Sebastian Vettel

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ambarabaccicicoco

Il suono del pianto di Michael mi trapana i timpani mentre cerco di capire cos'altro possa fare per calmarlo. Lo avevo cambiato e gli avevo dato i biberon ma non era servito a farlo smettere di piangere, anzi sembrava che mio figlio sentisse la mia disperazione e piangesse di rimando. Lo cullo fra le braccia prima di sedermi sfinito sul mio divano nero.

S- lo so che manca anche a te.

Hanna, la mia ex moglie, ci aveva lasciato subito dopo la nascita del nostro terzogenito dichiarando che non mi aveva mai amato e che era stanca di fare la casalinga mentre io viaggiavo per il mondo all' insegna del mio sogno. Mi aveva o detto che ero un terribile padre e che non passavo mai tempo con i miei figli, che l' unica cosa che amassi davvero era me stesso e la mia carriera. Se n'era andata senza che riuscissi a fermarla e mi aveva lasciato con un neonato e due bambine da crescere e nessuna istruzione da seguire. Quella sera se n'è andata l'unica donna che abbia mai amato e non avevo neanche avuto il tempo di disperarmi perché dovevo badare ai miei bambini.

Il suono del campanello mi distrae dal pianto di mio figlio. Di solito controllerei più volte prima di aprire ma la stanchezza mi sta facendo assumere dei comportamenti che non credevo avrei mai preso in considerazione. Una ragazza con la faccia pulita mi si presenta d'avanti, le braccia sottili reggono un tiramisù e mi sorride radiosa prima di vedere mio figlio piangente.

A- ciao, sono Arja la nipote di Kimi Raikkonen. Mio zio mi ha chiesto di venire a trovarti e di portarti il tiramisù

Le urla di Michael sono così assillanti che a malapena sento quello che Arja ha da dirmi. Mi appoggio allo stipite della porta e mi massaggio le tempie con la mano che non sta reggendo mio figlio. Avevo detto a Kimi di Hanna solo dopo qualche giorno, deteriorato dalla disperazione, e lui mi aveva detto che mi avrebbe aiutato in qualche modo; apparentemente la ragazza davanti a me era il suo aiuto.

Mi sposto per farla entrare in casa e arrossisco non appena mi rendo conto della situazione in cui verte casa mia. Hanna non ha mai voluto una domestica perché voleva prendersi cura della casa in autonomia ma da quando se n'è andata la casa sembra una discarica e anche Arja se ne accorge dal momento che alza le sopracciglia non appena vede la cucina.

S- Scusami, so che non molto ordinata ma non ho avuto molto tempo di fare le pulizie ultimamente.

Lei ridacchia leggera mentre prendo con la mano libera i giocattoli di Emilie e Matilda e le libero la sedia dove la faccio accomodare.

A-scommetto che quel bimbo è il motivo per cui non hai tempo.

Arrossisco come uno studente beccato a copiare e abbasso lo sguardo verso mio figlio che continua a piangere, le sue urla sono diventate la colonna sonora della mia vita.

S- ti giuro, se riesci a calmarlo ti regalo qualsiasi cosa tu voglia

Lei prende il mio bambino tra le braccia e magicamente dopo pochi momenti le urla si placano e si addormenta contro il suo petto. Spalanco gli occhi come se stessi assistendo a un miracolo e quasi cado dalla sedia.

S-come diavolo hai fatto?

A-i bambini sentono tutte le nostre emozioni, quindi più sei stressato e più diventa difficile calmarli.

Mi dice prima di alzarsi e appoggiare Michael nella sua culla e io osservo i sui movimenti come se stessi guardando l'apparizione della Madonna.

Solo quando torna a guardarmi mi alzo in piedi e mi gratto la testa imbarazzato.

S-posso offrirti un caffè?

Le chiede per fare almeno finta di essere un padrone di casa accettabile anche se le mie occhiaie, la condizione della casa e la maglietta della Toro rosso piena di macchie mi tradiscono.

Survive to drive || OSWhere stories live. Discover now