Mi manchi

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Quell'odio-amore esternato dall'arazzo💫

  "I'm paralyzed
Where's the real me?"

La nebbia: ti accoglie quando nasci, e ti accompagna.
Nonostante sia parte della familiarità di ogni inverno, quasi 8 mesi all'anno, da Settembre ad Aprile, è una presenza angusta, fastidiosa. Non aveva mai sentito, Draco, in tanti anni, qualcuno dire:
-ohhh finalmente è arrivata la nebbia. Che bello-.
NO.
Tutti odiano la nebbia. O, meglio, tutti coloro che non sanno fermarsi un attimo, odorare la terra, lasciarsi trasportare da quel 'sapore' acre, ed osservarne le mutazioni, la odiano.
Lui non faceva eccezione a tutti coloro che non riuscivano a percepire quello che la nebbia nascondeva. Il bicchiere mezzo pieno, la parte 'felice', il rovescio della medaglia. La nebbia avvolge ogni cosa. E nell'apparenza del suo 'celare' pensiamo che lei nasconde ed oscura.
Passeggiava, le mani bisognose di calore dentro le tasche bucate dei pantaloni, un ciuffo le copriva la visuale di suo scarsa.
In molti paragonavano i suoi occhi ad essa, alla nebbia.
Tanti si assumevano il diritto di giudicare il suo colore degli occhi, tutti lo avevano fatto almeno una volta; ghiaccio, nebbia, mare.
Tutti pensavano più o meno di averne il diritto, ma chi si celava dietro quel colore?
Si lamentava mentalmente, in conflitto con la donna.

“𝙳𝚛𝚊𝚌𝚘...”.

Era un richiamo flebile, agghiacciante, inquietante, sinistro.
A volte dimenticava che si trattava di sua moglie, quella di cui ancora teneva la fede nel cassetto.
A volte dimenticava che lei non c'era più.

Astoria portava il colore dell'azzurro.
Profumava di aspro, di vendicativo, di invitante, di seducente. Era un capitolo mezzo aperto, e tale sarebbe rimasto.
I capelli neri di seta, lisci, la cravatta verde e argento che lui tanto amava.
Niente a che vedere con quel rosso ed oro accecante e con le manie di protagonismo!

Hermione, se serve dirlo, portava il colore del rosso. Profumava di buono, di proibito, di fuoco, di passione. Era un capitolo mezzo aperto, e tale sarebbe rimasto.
Si poteva tenere due capitoli in sospensione?
I capelli castani indomabili, prima crespi, lunghi boccoli morbidi e voluminosi che sapevano di vaniglia. E quella cravatta di chi è Grifondoro, a farlo tenere alla larga da lei con scatto immediato, d'impulso.

L'acqua di una vecchia fontana scrociava, le nuvole candide coprivano il cielo di un bianco come innevato. La nebbia non gli sarebbe dispiaciuta, come quando colse in fragrante la Granger e Weasley a "costruire la casa dei sogni".

Poteva rimpiazzare la Grengrass per la Granger?
Poteva lasciare il grande passo che Astoria non aveva potuto terminare?
Era pronto?

Il primo sguardo la mattina passava da lei, a voce bassa voleva dirle se le andava di stringerlo poco prima di andarsene.
Poi andava da sua madre, cambiava i fiori che alla moglie non metteva perché li odiava.
L'altra ragazza che dominava la sua mente era tutt'altro; dolce com'era, sapeva che non avrebbero guastato. Potevano condurre all'allegria. I girasoli, per esempio, che ora poneva sulla lapide di Narcissa perché una volta qualcuno gli riveló che l'anima del sole era racchiusa in quelli.

“𝙳𝚛𝚊𝚌𝚘...”.

Sentí lo scricchiolío del portone aprirsi in cautela e scattó lo sguardo sul "colore rosso".

«Granger», tremava infreddolito dall'umido circostante, i denti sbattevano ma lo scottare del fuoco ardente nella ex grifondoro faceva in modo che riacquisisse pudore in sé.

«Cosa fai davanti alla Tana?»

«Torna indietro», le mani congiunte e arrossate dai gradi indecenti giocherellavano a caso.

«Lasciami sola», guardava altrove, infuriata.

«Non ci riesco», bruciava di dignità dissolta.

«Devi fartene una ragione», aveva il tocco sulla maniglia.

«Non ricordo il nostro ultimo bacio», gli occhi lacrimavano a causa del vento che si imbatteva in quella mattina di grigia foschía.

«Cosa?», sbatté le palpebre per non lacrimare a discapito di chi aveva di fronte.

«Non ricordo le tue labbra che baciano le mie. Non voglio andarmene come un vecchio anziano malato di Alzheimer, ignaro di aver sfiorato delle labbra divine. Non voglio andarmene senza avere un ricordo di noi», si bagnó le labbra screpolate, in tensione.

«Non ricordi il nostro ultimo bacio? Ecco, tu...ti sei avvicinato a me, hai messo le mani sul mio bacino e hai fatto combaciare le nostre labbra», le immagini le scorrevano davanti sotto forma di flashback, rimaneva paralizzata.

«Come?», chiese, ingenuamente. Avrebbe usato quello stratogemma per avvicinarla a lui, ma la Granger non era una stupida.

«Appassionatamente», indietreggió dentro casa.

«Granger», richiamó la sua attenzione.

«Che vuoi?»

«Era come se stessi annegando e tu mi hai salvato».

«L'hai trovata all'interno dei cioccolatini?»

«Mi manchi. Mi manchi tu, mi manca il nostro "noi", mi manca averti».

Amareggiata in volto, chiuse la porta in uno scricchiolío così come si era aperta.
Lui aveva mantenuto lo sguardo su di lei fino all'ultimo, fino a che il gelo non lo investì per riportarlo alla verità.

«Non so vivere senza te», disse in un soffio che la nebbia e il vento si inghiottirono, portandolo via.

Nelle tue mani • {DRAMIONE} •Where stories live. Discover now