George Russell

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@Charles_Lechair

Due ore e mezza. Due ore e mezza bloccata in una camera d'albergo con George "guardami-ho-le-ciglia-bellissime" Russell, già mi sentivo prosciugata dentro e la parte peggiore di tutto questo era che sapevo benissimo che sarei dovuta restare qui con lui per almeno altri 13 giorni 21 ore e 30 minuti.

Perché vi starete chiedendo? No? Non importa, ve lo dico lo stesso. Purtroppo sono capitata nel posto sbagliato al momento sbagliato. Ovvero all'Albert Park Hotel, nella sua maledettissima camera, quando hanno, giustamente, deciso di mettere tutti in quarantena.

Io e George avevamo un passato da amici, poi da scopa-amici e infine da fidanzatini felici, fino a quando non avevamo deciso di lasciarci. O meglio, lui aveva deciso di lasciarmi esattamente due settimane fa, giustificandosi con la solita frase da caso umano "però non sei tu, te lo giuro, sono io". E quella frase mi aveva fatto passare qualsiasi risentimento nei suoi confronti. D'altra parte non si poteva ragionare con una persona che diceva queste cose dopo una rottura, per me, sofferta.

Eravamo stati insieme quasi un'anno, fino a quando poi, entrando nel magico mondo della Formula Uno, aveva scoperto l'esistenza di ragazze decisamente più belle di me che gli stavano attaccate al sedere come dei cagnolini ovunque andasse. A me da una parte stava anche bene il fatto che ricevesse attenzioni femminili, non ero troppo gelosa di quelle Barbie rifatte, ero contenta che anche altre ragazze considerassero bello il mio moroso, ma solo se rispettavano la distanza vitale. Cosa che non tutte facevano.

Odiavo il fatto di aver accettato di essere la sua PR per questa stagione, odiavo il fatto di doverlo seguire in giro per il mondo nonostante preferissi non vedere mai più la sua faccia perfetta, odiavo il fatto che la gente sapesse che ci eravamo lasciati e che già in questa prima tappa gli stavano tutte addosso, odiavo il fatto di essere vista come "la ex" e non come "la PR", odiavo i giornalisti, odiavo le pagine di gossip sui social network e odiavo lui che non riportava le cose come stavano.

Ed ecco che arriviamo al perché io mi trovi nella sua camera d'albergo. Dopo l'ennesima giornata attorniati da giornalisti che chiedevano più della fine della nostra relazione che del suo ritorno in pista per la nuova stagione e dopo la sua ennesima risposta con sorrisini finti e scarica barile avevo deciso di bussare alla porta 632 e, lontana da occhi indiscreti, finalmente urlargli addosso tutto quello che pensavo di lui e della sua doppia faccia schifosa.

Se solo dieci minuti dopo il mio monologo arrabbiato con tanto di dito indice puntato addosso a lui non fosse arrivata la comunicazione di non uscire più dalle stanze, ora sarei decisamente più felice.

Mi trovavo nella camera del mio ex, nella quale ero entrata per litigare, ovviamente senza la mia valigia, senza i miei vestiti, i miei prodotti per il bagno, il mio spazzolino. Era una situazione surreale, mi veniva da urlargli ancora di più addosso, quasi come se fosse stata colpa sua, cosa che un po' era vera, se mi trovavo in quella situazione scomoda per tutti.

Speravo di poter tornare nella mia camera, non solo a prendere le mie cose, ma per restarci fino alla fine dei 14 giorni obbligatori di quarantena, ma mi avevano categoricamente detto di non muovermi dalla mia posizione. Perfetto, continuavo a pensare, 14 giorni con addosso gli stessi vestiti neanche puliti e con George, decisamente la situazione ideale in cui trovarsi, non potevo per sbaglio capitare nella camera di Leclerc? Avrei accettato molto più volentieri la situazione, almeno lui non era il mio ex ragazzo.

"Hai finito di camminare avanti e indietro come una pazza? Finirai per fare un buco nel pavimento." George stava sdraiato sul letto senza maglietta scrollando la home di Instagram sul suo telefono, come se la situazione non lo preoccupasse affatto. D'altronde lui aveva tutto quello che gli serviva qua dentro, non doveva indossare le stesse mutande per 14 giorni.

"È tutta colpa tua." Mi fermo sul posto e gli punto di nuovo l'indice addosso. "E mettiti una cavolo di maglietta, mi nausei." Continuo con un'espressione disgustata sul volto, per poi guardare fuori dalla finestra, almeno il panorama era bello, di questo sicuramente non potevo lamentarmi.

"Non mi sembravi nauseata dal mio fisico quando lo facevamo ovunque, anzi..." Abbassa il telefono dalla faccia e vedo dal riflesso che mi guarda con uno sguardo che fino a due settimane fa mi avrebbe fatto impazzire, ma non questa volta, non dopo le cose che ha detto ai giornalisti là fuori. "Smettila con questa sceneggiata T/N, lo so che mi ami ancora."

Mi giro di scatto verso di lui, copro la distanza tra di noi con due falcate e resto con un'espressione furiosa ai piedi del letto matrimoniale al centro della stanza.

"Appunto per questo sono arrabbiata con te George, lo sai che ti amo ancora, che sono ancora sotto diecimila treni per te, che sei stato e sei speciale. Per questo mi innervosisce il tuo comportamento, il tuo fregartene completamente di me e della relazione che abbiamo avuto per un cazzo di anno George, un anno!" Sputo le parole come se bruciassero. Mi faceva male sentire le rispostine che aveva dato ai giornalisti, mi faceva passare per la stronza di turno solo per essere compatito dalle sue false Barbie, non potevo credere di aver passato un anno della mia vita con una persona del genere, questo non era il George che mi aveva fatto perdere la testa.

"Cosa hai appena detto?" George si alza piano dal letto e si avvicina a me lentamente, senza staccare gli occhi dai miei. Perché stava avendo questa reazione? Era a conoscenza dei miei sentimenti nei suoi confronti ed era lui quello che mi aveva lasciato con una scusa di merda. Che cosa voleva ora dalla mia vita? Sembrava avessi detto chissà cosa in una lingua aliena.

"Ti amo cazzo, non mi sembra di averti detto una cosa nuova!" Allargo le braccia e le lascio ricadere lungo ai miei fianchi, esasperata.

"Ripetilo più lentamente." Sussurra a qualche centimetro dalla mia faccia, cingendomi la vita come faceva fino a due settimane fa.

"Ti amo." Sussurro senza capire più nulla della situazione per poi sentire le sue labbra sulle mie, passionali.

Ricambio il bacio per qualche secondo, ormai esausta da quello che stava succedendo e senza nemmeno rendermi pienamente conto di quello che stavo facendo e poi, in un momento di lucidità alzo la mano sul suo petto e lo spingo indietro.

"Ma sei completamente scemo per caso? Che cosa ti prende? Mi lasci, poi dici cose cattive ai giornalisti, mi fai ripetere per la centomillesima volta che ti amo e poi mi baci come se nulla fosse?" Mi giro di nuovo verso la finestra con le mani sulla faccia. Se voleva farmi impazzire ci era riuscito al 100%.

"Non avrei mai dovuto lasciarti, non so cosa mi sia passato per la testa in quel momento e in questi giorni." Mi abbraccia da dietro e mi sposta una ciocca di capelli dietro alla schiena, lasciandomi scoperto il collo. "Vuoi tornare ad essere la mia ragazza?" Sussurra al mio orecchio facendomi venire i brividi su tutto il corpo.

Survive to drive || OSOù les histoires vivent. Découvrez maintenant