Solo Malfoy

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Quell'odio-amore esternato dall'arazzo💫

"Let's take a better look
Beyond a story book
And learn our souls
are all we own

Before we turn to stone"
-Ingrid Michaelson

Respiró l'aria fresca e il vento che la scomponeva.
Chiuse gli occhi e scacció via le grida di pietà delle vittime che non erano più fra di loro.
La mano di Fred le si posó sulla spalla e il suo tocco si fece più umano.
Sentiva le sue risate, le sue battute scherzose che dovevano essere completate da George ed i capelli rossi fuoco.
Aprì gli occhi e niente di tutto quello era vero.
Espiró l'aria che aveva creato una nuvola simile a fumo per la temperatura sotto lo zero e optó a non rientrare a passi solitari.

«Granger», la riscosse dai pensieri.

«Malfoy», poggió la schiena al cemento della terrazza.

«Hai visto che bello il cielo questa sera?», gli occhi azzurri si illuminarono nella serata.

«Davvero magnifico», alzó lo sguardo anche lei.

«Sai cos'è quella costellazione settentrionale?», la indicò con l'indice verso l'alto.

«Mi cogli impreparata per la prima volta», fissó l'insieme di stelle.

«È una costellazione settentrionale. Si narra che, mito Babbano», ammiccó un sorriso fiero e lei ricambió, «al matrimonio di Zeus e Era ci fu una gara fra tutte le gerarchie divine nell'offrire alla coppia i doni più preziosi. La Terra non aveva voluto essere da meno e regalò degli alberi da frutto molto particolari: infatti ogni primavera sui loro rami nascevano delle mele d'oro. Questi alberi erano custoditi in un meraviglioso giardino affidato a quattro ninfe, le Esperidi, le quali avevano posto a guardia del cancello d'entrata un drago con cento teste. Ogni volta che qualcuno si avvicinava al giardino con l'intenzione di rubare i pomi, le teste del drago iniziavano a gridare con cento tonalità diverse facendo fuggire via anche il più coraggioso degli uomini. Ma una delle dodici fatiche date a Eracle da Euristeo chiedeva proprio di rubare quelle mele, ed Ercole grazie al consiglio di Prometeo di farsi aiutare da Atlante e grazie ad Atlante stesso, riuscì ad uccidere il drago e a rubare le mele. Infine Era pose il drago nel cielo nella costellazione del Dragone in modo che tutti potessero ricordarlo».

«Sai, anche il mio nome è raro e deriva anch'esso da un mito», bagnó le labbra con la saliva poiché si erano seccate con il gelo, «deriva dal nome del dio greco Hermes con il significato di "messaggero degli déi". Nel mito greco Hermione era la figlia di Menelao ed Elena».

«Non siamo poi tanto diversi», sorrise nel guardare la figura di lei volta al plenilunio.

«Non siamo poi tanto simili», di difese in disaccordo.

«Brindiamo», prese un Whisky Incendiario e lo stappó.

«Io non-», inizió ma venne interrotta.

«Credevi che mi fossi dimenticata che non sei come le altre? So di non star parlando con Astoria», dall'altro braccio nascosto dietro la schiena le mise davanti della Burrobirra.

«A cosa dovremmo brindare?», l'afferró, contenta.

«A questo Natale, a uno dei tanti che abbiamo passato assieme e che si spera non sia l'ultimo», sollevó l'alcol dal vetro verso l'orizzonte.

«Brindiamo alle cazzate che stiamo commettendo», sorrise, seguendo il gesto di lui, «Beh, perché quello sguardo? Hai una pessima influenza su di me!», bevve la bevanda.

***

Hermione indossava un abito bianco non molto elaborato; le fasciava bene i fianchi, metteva in mostra le forme, il velo non era esageratamente lungo.

«Granger», si bloccò come fosse imbambolato. Era totalmente estasiato da non rendersi conto di quanto la stesse consumando soltanto guardandola.

«Ci ho pensato e... se tua madre voleva che io divenissi tua moglie, possiamo rimediare», prese un respiro profondo e ingrandí le braccia per fargli vedere meglio la sua figura snella nel vestito.

«Granger, io...non posso farti questo», deglutí a forza.

«Io posso farlo», gli disse sicura.

«Granger...non posso chiederti di sposarti forzatamente con me. Non voglio che tu affronti quello che ho passato io. Un matrimonio combinato non può funzionare. Non esiste felicità in un azione decisa da altri che non siano i diretti interessati. Io non posso chiederti questo».

«Malfoy, guardami;».

«Non posso...», manteneva la vista sulle scarpe argentate della donna.

«Se sono qui vestita "da bambolina", è perché voglio che sia tu a sposarmi. Voglio il tuo cognome addosso. Sono pronta a rinunciare a "Granger" per essere chiamata "Malfoy"».

«Mi ami davvero?», il suo cuore stava esplodendo ma lo costringeva a rimanere dentro al petto, altrimenti chi avrebbe preso il posto dello sposo? Lui bastava ed avanzava! Troppa bellezza tutta assieme!

«Ti amo, Draco Lucius Malfoy. Ti amo per davvero, Furetto», sorrise.

Lui salì le scale, gradino per gradino, con calma.

«Uno», sorrise, «due», finse di esser già affaticato, «tre», si era posizionato davanti alla sua Regina.

«Sai contare fino a tre, ne sono sbalordita», sorrise, in memoria del loro inizio fidanzamento.

«Sei disposto ad amare un uomo che non ti merita, ne sei cosciente? Fermami ora o non torneró più indietro», trattenne l'impulso di assaporare quelle maledette labbra saccenti.

«Sono disposta ad amare l'uomo che stavo aspettando da una vita intera per intero e non più a metà», sorrise stringendosi a lui.

«Adesso dovrai cambiarti, non avrei dovuto vederlo«, fece riferimento al look.

«A quello ci penso io, ora taci», fece combaciare le loro bocche in un gesto monotono e sensazionale, ad incorniciare quell'amore tanto richiesto.

«Diventerai una Malfoy», sorrise lui a trentadue denti.

«Diventerò una Malfoy», sorrise di ricambio.

«...Nella Londra Babbana», terminó la frase.

«Tu... cosa?», non riusciva a smettere di sorridere.

«So quanto sia importante per te quellla città. Ci sei cresciuta e voglio che custodisca anche questo ricordo», le prese la mano.

«Sei l'uomo che amo», confermó sia a sé stessa che a lui con una luce negli occhi.

Nelle tue mani • {DRAMIONE} •Where stories live. Discover now