
I ricci rossi le incorniciarono il viso, ma Rose continuava a sentirsi soffocare.
Si guardò intorno e il mondo le parve vorticare.
Stranamente, la piazza innevata davanti alla locanda era deserta.
Probabilmente tutti si trovavano nelle proprie case a pranzare con la famiglia.
Crollò a terra, l'abito blu che si bagnava a contatto con la neve, allargandosi intorno a lei.
Strinse le mani a pugno, sperando che il gelo le schiarisse i pensieri.
In cosa diavolo si era cacciata?
Perchè lei e Scorpius non erano tornati subito al castello?
Come avrebbero fatto a tornare a casa?
"Signorina?" una voce esitante si levò di fronte a lei "State bene?"
Rose alzò lo sguardo e puntò i suoi occhi azzurri in quelli altrettanto chiari del ragazzo che aveva di fronte.
Doveva avere sedici anni, suppose, più o meno la sua età.
I capelli biondi, più lunghi del normale, erano legati in una coda bassa.
La guardava esitante, mentre le porgeva una mano.
Lei l'accettò e si fece tirare su.
"Avete avuto un mancamento?" chiese "Mia zia è un medico perciò se avete bisogno di aiuto..."
Rose scosse la testa, ancora stordita.
"Che sbadato, non mi sono nemmeno presentato" continuò il ragazzo, un sorriso di scuse "sono Ian Murray"
"Rose Weasley" balbettò lei.
"E' un bellissimo nome"
Stranamente, tra i due, quello che arrossì fu Ian, come se si fose spinto troppo oltre.
Rose si schiarì la voce.
"Io... forse dovrei tornare nella locanda e mangiare qualcosa..." sentì lo stomaco brontolare in cenno di assenso.
"Vi accompagno"
Le porse il braccio e lei l'assecondò.
Percorsero qualche metro in direzione della locanda, mentre Ian faceva qualche commento sul tempo.
Ma Rose non lo stava ascoltando.
Non appena aprirono la porta della locanda, si imbatterono nella figura di Scorpius.
Era vestito come il giorno prima, con la camicia bianca e i pantaloni neri, però senza la cravatta verde-argento.
Quando vide Rose i suo occhi si illuminarono di sollievo, ma non appena notò la vicinanza con Ian, si accigliò.
"Rose!" esclamò, con finto tono allegro "finalmente ti ho trovata. Mi hai fatto spaventare, avresti dovuto almeno lasciare un biglietto!"
Senza che lei potesse aggiungere altro, le prese la mano e la portò al suo fianco, mettendole poi un braccio intorno alla vita.
"Grazie di cuore per aver accompagnato la mia fidanzata di nuovo qui, signor...?"
Ian parve imbarazzato e deluso, come se non si aspettasse che la sua nuova amica fosse fidanzata.
Non che Rose ne fosse al corrente fino a qualche secondo prima, per essere precisi.
Che diavolo aveva in mente il giovane Malfoy?
"Murray" balbettò.
"Signor Murray" Scorpius gli sorrise "ebbene, se non vi dispiace noi ora andremo a pranzare..."
"Ian!" una donna lo raggiunse, posandogli una mano sulla spalla "Vedo che hai conosciuto Scorpius e Rose"
Claire sorrise ai due, poi si rivolse alla ragazza.
"Sono felice di vedere che stai bene" le disse e l'altra sorrise di rimando.
"Ehm si zia Claire..." annuì il ragazzo "ho dato una mano alla signorina Weasley..."
La donna gli sorrise e poi guardò dietro di loro.
Rose notò chiaramente Il suo sguardo castano illuminarsi, proprio come accadeva a quello di sua madre quando vedeva suo padre.
Per questo, capì che dietro di lei c'era la persona che Claire più amava al mondo.
Anche Ian seguì il suo sguardo e sorrise.
"Zio Jamie!" esclamò e superò i due maghi.
La donna mise le braccia sotto il seno, lo sguardo autoritario.
"Non voglio sentire storie" premise "voi due siete pallidi ed emaciati e dovete mangiare. Quindi vi unirete a me, mio nipote e mio marito. Naturalmente offriamo noi"
Scorpius fece un sorriso mesto.
"Abbiamo scelta?"
Claire scosse la testa, con un sorriso che le spuntava sulle labbra sottili.
"D'accordo" acconsentì Rose.
La donna li guidò verso un tavolo – il più isolato – dove sedevano Ian e un uomo con i capelli rossi.
Quest'ultimo si alzò in piedi e porse la mano a Scorpius.
"Buongiorno" disse, sorridendo, con un marcato accento scozzese "sono James Fraser"
"Scorpius Malfoy" si presentò lui e poi indicò la rossa "lei è la mia fidanzata, Rose Weasley"
Jamie si voltò verso la ragazza e le fece un perfetto baciamano.
"Vi unite a noi?" chiese.
"Si" ripose la giovane Weasley "Claire ce lo ha imposto"
"Ordini del medico" si difese lei.
All'uomo brillarono i vivaci occhi azzurri.
"Sassenach" la riprese con affetto "quante volte ti ho detto che non devi imporre alla gente ciò che deve fare?"
"Da che pulpito, Jamie!"
Rose fece un sorriso triste.
Quei due le ricordavano terribilmente i suoi genitori.
E questo la intristì.
Sentì una morsa nello stomaco e tutta la fame che aveva le passò.
Le mancavano tremendamente, così come Albus.
Si sedette accanto a Claire e si costrinse a mangiare qualcosa, altrimenti sarebbe svenuta.
"Allora" iniziò Jamie, con un pezzo di pane nelle grosse mani "cosa vi porta ad Edimburgo? Claire mi ha raccontato cosa vi ha fatti arrivare a lei"
Rose si sentì la bocca asciutta.
Per fortuna, Scorpius doveva aver studiato una risposta durante la notte, perchè prese a spiegare tranquillamente.
"Io e Rose eravamo in viaggio verso Edimburgo, per passare la stagione invernale da alcuni miei parenti" disse, tagliando la  carne "purtroppo dei vili ladri hanno attaccato la nostra carrozza e ci hanno rubato di tutti i nostri averi"
"Come?" si interessò Ian.
"Prendendo la carrozza naturalmente" rispose il Serpeverde, guardando accigliato il ragazzo "e gettandoci fuori da essa"
Tornò a rivolgersi ai coniugi Fraser.
"Così io e Rose siamo stati costretti a proseguire a piedi e da lì sapete com'è andata"
Rose annuì, lanciando una veloce occhiata di ammirazione a Scorpius.
Si era invetato una storia davvero credibile.
"La cosa importante è che non vi abbiano fatto del male" disse Claire, sorseggiando il vino.
"Però non volete denunciarli?" domandò Jamie "Insomma, sono ladri, vanno giustiziati"
Scorpius alzò una mano come per scacciare una mosca.
"Non ce n'è bisogno, in realtà non hanno rubato poi molto" spiegò "inoltre sarebbe difficile rintracciarli, è passato più di un giorno"
"Davvero se voi voleste..."
La donna posò una mano sul braccio del marito, con uno sguardo eloquente.
Lui sospirò e annuì.
"Scusatemi" si rivolse alla coppia "sono stato invadente"
Rose scosse la testa.
"Non vi preoccupate, signor Fraser" gli sorrise "apprezziamo l'interessamento"
"Chi vuole altro pane?"

***

La porta sbattè dietro le spalle dei due maghi.
"Cosa ti è saltato in mente?" gridò Rose.
Scorpius la guardò senza capire.
"Weasley, io stavo mangiando" rispose "perchè mi hai fatto alzare da tavola e mi hai portato qui?"
Lei si avvicinò a grandi passi verso di lui.
"Oh poverino!" sibilò con sarcasmo "Stava mangiando!"
"Weasley..."
Rose si passò le mani tra i capelli.
"Perchè?" chiese "Perchè lo hai fatto?"
Scorpius le prese il polso, bloccandola.
"Fatto cosa?"
"Hai detto che siamo fidanzati! Come ti è saltato in mente?"
Lui fece una cosa che la fece innervosire ancora di più.
Scoppiò a ridere.
Una risata liberatoria, fragorosa e allegra.
La Grifondoro avrebbe tanto voluto fargliela scomparire a suon di schiaffi.
Ma una piccola parte di sè – nei meandri più profondi della sua anima – si rese conto che quella risata la rendeva felice.
Forse perchè era rara.
Si, era quella la risposta corretta.
Scorpius sembrava trovare tutto buffo, ma non rideva mai veramente.
Ora, invece, lo stava facendo.
"Be' l'ho fatto per salvarci il didietro" rispose, mentre un sorriso gli aleggiava ancora in volto.
"Per salvarci il didietro?" ripetè Rose "E come, di grazia?"
Scorpius si sedette sulla poltrona vicino alla fienstra, la stessa su cui aveva dormito quella notte.
"Claire ci avrebbe chiesto spiegazioni" spiegò, ovvio "e non potevamo certo dire di essere fratelli. Le hai notate anche tu le nostre differenze fisiche, vero?"
"Potevamo dire di essere amici!"
"Sicuro, perchè nel diciottesimo secolo è assolutamente comune che un ragazzo e una ragazza girino insieme senza essere parenti o promessi sposi"
"Quindi ora ti aggrappi alla decenza?" Rose gli riservò un'occhiataccia "Decenza che non hai mai avuto in diciassette anni di vita?"
"Non c'è bisogno di essere maleducati, Lentiggini"
Lei lo ignorò andando alla finestra.
Osservò per un istante il cielo nuvoloso, ricco di nuvole cariche di neve.
Avrebbe dato tutto quello che aveva per essere nel suo dormitorio a scherzare con Alice oppure a fare una ronda – anche se la mattina dopo avrebbe avuto occhiaie davvero profonde – in giro per Hogwarts insieme ad Albus.
E invece era bloccata nel diciottesimo secolo, ad Edimburgo, insieme a Scorpius inchinatevi-ai-miei-piedi-perchè-sono-magnifico Malfoy.
Si portò le dita alle tempie, massaggiandole.
"Potevi almeno avvisarmi" disse infine, in tono stanco "chiedermi se fossi stata d'accordo con questa pagliacciata"
Scorpius la guardò.
"In realtà non era un'idea premeditata" ammise "forse... potrebbe essermi venuta in mente quando ti ho vista con Ian"
Rose non potè impedirsi che un sorriso le facesse capolino sulle labbra rosee.
Ma lui non poteva vederlo, poichè lei era girata di spalle.
"Eri geloso, Malfoy?" lo sfidò.
Scorpius esitò solo per un secondo, poi sbuffò.
"Certo che no" rispose, in tono piatto "le migliori idee mi vengono quando ti vedo in difficoltà, Weasley. Prendo ispirazione da te, non ne sei onorata?"
"Quindi sono diventata una delle nove muse greche? Chi, Melpomene, quella della tragedia?"
"Non ti illudere troppo, Lentiggini"
Rose scrollò le spalle, continuando a guardare fuori dalla finestra.
Il suo sorriso non vacillò nemmeno per un istante.

Teach me to love | ScoroseWhere stories live. Discover now