Capitolo 3

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Ecco qui la mattina. Ho dormito come un sasso, mi è sembrato di essere in letargo da quanto profondo era il sonno.
Rimbalzo sul letto e mi siedo fissando il vuoto.
«Martedì mattina, la temperatura sembra buona.» Sospiro.

«Ah Cosa metto? Cavolo...potevo preparare tutto già ieri sera. Non imparo mai. Mi sarei risparmiata l'indecisione di mattina.» Borbotto mentre cerco di alzarmi dal letto con tutti i capelli scompigliati.

«Ben altro che capelli decenti, sembro aver finito una maratona.» Mi scruto allo specchio con gli occhi socchiusi.
Decido di mettere su una gonna a ruota color rosso vino e un maglione nero con sopra un capotto altrettanto nero, in fine come tocco di eleganza una collana oro con la mia iniziale, regalato da mio padre.
I capelli raccolti in una bella coda alta, un leggero strato di trucco e voilà!

«Pronta!» Prendo al volo la mia borsa nera, non scordandomi delle chiavi.
Dopo dei passi frettolosi verso la porta d'ingresso ritorno in dietro camminando all'inverso.

«Mai lasciare la casa senza il profumo.» Spruzzo il body mix alla vaniglia su collo e polsi aspirando il buon odore con il sorriso.
Oggi fuori è mite grazie al sole che quasi abbagliante riscalda ogni pelle che passa sotto i suoi raggi.
Prendo il mio pullman che inaspettatamente è arrivata più presto del solito. Metto su le auricolari guardando fuori dalla finestra.

«La la na na mh mh...» Canticchio.

«Vedo che ancora una buona parte della gente non si è ancora stancata di questa canzone. Lo sento da per tutto.» Si siede un ragazzo vicino a me. Mi giro parzialmente offesa.

«Tu sei il ragazzo di ieri, sei entrato tardi dopo Larry...» Mi ricordo.

«Si. E tu la nuova studentessa ricordo. Come potrei dimenticare, ti avevo beccato squadrarmi. Ti dispiace smettere di canticchiare? Mi disturba.» Mi chiede deciso, con un'espressione ferma.

"L'aveva notato. In questo momento vorrei essere un oggetto, uno qualsiasi." Penso.

«Okay.» Rispondo.

«Grazie.» Si volta.

Guardando meglio, da vicino i suoi occhi ha delle piccolissime sfumature di arancione all'interno.

«Raro.» Penso a voce alta, mentre lo fisso.

«Cosa?» Mi guarda.

«Cosa?» Colta in pieno mi agito.

«Mi stai imitando?» Socchiude gli occhi.

«N-No?» Non riesco a formulare una frase con un senso.

"Cosa mi prende, mi sono morsa la lingua?" Mi gratto un sopracciglio.
Il ragazzo continua a fissarmi aspettando una mia risposta.

"Mannaggia."

«No è che...per caso stai usando delle lenti a contatto?» Dico l'unica cosa saltato per la testa, ma lui mi guarda confuso.

«Probabilmente no...vedo.» Borbotto tra me stessa.

«Si li uso a volte. Tranquilla puoi chiedere.» Replica con un sorriso.

"Che sollievo, sa sorridere."

«Come ti chiami?» Si incuriosisce.

«Sono Eril.» Mi giro verso di lui.

«Interessante. Sai che il tuo nome è Greco? vuol dire incantatrice.»

«Sul serio?» Formo una smorfia.

«Il nome deriva dalla bella donzella Erilia, nei tempi una donna considerate una "rapinatrice di uomini".» Sta al gioco formando un'espressione seria.

Mi passi a prendere?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora