SPAGNA (AU age regression): The Ice-Cream-Man

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«Ti annoierai a morte» avevano detto i compagni di scuola, quando Sebastian aveva raccontato loro quali fossero i suoi programmi per il weekend.

Si sbagliavano di grosso, pensando che nessun bambino di sette anni potesse trovare piacevole trascorrere il proprio tempo a Montmelò, dove si svolgeva il gran premio di Formula 1, portato con sé dalla madre che lavorava per la McLaren. Certo, gli uomini vestiti di arancione non erano molto soddisfatti del fatto che Sebastian se ne stesse rintanato nel retrobox indossando una maglietta e un cappellino della Ferrari, ma era in buona compagnia.

«Sarai costretto a rimanere da solo per tutto il fine settimana» aveva osservato qualcuno, a scuola. «Non avrai niente da fare.»

Nessuna delle due affermazioni corrispondeva al vero, dal momento che Sebastian era in compagnia del figlio di uno degli ingegneri del team, anch'esso un piccolo trasgressivo, seppure dai gusti meno raffinati. Portava infatti una maglietta della Mercedes e indossava un cappellino dai colori strani che rimandava al team stesso.

Davanti ai rispettivi genitori si erano comportati ovviamente da bravi bambini, ma avevano altri piani in mente.

Lewis gli fece un cenno.

«Andiamo?»

Era tutto perfettamente pianificato, si trattava di fuggire dal retrobox, approfittando della distrazione dei membri del team, e di andare a cercare nel paddock i loro idoli.

Sebastian scattò verso l'uscita, ma Lewis lo trattenne.

«Aspetta, stai dietro di me.»

«Perché dovrei stare dietro?»

«Perché io sono già venuto altre volte, so come muovermi. E poi mi piace stare davanti. Se fossi un pilota, mi piacerebbe vincere sempre, come fa Bottas. Anzi, mi piacerebbe vincere perfino di più di Bottas.»

Sebastian scosse la testa, esasperato.

«Non puoi stare sempre davanti, ogni tanto devi lasciare qualcosa anche agli altri!»

«Niente affatto» obiettò Lewis. «L'idea di vincere mi piace di più di quella di arrivare dietro agli altri.»

Era un'ovvietà e c'era un solo modo in cui Sebastian poteva contrastare quelle parole.

«Se fossimo entrambi piloti, il mio obiettivo sarebbe vincere più di te.»

Lewis ridacchiò.

«Come no.»

Quelle parole fecero indispettire Sebastian.

«Se fossi in Ferrari al posto di Raikkonen, vincerei molte più gare.»

«Secondo me andresti comunque più piano di Leclerc.»

«Io dico di no.»

«Io invece dico di sì.»

«Fatti fottere, Lewis.»

«Sei ancora piccolo per parlare a questo modo!» replicò Lewis. «Tua madre sa che dici le parolacce?»

«E tu perché non badi ai fatti tuoi?» ribatté Sebastian. «Hai solo otto anni, non sei poi così tanto più grande di me.»

«Però non sono io quello che dice parolacce.» Lewis allungò una mano verso la visiera del cappellino di Sebastian e gliela tirò giù, davanti agli occhi. «Avanti, andiamo a vedere se riusciamo a incontrare Ocon? Volevi dirgli che stai dalla sua parte quella volta della rissa con Verstappen o sbaglio?»

Quelle parole fecero ritornare Sebastian in sé. L'affronto che il pilota francese aveva subito nel corso della stagione precedente lo faceva imbestialire, non riusciva a sopportare l'idea che Verstappen si comportasse ancora come un bullo delle elementari, per intenderci, quelli che Sebastian metteva sempre a tacere con insulti in tre lingue diverse.

Le Cronache dei VetteltonWhere stories live. Discover now