Mi sai leggere come nessun'altra

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"But how am I supposed to love you
When I don't love who I am?
And how can I give you all of me
When I'm only half a man?"
-Dean Lewis

La luce opaca filtrava tramite le tende verdi chiare.

Hermione si stava ancora raggomitolando tra le lenzuola fresche di menta e muschio, quando le narici avevano catturato la caffeina nell'aria.
Gocce d'acqua seguite l'una dall'altra in una monotona sequenza di rumore che lasciava il segno del rubinetto danneggiato.
Di certo non si sarebbe lasciato aggiustare da solo.

Espresse un mugulio dovuto alla mancanza di quiete, si sedette di scatto, ripetendosi qualcosa di più discutibile.
Infatti, il dolore della mossa impulsiva non avrebbe portato a risultati positivi per la postura fisica.
Nonostante fosse una donna a tutti gli effetti, non più provata da denti sporgenti e capelli crespi, si atteggiava in maniera sempliciotta, ma era anche piena di professionalità quando si trattava in particolare del lavoro da Auror che aveva intrapreso.
Aveva accettato il passare degli anni; non che fosse una quarantenne lamentosa, tutt'altro.
Era attiva quanto una ragazzina in piena adolescenza, in quelli detti gli anni gloriosi, che più che altro sono solo un grandissimo controsenso nonché buffonata per chi non è sicuro nemmeno di cosa vuole per cena.
Era una donna, una di quelle vere.
Come i gatti: indipendente, elastica, bella, elegante, umile.
I suoi anni "splendenti" li aveva vissuti insieme a Ronald, con cui ad un età veneranda e probabilmente priva di preoccupazione, aveva dato alla luce Rose e Hugo.
Non serbava ripensamenti, non ne aveva mai avuti, in alcun momento.
In chiunque si infrangesse sul suo cammino, sapeva lasciare un segno per lo più buono a primo impatto.

La pelle morbida e non rovinata di una bambina, poiché alcun tipo di trucco l'aveva sfregiata, i boccoli castani e morbidi che ricadevano sulla schiena, il fisico magro slanciato e le gambe lunghe.

Dettagli, che a Malfoy mai erano sfuggiti.
Seppur nascosti, nemmeno in ospedale, Malfoy aveva perso l'opportunità di approfittarsene.

"Chi non l'avrebbe fatto? Sfido chiunque a non incantarsi quando la guarda! Andiamo, nessun uomo con cervello si farebbe scappare una vista paradisiaca così!", questo pensava il nostro caro Furetto, per la quale si dice avesse sempre provato un debole per lei, dal primo giorno del primo anno.

In sottofondo, mentre Elizabeth stava disegnando al piano di sotto, qualcuno piangeva.

La riccia spostò le gambe unite per far toccare il palmo dei piedi a terra, strascinando poi le gambe le une contro l'altra verso il bagno.
Abbassò la maniglia lentamente e sbirciò cosa stesse accadendo all'interno.

Con peso delle braccia riversate sul lavabo, con le vene sporgenti su tempie e polsi, il ciuffo biondo che nascondeva il profilo, Draco respingeva e perdeva lacrime amare che il suo organismo non riusciva più a reprimere.
Automaticamente, lo sguardo cadde sul Marchio Nero.
Rilassò le spalle, quando non notò niente di sospetto.
Si maledicè per aver dubitato in un attimo una ricaduta, una rinascita del Signore Oscuro, come le ceneri di una qualche fenice.

«Hai-», fece un passo in avanti ma Draco la fece sobbalzare con le sue parole.

«Sto bene, esci di qui!», singhiozzò come il sedicenne di una volta.

La Granger lo guardò.
Se fosse stato per la persona che era anni prima, avrebbe stentato di poter parlare di lui in ogni senso.
Si era rifiutata di crederlo vittima, tuttavia sapeva che non gliene andava attribuita la totale colpa.

Tese il tallone, persino i muscoli delle gambe erano in tensione.
Non aveva paura, non lo temeva.
Era un senso di bruciore che la rendeva imprudente.

Nelle tue mani • {DRAMIONE} •Where stories live. Discover now