Il criminale morente

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Domenica.
Si prospetta una giornata noiosa, non sarebbe arrivato un motivo valido per cui alzarsi dal letto e togliere dallo stomaco Bobo, che è crollato nel suo tipico sonno profondo.
Da questa prospettiva posso far caso al bersaglio con la foto di Kyle, colpita senza pietà da svariate freccette in momenti di noia. Chissà se ha riflettuto sulla mia proposta, o se sta già progettando qualche strategia per portare a termine il suo piano che, almeno momentaneamente, gli ho fatto abbandonare.
Una fitta allo stomaco blocca con gran irruenza i miei pensieri, tanto forte da svegliare il cane a causa del movimento involontario che mi ha provocato.

Ecco cosa si intende con "sentire le farfalle nello stomaco."

Decido di separarmi da quelle soffici e invitanti coperte, solo per strappar via la foto dal bersaglio e sperare con tutta me stessa che non ci sarà alcun motivo per rimetterla nuovamente lì.
Nell'appartamento segue un silenzio snervante. I miei sarebbero stati assenti per l'intero pomeriggio per occuparsi di un caso. Avrei potuto partecipare anche io così da evitarmi questa noia soffocante, eppure c'era qualcosa che mi ha convinta a restare qui, come se stessi aspettando di meglio. Ma sarà stato un presentimento ed ora mi sto già pentendo di non giocare alle "deduzioni" con mio padre, anche se vince sempre lui.

No, mi sa che avevo ragione.

Un rumore attira la mia attenzione, vogliosa di concentrarsi in qualcosa di nuovo.
Sono sicura che si tratti della finestra, è stata aperta con sicurezza in meno di due secondi, un esperto. Il suono è stato così veloce da non farmi riconoscere se si trattasse della finestra in cucina o in salotto.
Mi tocca andare a controllare, dubito che la signora Hudson abbia imparato ad arrampicarsi.
Apro il cassetto del comodino adiacente al letto ed afferro la mia arma, non ci tengo a ricevere di nuovo tutte quelle visite in ospedale.
Tengo la mia protezione vicina al petto e mi muovo a passi felpati, in modo da non farmi sentire dallo sconosciuto.

-Chi è?-
Alzo la voce, ma non ottengo alcuna risposta. Mi aggiro per il 221B tenendo ben stretta la pistola carica e con l'agitazione depositata al centro della gola, che rende irregolare il mio respiro.
Il tintinnio di un cucchiaino, che batte su una tazza, rompe il silenzio glaciale di un appartamento che in questo pomeriggio avrebbe dovuto ospitare solo me, ma a quanto pare non sono sola.

Questa volta non posso sbagliarmi, il tintinnio proviene dalla cucina. Mi volto velocemente verso quest'ultima, l'arma è puntata sull'obiettivo prima che potessi capire chi egli fosse.
-Ti sono mancato?-
Kyle è di fronte a me, sta preparando due tazze di tè nel modo più aggraziato che io avessi mai visto.
-Ti ho fatto il tè.-
Mi porge la tazza. Ancora ho un'espressione attonita stampata in viso e la pistola puntata verso di lui. Appena comprendo la situazione, non del tutto se devo essere sincera, la butto a terra e mi do una calmata.
-Mi hai fatto prendere un colpo, non hai mai usato le scale?-
-Troppo banali.-
Il suo sorriso mi contagia e vado a prendere quella tazza fumante rimasta in sospeso. Appena lo faccio, va a sedersi sulla poltrona nera di Sherlock e io lo seguo, scegliendo quella di John.
-Cosa ti porta da queste parti?-
Gli chiedo tenendo gli occhi fissi su di lui. Ancora non sono in grado di leggere la sua vita solo con uno sguardo come mi è solito fare con il resto della gente, questo lo rende speciale.
Si sistema i capelli corvini, sento le mie guance avvampare dopo questo comune movimento, sono certa che l'ha notato ma non dice nulla a riguardo.
-La tua proposta...-
Lascia la frase in sospeso e questa è la seconda occasione in cui riesco a studiarlo. È vulnerabile, sensibile, come se fosse la sua prima volta. Non è difficile prevedere la sua decisione, per questo sorrido involontariamente, solo trasportata dal momento.

-...Voglio te Sheryl. Io ti amo.-

-Ti amo anche io Kyle.
Ma adesso, devi dimostrarmi che sarai in grado di essere un consulente investigativo.-
Mi alzo dalla poltrona e poso sul tavolino la mia tazza, lasciandone metà contenuto.
-Dimmi quello che vedi.-
È un esperimento, voglio sapere se pure lui ha difficoltà a trarre una miriade di informazioni solo guardandomi.
-E va bene. Vedo una ragazza che sospettava, no anzi sperava sul mio arrivo. Nonostante saresti rimasta a casa, sei vestita bene e hai anche i capelli sistemati. Ma i peli del cane sulla maglietta mi fanno capire che avevi perso le speranze e ti stavi consolando con un'altra compagnia, un Basset Hound per la precisione. E ti piace quando mi passo una mano fra i capelli, visto l'arrossarsi delle guance e le pupille dilatate.-
Ridiamo insieme e sto per posare le labbra sulle sue, ma la signora Hudson urla dal piano di sotto perché non riesce ad accendere l'aspirapolvere, non funziona bene da un paio di giorni.
-Scusami, torno subito.-
Gli lascio un bacio a stampo prima di scendere al piano di sotto e aiutare l'anziana signora.
-Ecco fatt...-

Non è possibile, dovevano tornare stasera.
Vi prego non salite di sopra.

Ormai Sherlock e John sono arrivati al piano superiore, i passi sulle scale si sono interrotti. Adesso ci sono solo i miei, molto più rapidi, calpesto quei gradini con tale forza che ho l'impressione di rompere il legno ad ogni passo.
Entro dalla porta della cucina, il peggior sbaglio che abbia mai commesso in vita mia.
Sherlock aveva riconosciuto il figlio del suo acerrimo nemico nel minor tempo possibile e aveva avvertito John di impugnare la pistola.
Kyle aveva afferrato l'arma che io feci cadere a terra e, per precauzione, l'ha puntata verso di me appena sono entrata.

Non voleva farmi del male, voleva solo assicurarsi che non ci fosse la polizia insieme a loro. Non mi avrebbe sparato.

John, che vuole difendere la figlia da un secondo colpo di pistola, preme il grilletto e lo stomaco di Kyle viene presto ricoperto da una colata di sangue, che sembra non cessare mai.

-No, no...Moriarty!!-
Urlo, come se questo potesse salvarlo in qualche modo e mi accascio a terra vicino a lui. Mi sfilo la maglietta di dosso e faccio pressione sulla ferita, tentando di fermare l'emorragia.
-Ti prego amore resisti! Chiamate un'ambulanza!-
È ancora cosciente e tiene lo sguardo fisso su di me, implorandomi di salvargli la vita. I miei padri sembrano smarriti, non capiscono perché stia tentando di tenere in vita qualcuno che avrebbe dovuto distruggere la nostra. Tuttavia mi danno fiducia e John chiama l'ambulanza, io non sarei riuscita a spiegare cosa sta succedendo al cellulare.
Il mio viso è bagnato da infinite lacrime come la mia maglietta si sta impregnando del sangue del giovane Moriarty.
Il genio Sherlock Holmes non distoglie un attimo gli occhi di ghiaccio dalla scena che gli si presenta davanti. Perché, anche se ha avuto modo di sperimentarlo, la maggior parte delle volte non comprende le decisioni che l'amore ci costringe a prendere.

Daughter of a genius | ✒Where stories live. Discover now