Cap. 6 Non autorizzati

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SCOTT

FLASHBACK

L'MPE non coinvolgeva facilmente esseri umani civili nelle sue indagini, ma in quel caso non avevano avuto alternative.
Nathan Maxwell, il capodipartimento dei Marshal Preternaturali gli stava dicendo «E' da un pò che ti comporti bene come informatore per noi. Mi dovrai fare questo piacere, sei quello più indicato per farlo» gli circondò le spalle con fare protettivo.
Riusciva a percepire sia la sua preoccupazione che il suo desiderio, quell'ombra che viene negli occhi dei bravi poliziotti quando si fissano su un obiettivo perchè venga definito.
«Sei già stato ai rave party e ai raduni esclusivi dei vampiri. Puoi trovare il modo di andare con il contatto del capoclan dei vampiri, Eridanus, nell'Utah e scoprire per noi quello che sta succedendo.» Fissò gli occhi blu nei suoi, cerchiati da un volto mascolino, una barba curata e capelli lunghi biondi che portava spesso legati, ma non oggi.
Scott prese un sospiro profondo, sentendo un suono crepitante nel torace. Era da un pò che cercava di regolarsi con gli eccessi, senza successo. La sua salute ne risentiva. Il colorito della pelle era pallido e la superficie asciutta, spesso umida. Annuì e domandò «Mi serve qualche dettaglio?»
Nathan gli passò una stampa dai fascicoli di estratti selezionati per lui. Si sedette. Lui si preoccupava sempre quando i poliziotti e i medici facevano così e si prendevano la confidenza di sedersi.
«Avete trovato...centosettanta cadaveri ancora in fase di identificazione? Quasi tutti razziati?»
Gli sembrava per un momento che quel discorso facesse sentire l'altro a metà fra un disagio e una decisione ormai presa e inoppugnabile.  «Hai più possibilità di noi di scoprire che cosa stia succedendo laggiù.»
«Solo perchè non sono come voi, credi che non possa morire? Va bene, ma i soldi mi servono ora».
Per quello era partito come informatore segreto, diversi mesi prima di diventare Licantropo. Senza sapere come sarebbero andate le cose.

**** SCOTT - PRESENTE

In quel preciso momento la sala dove si trovavano iniziava a perdere l'atmosfera da ricco salotto di inizio Novecento con arredi e mobilio d'epoca, a causa della imperterrita presenza di camerieri che trasportavano sui tavoli ai margini ogni genere di brocca, alimenti e bicchieri. Lo stile eccentrico del proprietario di casa, colui che la casa la sacrificava a quella massa informe di persone particolarmente proletarie, era compensato da un largo uso di bicchieri e posate in plastica. Sembrava che se ne potessero trovare già abbandonati ai bordi dei tavoli infiniti, ancora pieni di pezzetti di tramezzini, tartine e salatini vari.
Tutto era raffinato ed enormemente abbondante, ricercato. Come l'ultima cena dei condannati a morte.

Balth ne aveva tremendamente l'aria. Intanto di suo era un ragazzo sui vent'anni pallido e con i contorni del volto, zigomi e mento affilati. Non era né bello né brutto, anche se poteva pendere più per la seconda cosa con la luce sbagliata. O con tutto quel sangue in faccia.

I capelli erano leggermente mossi e neri, gli occhi altrettanto, o di un castano proprio scurissimo. Era magrolino, abbastanza basso, persino più del giovane licantropo.

Incespicò nella sua direzione e si fermò solo una volta che gli fu dietro, inalberato. Aveva la particolarità di sembrare sempre noioso quando parlava «Non capisco davvero perché deve finire così, in una insensata violenza. Mi conoscevano, bevevamo sempre assieme. Ora hanno chiesto se trovo divertente ora essere dell'MPE ed è finita in una rissa fra una vampira antica e il vampiro guida della Morgue al St Joseph.» anche la voce, di Balth era bassa e fievole, una di quelle leggermente monotone. Sembrava adattissima, per toni e modi, ad essere acclamata fra i vampiri antichi, quelli che trovavano difficile adattarsi a un linguaggio troppo...brusco come quello moderno, eccessivamente diretto. La voce non obbediva alla sua gioventù, esprimendo un cinismo già acquisito.

BLOOD TOXIECITY- IN PAUSAUnde poveștirile trăiesc. Descoperă acum