East London Line

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Passarono lunghi giorni dal privato incontro con il mio nemico. Ho continuato a restare con la guardia alta ogni secondo, ma non succedeva niente, lo vedevo comportarsi come un comunissimo diciassettenne e raramente si degnava di rivolgermi uno sguardo.
Qualcosa sconvolse il mio atteggiamento da soldato, rigorosamente ereditato da John.
Una delle collaboratrici scolastiche fa il suo ingresso in classe, non decido di prestarle molte attenzioni, ormai ero abituata ai loro ingressi quotidiani e alla conseguente perdita di controllo dei miei compagni.
-Tu ci vieni in gita?- Mi domanda Noah, avevo gli occhi chiusi e le mani sotto il mento prima che decidesse di parlarmi.
-Quale gita?- -L'ha detto ora la bidella, la gita di tre giorni a Leeds.-
Istintivamente poso gli occhi su Moriarty, che mi fa un cenno di saluto con la mano.

Una volta scelto di andare a Leeds non potremo portare le armi con noi. Ma non devo dimenticare che lui è un consulente criminale, avrà molti agganci e potrebbe trovare un modo per procurarsi ciò che gli serve.

Elimino ogni mio pensiero razionale riguardo il mio svantaggio. -Ovvio che ci andrò, che domande sono Noah?-
Kyle sa il mio punto debole: non mi interessa sapere di essere senza speranze se dovessi partire per quella gita, ciò che mi importa è sapere cosa ha in mente. O altrimenti non sarei riuscita a smettere di pensarci.

Arrivo sana e salva nel piccolo appartamento di Baker Street. Appena ho aperto la porta quasi venivo investita da mio padre Sherlock che si agitava e farneticava, subito dopo se la prese con lo smile sul muro lanciando un'ascia su di esso.
Sto per chiedergli cosa stesse succedendo, ma qualcosa sulla scrivania cattura la mia attenzione. Controllo e trovo una cartolina, la testa di Jim Moriarty è photoshoppata sopra a quella di un bebè, in alto a destra invece una scritta rossa "Ti sono mancato?".
Deglutisco, e facendo finta di niente pongo la mia domanda. -Com'è possibile che sia tornato?- -Non ne ho idea, dopo mia sorella non può aver pensato ad altro. E poi perché il bebè?-
-...forse sapeva di me.-
-No, c'è altro. COSA NON STO VEDENDO?-
Il suo braccio è tappezzato da quei cerotti alla nicotina, aveva promesso a John di non fumare più quando arrivai io.
-Penso che il suo obiettivo era farti impazzire di nuovo, non voleva che tu fossi felice dopo la sua morte. Sono sicura che prima di morire avrà affidato a qualcuno il compito di spedirtela dopo anni.-
Non so da dove mi sia uscito questo ragionamento, eppure sembra avere senso per Sherlock, che adesso ha smesso di agitarsi per il salotto del 221B.
Mi rendo conto dell'assenza di qualcuno appena predomina il silenzio. -Dov'è papà?-
Il suo cellulare ha iniziato a squillare subito dopo, non stava ricevendo una chiamata normale bensì una videochiamata.
Risponde in fretta. Nessun volto, lo schermo si illumina a velocità diverse. Capendo che si tratta di un codice morse, inizio ad appuntare le lettere sul mio taccuino, arrivando alla costruzione di "E A S T  L I N E".
-È una rete ferroviaria dell'East End...John.- Finisce la frase nominando mio padre, non capisco finché non si precipita all'esterno dell'appartamento, seguito da me.
La signora Hudson non si era accorta che poco tempo fa Sherlock le aveva rubato le chiavi della sua macchina da corsa, è proprio qui che ci troviamo mentre sfrecciamo ignorando semafori e limiti di velocità.
Mio padre in questo momento è in pericolo e nella mia mente continua a girovagare la cartolina vista poca fa, se avessi immaginato che se la sarebbe presa con loro li avrei informati.
I sensi di colpa quasi mi fanno dimenticare la velocità con cui stiamo andando, accumulando almeno una decina di multe.
Appena arrivati e scesi dalla macchina, iniziamo a correre seguendo le rotaie, che in quel momento sembravano non avere mai fine. Fino a quando lo troviamo poco più avanti con le mani legate dietro le schiena, come se stesse aspettando che un treno lo travolgesse.
Comincio a girarmi su me stessa aspettandomi Moriarty sbucare fuori da un momento all'altro, invece accade qualcosa di inaspettato.

Chi diavolo è quello?

Davanti a noi si mostra una figura che non riesco a riconoscere, diversamente dai miei che si sono zittiti, adesso John sembra non tremare più da quanto è sull'attenti.
Un uomo di mezza età, 178 cm circa e vestito elegantemente si presenta sicuro di sé.
-La famiglia Holmes riunita, quasi mi emoziono. Qualcuno mi ha detto che le sue indagini stanno riconducendo al mio nome, signor Holmes.-
-L'hanno informata bene.- Risponde mio padre con la sua classica voce baritonale, cercando di mantenere la calma, ma so che è estremamente preoccupato per il marito.
Questo vuol dire che prima di ricevere la cartolina era impegnato in un altro caso di cui non ero a conoscenza.
-Si tranquillizzi signor Holmes, può liberare suo marito, non ho intenzione di farla rimanere vedovo.-
Sherlock sembra tentennare, ma poi decide si andare sui binari e liberare l'ostaggio. Nessuno di noi, così concentrati nel salvare una persona amata, aveva calcolato che probabilmente non sarebbe venuto da solo.
Dall'auto con i vetri oscurati che avrebbe portato l'uomo da dov'era venuto, scendono due uomini armati.

Uno di loro alza il braccio sicuro che il colpo centrerà il bersaglio, dato che il suo capo poco prima era riuscito ad allontanare i padri dalla loro figlia.
Il forte rumore dello sparo si lega al dolore insopportabile che adesso provo alla spalla destra. Calo lo sguardo e quest'ultima ha iniziato a sanguinare. Il colore del sangue si mimetizza con la mia camicia nera ma posso distingerlo ugualmente.

-...SHERYL!-

Sento urlare in coro dai miei genitori, nel frattempo che mi contorco dal dolore a terra.
-Non faccia il mio nome alla polizia, il prossimo proiettile potrebbe essere mortale.- Sale in macchina e spariscono lasciando un polverone come scia.
Nei minuti successivi vengo portata in braccio lontano dai binari da Sherlock, mentre John avvisa Lestrade di mandare un'ambulanza.
Nei dieci minuti di attesa il blogger ha saputo comportarsi alla perfezione per evitare che perdessi troppo sangue ed è riuscito a ignorare il tremore alle mani e la sudorazione eccessiva.
Durante il tragitto verso l'ospedale, chiudo lentamente gli occhi dopo che l'anestesia ha iniziato a scorrere nelle mie vene.

Angolo autrice _ _ _ _ _ _ _ _ _
Ehy! :)
Come sta andando la lettura?
Spero vi stia piacendo. <3
Se trovate qualche errore di battitura fatemelo notare con un commento, rileggo un'infinità di volte prima di postare eppure trovo sempre qualcosa che mi è sfuggito.

Daughter of a genius | ✒Where stories live. Discover now