BONUS (Random): Lewis a casa Vettel

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La pazienza non era la principale dote di Lewis: era un pilota velocissimo e un uomo elegantissimo, ma di certo non si poteva dire che fosse paziente. Era passato ormai parecchio tempo da quando era salito sull'automobile che lo stava conducendo a destinazione. Sebastian gli aveva comunicato che avrebbe mandato un autista a prenderlo all'aeroporto a bordo di una Cinquecento vintage rossa e, in effetti, Lewis non aveva impiegato molto tempo a trovare il suo accompagnatore. Solo, contrariamente a quanto gli aveva comunicato il suo collega, non c'era un autista stipendiato da Sebastian, ma Sebastian stesso.
A quanto pareva, quella era la sua auto di servizio, che utilizzava per scorazzare per i campi e per andare a fare visita alle mucche della zona.
Di mucche, al momento, non se ne vedevano affatto, si vedevano solo strade interminabili, che conducevano verosimilmente verso l'abitazione del ferrarista.
"Ne abbiamo ancora per molto?" domandò Lewis, un po' intimorito per la risposta.
Per fortuna non gli andò male.
"No."
"Meno male."
"Solo una trentina di chilometri ancora, poi siamo a casa."
"Una... trentina di chilometri?! Ci metteremo un secolo."
"E allora?" obiettò Sebastian. "Ti ricordo che sei qui perché volevi trascorrere un fine settimana di calma, dopo la vita frenetica a cui sei stato costretto negli ultimi tempi."
"Sì, certo, non ho fretta... però su questa macchina non c'è nemmeno una radio. Non sono abituato a fare viaggi lunghi senza un po' di musica."
"Potresti ascoltarla sul cellulare."
"Con gli auricolari? No, grazie. La musica è condivisione. Non terrei mai Rita Ora soltanto per me. La sua musica deve essere un bene pubblico."
"Rita chi?"
"Niente, lascia stare, è una delle mie pseudo-ragazze."
"Se vuoi" azzardò Sebastian, "Posso mettermi a cantare io."
"Le canzoni di Rita Ora? Non so, magari non faresti lo stesso effetto..."
"Ma quale Rita Ora!"
Sebastian si mise a cantare una canzone incomprensibile.
Lewis gli chiese spiegazioni: "Cos'è? Non mi sembra né Rihanna né Camila Cabello."
"Infatti stavo cantando 'L'italiano' di Toto Cutugno. È la mia canzone italiana preferita. Casomai un giorno tu passassi in Ferrari, ti converrebbe impararla. Il pubblico impazzisce per queste cose. I ferraristi mi adorano quando canto quella canzone."
"Solo quando canti quella canzone" borbottò Lewis. "Non voglio andare in Ferrari. Mi fa paura il giudizio dei suoi tifosi."
"Paura del giudizio dei suoi tifosi? Tu?! Rifletti, Lewis, hai vinto sei mondiali, non hai niente di cui preoccuparti. Dovrebbe bastarti schioccare le dita per entrare nel loro cuore."
"E ottenere un misero secondo posto per essere messo sulla lista nera."
"Come sei esagerato!"
"No, non sto esagerando. È una cosa atroce. Non sono sicuro che lo sopporterei. Quando arrivo secondo, mi sento sempre distrutto. Figurati se dovessi ricevere minacce di morte e critiche pesanti. Non sono sicuro che ne uscirei vivo, finirei per morire di crepacuore. Sono un ragazzo sensibile, dopotutto."
"Non dire idiozie, Lewis, hai affrontato sicuramente situazioni peggiori nella vita" replicò Sebastian. "Credo che saresti l'uomo perfetto per la Ferrari. Senza te che vinci mondiali in Mercedes, la Ferrari dovrebbe vincere per forza."
Lewis azzardò: "E se la Mercedes decidesse di mettere in pista un dream team con i Leclestappen? Saremmo tutti quanti spacciati, non ce ne sarebbe per nessuno."
Sebastian si girò a guardarlo.
"Fai sul serio?"
"Sebby, guarda avanti!" gli intimò Lewis. "C'è una mucca in mezzo alla strada!"
Sebastian fermò di scatto.
"In effetti c'è proprio una mucca."
Era il primo bovino che vedevano.
Sebastian si mise giù di strada, il più vicino possibile al fosso, nel tentativo di passare evitandola.
"Aspetta, fermati un attimo" lo pregò Lewis.
"Perché, cosa devi fare?"
"Tu fermati!"
Sebastian accostò e mise le quattro frecce.
"Allora?"
Lewis aprì la portiera.
"Arrivo subito!"
Scese dalla macchina, le girò intorno e si avvicinò alla mucca.
Il bovino lo fissò senza fare nulla.
Lewis fece una linguaccia.
Anche la mucca tirò fuori la lingua.
Lewis allungò una mano e la accarezzò sulla testa.
Sebastian suonò il clacson.
"Ti dai una mossa? Eri tu che avevi fretta, se non sbaglio!"
Lewis tornò all'auto.
"Stavo facendo amicizia con un grazioso animale dagli stessi colori del dalmata dell'ex moglie di Valtteri" puntualizzò. "Mi sembra una mucca piuttosto simpatica. Sei d'accordo?"
"Non saprei. Sei tu quello che è andato a conoscerla."
"Tu comunichi con le mucche del luogo?"
"No, non ho ancora imparato a parlare con gli animali."
"Ma... cosa fai nel tempo libero?"
"Tante cose."
"Tipo?"
"Gioco con i miei bambini."
"I tuoi bambini, però, non ci sono, se non ricordo male" obiettò Lewis. "Non hai detto che tua moglie è andata con loro a trovare i tuoi suoceri?"
"Esatto" confermò Sebastian. "Adesso ho un sacco di tempo per me. Spesso lo passo con gli animali che ho in cortile."
"Che animali hai?"
"Galline, anatre, pecore, capre..."
"Fantastico!"
"Oppure cucino frittate con le uova delle mie galline e delle mie anatre..."
Lewis sentì una morsa allo stomaco.
"Ti prego, non parlarmi di queste cose traumatiche. E soprattutto, promettimi che non mi farai maigiare delle uova a tradimento spacciandole per altro."
"Non sai riconoscere un uovo?"
"Non voglio pensare alle uova cotte, altrimenti finirò per vomitare."
"Va bene, va bene, smettiamo di parlare di uova."
"Raccontami degli animali. Non hai mai avuto l'impressione che le galline, le anatre, le pecore e le capre starebbero meglio se vivessero libere?"
"No."
"Non ne sono del tutto convinto."
"Dai, Lewis, non preoccuparti, i miei animali stanno benissimo!"
"Se lo dici tu... A proposito, quanto manca? Mi piacerebbe conoscerli."
Per fortuna arrivarono a destinazione abbastanza in fretta.
Quando arrivarono, Lewis si guardò intorno.
C'era una certa differenza tra la tenuta di Sebastian e il suo appartamento di Monaco, Lewis non sarebbe mai riuscito a vivere in un luogo del genere, ma tutto sommato non era brutto. Sembrava un agriturismo di lusso, non una landa desolata come si era immaginato.
"Sai, Sebby" confessò, "Mi era venuto addirittura il timore che in casa tua non ci fosse la luce elettrica."
"Infatti non c'è."
"Davvero?"
"No, e nemmeno l'acqua corrente!"
Lewis raggelò.
"Perché non me l'hai detto? C'è qualche posto in cui posso farmi un bagno o una doccia?"
Sebastian si mise a ridere a crepapelle.
"Sebby, trovi così tanto divertente il fatto che io voglia lavarmi?"
"No, trovo divertente il fatto che tu ci abbia creduto. Secondo te vivo in una casa senza acqua e senza luce?"
"Sembravi così serio..."
"E l'idea non ti è sembrata nemmeno un po' strana, eh?"
"Sì, era strana... ma mi fido di te. Credo ciecamente a tutto quello che mi dici."
"Fai male. Tipo, ti ho detto un sacco di cose false, nel corso degli anni."
"Tipo?"
"Tipo che mi sono pentito di averti tirato quella ruotata a Baku. Non ne ero pentito affatto. Anzi, se potessi tornare indietro te la tirerei più forte."
"Va beh, questo non è grave" lo rassicurò Lewis. "A proposito di Baku, ti ricordi quando ti ho detto di essermi pentito di averti tirato due sberle, quando ci siamo incontrati dopo la gara?"
"Certo che me lo ricordo."
"Nemmeno io ne ero pentito. Anzi, se potessi tornare indietro, ti sberle te ne beccheresti almeno quattro."
Sebastian non parve affatto impressionato.
"Non ho paura di te, prosciuttello."
"Nemmeno io ho paura di te e delle tue ruotate."
"Perfetto, era proprio quello che volevo sentirti dire. In ogni caso, ti propongo un regolamento di conti."
"Ovvero?"
"Ovvero prendiamo due tosaerba e facciamo una gara."
Quell'idea era bellissima, ma Lewis decise di non mostrare troppo entusiasmo. Sarebbe stato terribile scoprire che Sebastian stava scherzando.
Sondò il terreno.
"Dici sul serio?"
"Certo che dico sul serio! Puoi scegliere tu stesso quale tosaerba guidare. Prima, però, se vuoi portare le valigie in casa... magari ti faccio anche vedere la casa."
"Ottima idea."
Si lasciò condurre all'interno e notò che Sebastian aveva un gusto piuttosto notevole, nonostante la sua casa non fosse elegante tanto quella di Lewis.
"Bel posto" osservò. "È proprio quello in cui avrei voluto vivere se non mi fosse venuta la fissa di essere una rockstar del mondo dei motori."
"Più che rockstar, una star del rap..."
"Hai ragione. Yo yo, I'm so gangsta!"
"Ora che hai visto tutta la casa, vuoi che ti offro qualcosa? Non saprei, un tè?"
"Non mi pare che siano le cinque. E poi ho una voglia matta di sfidarti al volante di un tosaerba. Sono certo che vincerò, anche se ho lo svantaggio di non conoscere il circuito."
"Io, invece, ho qualche dubbio."
"Naaaahhhhh, sei un pilota troppo sopravvalutato. Non vincerai mai contro di me, nemmeno correndo da solo."
"Se corressi da solo, non potresti vincere neanche tu."
"Azz, è vero."
"Va beh, vieni in garage. Ti mostro i nostri bolidi."
I due tosaerba erano piuttosto belli e, ironicamente, uno era rosso e l'altro era grigio.
"Io guiderò quello rosso" affermò Lewis. "Sarà divertente batterti al volante di un mezzo dello stesso colore della Rossa."
"Come vuoi. Però sarò io a scegliere quale cappello indossare."
"Cappello?"
"Sì, certo. Cosa vuoi indossare, un casco integrale? Non se ne parla. Per gareggiare sui tosaerba si indossano rigorosamente dei cappelli di paglia da contadino."
Il cappello non si addiceva per niente allo stile di Lewis, ma in compenso stava benissimo sulla testa di Sebastian.
"Wow, sei proprio figo. Se fossi una contadina, ti salterei addosso subito!"
"Mi fa piacere, ma vedi di non saltarmi addosso sui tosaerba."
"Non lo farò."
Andarono a fare un giro di ricognizione, stabilendo il percorso. Poi, quando ebbero terminato, Sebastian fece un fischio e un'anatra enorme si presentò al suo cospetto.
"Che bella!" esclamò Lewis. "È adorabile. Promettimi che non la metterai mai in pentola!"
"Non metterò mai in pentola nessuna delle mie anatre" protestò Sebastian, offeso. "Sono tutte delle care amiche, per me. Non mi nutro dei miei amici, siano essi anatre, oppure prosciutti di soia."
Lewis ebbe una breve visione di Sebastian che lo azzannava. Era certo di essere l'unico "prosciutto" amico suo.
"Quando l'anatra ci darà il via, partiremo. La gara consiste in cinque giri."
"Sono pronto."
"Anch'io" ribatté Sebastian, partendo con una sgommata non appena l'anatra si mise a fischiare.
Lewis lo seguì.
Sebastian aveva un'enorme padronanza del mezzo: quel tosaerba poteva anche essere grigio invece che viola-blu, ma era senz'altro la versione campagnola della Redbull del 2013. Lewis si pentì della scelta che aveva fatto, ma non si diede per vinto. Era certo che Sebastian gli avrebbe contemplato il fondoschiena ancora una volta: far ammirare il proprio posteriore al suo collega era il suo principale obiettivo di vita e non si sarebbe arreso fino alla fine.
"Non sono mica un paracarro come Jolyon Palmer" borbottò, tra sé e sé, continuando a inseguire e rendendosi conto che l'impresa non era tanto facile.
Sebastian continuava a staccarlo e ciò era profondamente ingiusto. Per fortuna un piccione intervenne in aiuto di Lewis, intralciando il ferrarista che fu costretto a una manovra strana per evitarlo. Lewis guadagnò un po' di terreno e fu più vicino al tosaerba grigio.
"Preparati a prenderlo in cu*o, Sebby!" gridò, all'indirizzo del suo avversario.
Il suo rivale alzò una mano.
Nello specifico, su quella mano alzò un dito, e non quello che utilizzava per celebrare le rare vittorie.
"Sei un brocco che vince solo per cu*o e non per merito" lo provocò Lewis.
Si accorse che l'altro lo stava aspettando, da come aveva rallentato.
Lo affiancò.
Peccato che il tosaerba di Sebastian non avesse i colori della Renault di fine anni '78: erano in Svizzera, dopotutto, il posto migliore per mettere in atto la versione contadina del famoso duello tra Gilles Villeneuve e René Arnoux. Essere il Villeneuve degli agricoltori era un'idea bellissima, anche se aveva i suoi lati negativi: avere un figlio tinto di biondo platino che passava tutto il tempo a criticare gli altri contadini durante le trasmissioni in stile Linea Verde sarebbe stato piuttosto brutto, quindi non valeva la pena di essere come Villeneuve.
Mentre procedevano affiancati, Sebastian urlava dei "f*ck" e, per distrarlo, anche qualche "come on, blue flags". Aveva delle chiare manie di protagonismo, se pensava di potere doppiare chiunque ovunque andasse. Sarebbe stato bellissimo andare talmente più veloce di lui al punto da doppiarlo, con il compito di sventolare la bandiera blu affidato all'anatra che Sebastian aveva eletto direttore di gara, ma nulla di tutto ciò sarebbe stato possibile.
Però accadde qualcosa di piuttosto epico: Lewis riuscì a sopravanzare il suo nemico giurato e la prospettiva di essere in testa al gran premio per tosaerba di casa Vettel era ancora più bella dell'ipotetica vittoria di un settimo titolo, un giorno o l'altro.
In testa alla gara, si sentì tuttavia come sui carboni ardenti: Sebastian gli stava attaccato come un falco e - orrorehhhh! - i falchi non erano certo né vegetariani né vegani. Lewis temeva che l'avrebbe azzannato al collo, prima che potesse fare qualcosa per tutelarsi.
Per sua fortuna, invece, riuscì a mantenere la testa della gara fino a un metro prima del traguardo, alla fine dell'ultimo giro.
A quel punto, però, Sebastian lo affiancò.
Gli allungò una ruotata e si lanciò verso l'immaginaria bandiera a scacchi.
Infine alzò il dito per celebrare l'evento: era lo stesso che aveva alzato durante la gara...
Tutto ciò era intollerabile.
Non appena si fermarono, Lewis si fiondò verso di lui e cercò di trascinarlo giù dal tosaerba afferrandolo per il cappello di paglia. Gli rimase in mano solo il cappello.
Glielo lanciò addosso urlando "it's Britney Bitch!" e si sentì di nuovo a posto con se stesso, tuttavia c'era un solo modo per lavare quell'orribile offesa ed era una rissa nel fango.
Si lanciò addosso a Sebastian e lo trascinò a terra.
Sebastian lo afferrò per la coda e tirò. Per sfuggirgli, Lewis finì per rotolare a terra. I suoi indumenti da rapper erano ormai completamente inzaccherati. Anche ciò che indossava Sebastian era infangato, ma non portava capi di primo livello, la sua solita camicia a quadri e i suoi jeans potevano sopportare un simile destino. Fece ciò che non aveva mai preso in considerazione prima di quel momento, ovvero accettò una misera sconfitta a tavolino.
Non era tuttavia soddisfatto, perciò informò Sebastian che si sarebbe vendicato, in un modo o nell'altro.
"Ci sto" ribatté l'altro. "Andiamo a vedere chi è più bravo a zappare l'orto."
"Io non ho mai zappato un orto..."
"Sono sicuro che sarai un talento anche lì. E poi sono certo che vorrai almeno vedere i miei ortaggi."
"Sì, questo sì. Devo accertarmi che tu non mi lasci morire di fame, questo fine settimana. Da che parte è l'orto?"
Sebastian gli indicò una direzione.
Lewis iniziò a incamminarsi da quella parte, ma Sebastian lo trattenne.
"Perché vuoi andarci a piedi? Andiamoci con i tosaerba."
Era un'idea stupenda. Lewis non vedeva l'ora di salire di nuovo a bordo di quel mezzo. Chissà, magari avrebbe chiesto a Sebastian se sul tosaerba si poteva driftare...

Le Cronache dei VetteltonWhere stories live. Discover now