Cosa sarebbe Sherlock Holmes senza John Watson?

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La mia gamba ha iniziato a tremare dal nervosismo e il mio compagno lo ha subito notato, anzi mi sta fissando, da troppo ormai. -Che vuoi?- Ho le mani unite sotto il mento proprio come le tiene mio padre Sherlock quando riflette e non mi giro verso di lui quando lo domando.
-Oh beh, posso aiutarti se sei nel mezzo di un caso. Quel ragazzo si chiama...- In un attimo le mie mani sono spalmate sul viso del ragazzo che non ha idea di cosa abbia combinato per scaturire questa reazione.
-Diamine Noah, devo capirlo da sola.- Appena tolgo le mani si gratta la fronte confuso.
-Come sai il mio nome?- -Era nell'elenco- Dal mio sguardo capisce che non è il caso fare ulteriori domande e si limita ad osservarmi mentre mi scervello.

Quel viso. Non appartiene a qualcuno che ho già visto, ma un parente. Il parente di un uomo. L'ho visto dal vivo? Gli ho stretto la mano? No...in un giornale.
Quando era datato questo giornale? Mi serve giorno, mese e anno.
Rifletti Sheryl.

La sua immagine fluttua nella mia mente e percorre gli scaffali di tutti i miei ricordi.
In pochi minuti la mia mente fa un'operazione di selezione e scarto di migliaia di giornali che ho visto in questi diciassette anni, man mano iniziano ad emergere dei ricordi sfocati come se fossero i risultati delle analisi.

Non sono stata io a consultare quel giornale, me l'hanno fatto vedere e le uniche persone possono essere i miei genitori. Al 86% riguardava un vecchio caso di cui si sono occupati quando io non ero ancora nata, non un caso qualunque, IL caso.
Un caso dovrà avere un colpevole e per essere così importante si tratterà di un nemico.

Oh...

Noah mi scuote e mi fa rendere conto che la professoressa sta facendo l'appello, fra poco arriverà al diretto interessato.
Rido a bassa voce e guardo il ragazzo con un ghigno stampato sul volto, questa volta la sua espressione è come "non so di cosa stai parlando".

- Kyle...-
-MORIARTY!- Urlo sovrastando la voce della professoressa che insieme al resto della classe mi osserva sbigottita.
Tossisco. -Si, Moriarty il mio vecchio amico, quanto tempo!- Cerco di recuperare la mia dignità dopo questa brutta figura e torno a sedermi come se nulla fosse.
-Sheryl, non vedevo l'ora di rivederti.- Mi regge il gioco ma so che lo pensa davvero. Aveva previsto il mio trasferimento in questa scuola, non è un caso che sia anche lui qui, e se ha ereditato le capacità di consulente criminale da suo padre sono di fronte ad un bel problema.

Emozionante.

Quando l'orario scolastico termina mi avvio ad ampie falcate verso il 221B di Baker Street. Dopo dieci minuti sono quasi arrivata, eppure mi fermo in mezzo alla strada. Non mi stupisco del fatto che sappia dove abito, sotto il mio cappotto ho la pelle d'oca all'idea che adesso ho pure io un acerrimo nemico.
Diamine, quella puzza di sudore. -Noah esci da lì dietro.-
Non era proprio quello che mi aspettavo, ma attenderò, meglio non farsi trovare impreparati.
-Io so tutto, come avrai capito sono un fan dei tuoi genitori. Quello che vorrei dire è che...potrei esserti utile ecco- -Anche io so tutto della carriera dei miei padri, come potresti essermi utile?-
-Cosa sarebbe Sherlock Holmes senza John Watson?-
Ci rifletto e arrivo alla conclusione che un po' di compagnia non mi farebbe male, ma potrebbe renderlo un ostaggio come fece suo padre con John. Collaborerà con me ed eviterò di coinvolgerlo in "scontri diretti".
-E sia. A domani assistente- Quando riprendo a camminare sento i salti di gioia che sta facendo alle mie spalle.

Salgo le scale del 221B e abbandono lo zaino all'ingresso. Papà John sbuca fuori dalla cucina.
-Stasera mangiamo la pizza fuori, saremo un po' impegnati nel pomeriggio e non avrò il tempo di cucinare.- Parla a bassa voce perché Sherlock fa avanti e indietro per la stanza mentre una donna espone il suo caso, per mia fortuna quando sono arrivata aveva appena iniziato quindi ho potuto ascoltare tutto.
-È stata la madre- dico fra la tosse finta.
-Mia madre?- Si volta verso di me stupita, non tanto perché lo abbia capito ma perché è stata sua madre. -Ovvio che è stata lei, NOIOSOOOO, un'altra.- Esordisce Sherlock, spazientito.
-Ma io-
-VIA VIA- In un attimo la donna si ritrova fuori la porta e sento che sta litigando al telefono con chi l'ha concepita, casi come questo sono una perdita di tempo per mio padre.
E sono stati tutti così quel pomeriggio, infatti la cena al ristorante non è saltata.
Durante quel tempo sono stata chiusa in camera con il mio Basset Hound, Bobo, a studiare le possibili mosse di Moriarty e non sarei potuta uscire senza una protezione. Infatti nel mio cappotto metto una pistola che si trovava in casa, era difficile nascondere qualcosa a mio padre ma io stavo diventando più furba di lui e sapevo come non farmi scoprire.

Arriviamo al locale e andiamo a sederci nel tavolo per tre pronto per noi. Ordino una margherita, osservo attentamente il cameriere mentre lo faccio ma sembra che non stia nascondendo nulla.
Quando ci portano le nostre pizze il cameriere però non è lo stesso e non ho potuto fare a meno di notare qualcosa sotto il mio piatto mentre mi stava servendo...un biglietto.
Prendo il piatto prima che possa appoggiarlo al tavolo e in fretta faccio passare il biglietto dentro la manica. Sherlock aveva ragione, i sentimenti distraggono, infatti non si è accorto di nulla perché guardava il marito sorridendo. Prima di leggerlo consumo la mia pizza per non dare sospetti e mi perdo nei discorsi con la mia famiglia.

-Scusate, devo andare in bagno.- Appena finisco mi alzo e mi reco nel bagno delle donne, salgo sul water ed esco dalla finestra. So che ho pochi minuti prima che si accorgano che me ne sono andata, quindi devo correre.
Era ora, posso leggere il biglietto.

Alla piscina di Londra
K.M.

Daughter of a genius | ✒Where stories live. Discover now