Capitolo 5

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«Eril...» Mi ricambia l'abbraccio accarezzandomi la schiena con entrambe le mani.

«Così mi fai preoccupare,
entra e dicci tutto!» Mi accoglie dentro casa aprendo completamente la porta senza staccare la mano dalla mia schiena, per poi chiudere la porta alla nostre spalle. Ci direzioniamo in salotto dove mio padre ordina la cena sul tavolone di legno, fischiettando beatamente.

«Eril finalmente, sei in tempo per la deliziosissima cena preparata da me, ho preparato la pasta al pesto. Si già lo so è l'unico pasto che so fare meglio al momento...
ma tesoro, prometto di imparare di più! Magari da tua madre, è molto più brava di me.»
Sorridente, continua a preparare i piatti sul tavolo.

«Ei, che succede?» Si ferma rendendosi conto della serietà nell'atmosfera, posa l'ultima forchetta e ci scruta preoccupato.

«Lo vorrei sapere anche io tesoro.» Mia madre mi invita a sedermi spegnendo la televisione, mentre mio padre si avvicina. Guardo di lato e poi in basso. Fissando le mie dita torturarsi dall'ansia. Mio padre si china in basso al livello delle mie ginocchia e mi sposta una ciocca dietro l'orecchio incoraggiandomi di parlare.

«Ecco...» Prendo un respiro profondo prima di iniziare. Raccontando tutto nei minimi dettagli senza tralasciare il gesto coraggioso di Larry.

"Sono i momenti così che mi ricordano la fortuna che ho ad avere genitori parecchio interessati al mio benessere." Guardo la mano di mia madre stringere la mia.

Più tardi alle due di sera; Io e i miei genitori siamo accomodati sul divano del salotto, io mi ritrovo in mezzo e loro ai miei lati, proprio come ai vecchi tempi, quando ero una bambina. Quando sul lettone matrimoniale mi addormentavo con i miei genitori ai miei lati come delle guardie, assicurandosi che i mostri che credevo fossero sotto il letto non mi trascinassero via.

«Mi addolora profondamente ciò che è successo. Povera mia dolce bambina. Ti ricordi il volto dell'uomo? Perché se è così sarà nei casini, lo garantisco! Dobbiamo esporre denuncia.» Mio padre afferma con serietà.

«No. Non ricordo bene...ma i suoi occhi erano davvero raccapriccianti.» Rabbiosa, stringo femamente la coperta che tengo sulle ginocchia senza accorgermene.

"E se Larry non fosse arrivato? Cosa sarebbe successo." Mi acciglio.

Mia madre mi guarda rattristita, sposta lo sguardo su mio padre e gli fa cenno di precedere in camera.

«Ti voglio bene.» Mio padre si alza, mi bacia sul capo e si dirige in camera.

«Eril, se hai bisogno per qualsiasi cosa ci siamo e ti sosteniamo. Se non te la senti di andare a scuola puoi stare a casa per questa settimana. Tanto sei avanti con i studi, voglio dire...» Mi prende per il viso accorata.

«Mamma grazie, ma io c'è la farò a superare questa trauma. È cosi. Quindi, domani andrò e mi presenterò al college. E sai il motivo che mi spinge a farlo? Perché voglio essere determinata e coraggiosa esattamente quanto lo sei tu.» Le regalo un sorriso sincero, sul mio viso a dir poco stanco. Mia madre troppo emozionata per dire una parola mi abbraccia.

Alle 00:30 am

Nella bel mezzo della notte mi ritrovo sul mio letto ancora sveglia. Prendo il cellulare che senza esagerare, quasi mi acceca la vista visto la luminosità estremamente alta.

«Ah!» Stringo gli occhi dal fastidio.

«Ho un messaggio.» Sblocco lo schermo.

«Buonanotte Eril.» Leggo ad alta voce il messaggio inviato da Larry a me.

"Oggi ha fatto anche più di quanto doveva. Non so come ringraziarlo." Penso.

Mi giro a destra dove si trova la finestrella della camera. Subito mi ritrovo il raggio della luna sfiorare il mio viso con delicatezza. Lo ammiro brillare. È assai abbagliante quanto una grande luce su un palcoscenico.

Mi passi a prendere?Where stories live. Discover now