BONUS (Random): Hunger Games

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[Fan fiction al presente e in prima persona in quanto ispirata, seppure in modo molto trash, al romanzo]

Mi appoggio alla porta e penso che, non appena tornerò a casa, provvederò a scrivere un tutorial per sopravvivere agli Hunger Games. La mia permanenza nell'Arena è stata piuttosto tranquilla, fino a questo momento: quando siamo arrivati, mi sono diretto verso le toilette.
Ho preso fuori un foglio che tenevo in tasca, su cui stava scritto "WC guasto" e l'ho attaccato a una delle porte. Poi mi sono infilato dentro, mi sono chiuso a chiave e ho atteso che i miei avversari si trucidassero a vicenda.
Ho sentito le campane rintoccare tante volte, annunciando la morte dei miei compagni di sventure. Siamo i Tributi di questa edizione e c'è una cosa che non mi torna. I tributi sono tasse e, se facciamo il possibile per non pagarle, perché dobbiamo pagare con la vita al solo scopo di "dare spettacolo"? Potevamo farlo gareggiando oppure prendendo parte a eventi virtuali, quelli in cui Charles vince.
A proposito di vittorie, è da un po' che non suonano più campane, mi viene il dubbio che siano tutti morti, quindi corro il rischio, apro la porta e mi addentro nell'Arena.
Assisto a una scena terribile: due ragazzini innocenti si trafiggono a vicenda con le lance che tengono in mano e stramazzano al suolo in un lago di sangue, a meno di due metri da me. Che orrore, preferirei stare in una macelleria.
Vorrei provare a soccorrerli, ma sono disgustato e le campane stanno già suonando. Povero Charles, povero Max, perché si sono piegati alle volontà di questo macabro campionato per aspiranti serial killer?
Poi, all'improvviso, qualcuno mi posa una mano su una spalla.
Sussulto.
Qualcuno è venuto a uccidermi e per un attimo mi chiedo se sia Nico del Distretto Pensionati. Mi faceva sempre tante linguacce quando ci vedevamo. Poi mi ricordo che ho visto Nico morire guardando dalla serratura del bagno: gli è stato teso un agguato da Daniel, che gli ha messo le proprie scarpe sotto al naso. A quel punto Nico è scappato ed è inciampato. Si è spaccato la testa sbattendola sulla sedia sdraio di Fernando del Distretto Le Mans. Fernando, invece, deve essere morto colpito a tradimento da qualcuno del distretto GP2.
Mi giro lentamente.
Mi trovo a tu per tu con Sebastian e non riesco a credere a questa situazione surreale.
"Cos'è successo?" gli chiedo. "Perché non sei morto? Come hai fatto a sopravvivere fino a questo momento?"
Sebastian mi rivela il suo trucco segreto.
"Mi sono chiuso in bagno."
Non riesco a crederci, abbiamo pensato alla stessa cosa, un po' come se fossimo anime gemelle.
Non ho mai pensato a tutto questo, non sul serio, almeno, e poi non è il momento: siamo due poveri disperati, abbiamo visto entrambi i nostri colleghi lasciarsi trascinare in questa misera trappola.
Una voce ci avverte: "Siete gli ultimi rimasti. Uno di voi sarà il vincitore, mentre l'altro morirà."
Mi gratto le parti intime.
A quel punto lo sento, qualcosa di duro... e no, non è quello che potreste pensare voi lettori.
Mi ricordo all'improvviso del pugnale che mi sono nascosto nelle mutande e lo prendo in mano... sempre il pugnale, intendo.
So cosa dovrei fare.
Dovrei colpire Sebastian con il pugnale ed essere proclamato vincitore.
Deve essere facile, mi dico, dopotutto ho vinto oltre ottanta volte, anche se in quei casi si trattava solo di essere più veloce degli altri e di tagliare il traguardo.
Sento le lacrime pizzicarmi gli occhi.
Io sono fatto per questo: per essere più veloce e per umiliare i miei avversari al volante.
Confido a Sebastian: "Non ho mai ucciso nessuno da quando sono qui."
"Nemmeno io" risponde Sebastian. "Mi sono nascosto, sperando di essere l'ultimo sopravvissuto. Purtroppo non ha funzionato."
Maledizione, abbiamo avuto la stessa idea...
Scuoto la testa.
"Poveri nostri adorati colleghi, trasformati in assassini spietati quando bastavano solo dei duelli e dei sorpassi e delle vittorie di vetture rosse."
Sebastian mi guarda senza capire.
"Cosa significa?"
"Assassini spietati? Duelli e sorpassi? Quale concetto non comprendi?"
"Le vittorie di vetture rosse. Non so cosa siano."
"Non fa niente, sono ancora più surreali di questi Hunger Games."
Sebastian pare rassicurato.
Poi gli occhi gli cadono sul mio pugnale.
"Immagino che dovrai uccidermi."
"Oh, sì, dovrò ucciderti" ammetto, ma cerco un modo per tergiversare. Alzo gli occhi al cielo. "Guarda che belle stelle."
"È giorno."
"Dicevo per dire."
Maledizione, e adesso cosa mi invento? Dovrò ucciderlo davvero e non è il modo in cui speravo di uscire dagli Hunger Games. Oppure potrei farmi uccidere, anche se mi scoccia, perché ho ancora tante cose da fare.
Sento che sto per scoppiare a piangere. Perché siamo stati condannati a un destino così crudele?
Sbatto la testa contro al muro. Anzi, contro al nulla, perché non c'è un muro.
"Avanti, falla finita" mi ordina Sebastian. "Quello che ho visto dalla finestra del bagno nelle ultime ventiquattro ore è talmente disgustoso che non me ne importa niente di morire." Scoppia a piangere e si dispera. "La bottiglia di vodka di Kimi ha avuto un effetto boomerang ed è tornata indietro dopo un lancio, andando a pezzi e trafiggendolo. Credo che sia morto dissanguato. Non pensi che tutto questo sia tremendo?"
Lo penso anch'io e vorrei abbracciarlo.
"Sbrigatevi, non vorrete fare notte" ci intima la voce del terribile gestore di questo macabro evento. "La gente vuole vedere il sanguehhhh e si aspetta che abbiate il coraggio di fare quello che va fatto."
Fare quello che va fatto 'sto cavolo. Non mi hanno insegnato a uccidere i ferraristi che arrivano sempre secondi, quando ero bambino, al massimo a girarmi e fare loro delle pernacchie, che mi sembra un comportamento più responsabile.
Però devo dare un esempio al mondo e lo farò.
Sebastian si gira e mi dice: "Colpiscimi alle spalle, non voglio vederti mentre mi uccidi."
I suoi occhi azzurro shocking, in effetti, mi avrebbero impedito di commettere qualunque azione avventata.
Penso a tutte le cose orribili che ha fatto Sebastian e al perché si meriti di morire. Non mi viene in mente niente, solo Baku 2017, quindi mi dico che è il karma e avrà finalmente quello che si merita. Infatti gli tiro un calcio nel fondoschiena... e basta. Sono una persona perbene, non mi permetterei mai di uccidere un pilota per una sportellata.
Sebastian si gira.
"Credo che tu non abbia capito quello che devi fare."
Non me ne importa un bel nulla di quello che devo fare.
Urlo: "Non ucciderò mai il mio ammmmorehhhh!"
Poi mi butto verso di lui e lo limono come se non ci fosse un domani.
Non siamo fidanzati.
Anzi, Sebastian ha una moglie che non sarà per niente soddisfatta del nostro bacio, ma a volte bisogna fregarsene di quello che pensano le partner.
Se il pubblico pensa che ci amiamo, allora ci proclamerà vincitori a pari merito. Non che vincere qualcosa a pari merito con Sebastian sia un'idea che mi alletta, ma questa è una questione di vita o di morte.
Allora mentre Sebastian mi accarezza le treccine mi illudo per un attimo che tutto questo abbia un senso.

Le Cronache dei VetteltonWhere stories live. Discover now