George Russell

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Giirasole_

Steso su quel lettino, l'inglese, fissava immobile la parete posta di fronte a lui priva di una qualsiasi decorazione o di qualche oggetto di design.

La stanza era verniciata di un bianco accecante, tanto accecante da provocare forti emicranie se solo si poneva l'attenzione sulle pareti per più di pochi minuti consecutivi.

Non sapeva come definirsi.

Aveva qualcosa che non andava, che non funzionava all'interno del proprio corpo, ma non sapeva cosa di preciso. Provava dolori, a volte molto forti, altre volte più leggeri. Sentiva freddo, poi aveva caldo, sudava molto, e capitava a volte che avesse dei conati di vomito.

Era in pericolo di vita?

Si trovava, in quel momento, in codice rosso? Giallo? Verde?

Era diventato forse un semaforo?

Ma soprattutto, aveva un codice specifico, o era lì, abbandonato a se stesso e alla sorte?

Non sapeva dire come si sentisse in quel momento. Non aveva dolori per il momento, ma psicologicamente era stanco. Provava emozioni contrastanti. Era felice? Si chiedeva, ma la risposta era così scontata ai suoi occhi. No, non era felice, altrimenti non si sarebbe trovato bloccato in un ospedale della piccola cittadina inglese di King's Lynn che lo aveva visto crescere e maturare nel corso degli anni.

Era allora preoccupato? Spaventato? Terrorizzato? Forse, ma non lo sapeva con certezza. Aveva paura, molta paura.

Aveva timore di perdere tutto quello che per anni aveva sognato, inseguito, aspirato a diventare.

Aveva coronato molti sogni inerenti al mondo delle corse, quel mondo così speciale per uno come lui, ricco di sogni, divertimento, pericolo e adrenalina pura.

Aveva esordito in Formula Uno, si era laureato campione di Formula 4 nel 2014 e campione di Formula 2 nel 2018.

Aveva come compagno di scuderia Robert Kubica che lo aiutava molto e gli dava suggerimenti importanti, nonostante le prestazioni che la vettura della scuderia inglese, la ROKiT Williams Racing, permetteva loro di ottenere.

Ma, nonostante questo, era felice di essere approdato in formula uno e di poter gareggiare con la propria vettura durante il week-end.

Aveva conosciuto, durante questo suo percorso, in quel mondo magico, degli amici, dei compagni di avventura, sempre presenti in qualsiasi occasione, sempre col sorriso sulle labbra, sempre al suo fianco, a partire dai ragazzini che lo affiancavano nelle gare dei kart per arrivare ai ragazzi, delle formule minori e non, che come lui praticavano quello sport.

Ma, impossibile dimenticarsi di Lando Norris, suo connazionale e amico molto stretto, quasi un fratello. Quel ragazzo sempre con la battuta pronta, con il sorriso e la risata contagiosa. Milkboy, così chiamato per la sua strana fissazione per il latte, nonostante l'età. Quante ne avevano passate quei due, sempre insieme fin dai tempi dalle categorie minori.

Avevano un legame molto forte e, se al quadretto si aggiungeva anche l'altro inglese, Alexander Albon, lo spettacolo era assicurato. Sicuramente non ci si poteva mai annoiare in loro compagnia.

La mente stava vagando nei meandri più profondi della sua memoria, alla ricerca di eventi e momenti che neanche lui ricordava di aver vissuto, quando un dottore entrò nella stanza e, di conseguenza, l'inglese si vide costretto a interrompere i ricordi di quei momenti tanto belli quanto nostalgici.

« Buon pomeriggio signor Russell. Come si sente?»

Iniziò a parlare, a esporre qualcosa che forse era anche importante per la sua salute, ma la mente stanca di George non gli permise di porre fin troppa attenzione a ciò che il medico stesse dicendo.

Survive to drive || OSWhere stories live. Discover now