1 - L'inizio di un grande viaggio

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Il buio copriva ogni cosa ma il cielo cominciava a colorarsi di un blu più tenue mentre riempivano il bagagliaio di valigie lasciando Nana, inquieta, dai nonni. Cloe non aveva nemmeno accennato un "ciao" ma salutare tutto, anche se sapeva che sarebbe stato per poco, le aveva provocato un nodo alla gola.

- Quando rivedremo i nonni avremo un sacco di cose da raccontargli - aveva detto la madre, appena saliti in macchina, percependo la malinconia della figlia - stiamo andando in un posto che non dimenticherai, dicono che tutti ci lascino il cuore lì! -

Così il nodo alla gola di Cloe si era sciolto mentre si addormentava sul seggiolino, immaginando un posto pieno di cuori.

Ora il sole scaldava l'auto, nonostante l'aria condizionata, ma Cloe, per guardare fuori dal finestrino, non aveva voluto la tendina. Dovevano essere passate molte ore dalla partenza e la bambina aveva perso il senso del tempo seguendo un omino saltare, al ritmo della musica messa da mamma e papà, su tutti gli alberi, i tetti, i muretti, i rotoli di fieno e le linee sull'asfalto che gli si presentavano. Cloe stava tracciando sul vetro la sua traiettoria da terra a un drago di zucchero filato che era apparso nel cielo, quando l'omino rallentò la corsa danzata fino a fermarsi in mezzo a file di grandi camion.

Mamma scese, aprì la portiera posteriore e staccò le cinture del seggiolino a Cloe, che si guardò intorno curiosa, credendo di essere arrivata a destinazione.

- Guarda come sei tutta sudata! Vedi cosa succede a non volere il parasole? - le disse la madre con tono preoccupato - Dai vieni che andiamo a mangiare - aggiunse, addolcendosi, dopo averla fatta scendere dalla macchina, mentre papà controllava tutto e chiudeva.

Pranzarono con toast e salsa rosa nel posto pieno di giocattoli, pupazzi e dolcetti dove andavano ogni volta che facevano un viaggio lungo e dove Cloe si perdeva sempre, distratta dalle mille cose. Poi ripartirono e il paesaggio cominciò a cambiare.

Le piante ora erano basse e rendevano più facile la vista dell'orizzonte. Tutto sembrava più piccolo, aperto e raggiungibile. Le campagne erano prati selvaggi di erba gialla su cui poter correre, con gruppi di palline arancioni attaccati a delle foglie spesse e grandi, muretti qua e là, facili da scavalcare, e casupole di pietra che chissà cosa nascondevano. I campi erano sorvolati da nuvole verde pastello tutte in fila, sorrette da sculture di legno dalle forme stranissime che poggiavano su un terreno rossastro. E poi erano stati piantati tanti giganteschi fiori a vento che arrivavano fino al cielo. C'erano anche le vigne, ma quelle Cloe le conosceva già bene perché intorno a casa sua se ne vedevano molte. Poi, d'un tratto, infondo, spuntò il mare. Blu profondo all'orizzonte, di un azzurro acceso con sfumature verde acqua vicino alla costa.

- Mare! - disse Cloe, che rimase con gli occhi sbarrati e lucidi e le mani appiccicate al finestrino, meravigliata da quella vista.

La mamma si voltò verso il sedile posteriore, contenta e stupita di sentire la figlia aprire bocca per la prima volta in tutto il viaggio.

- Hai visto Cloe? Guarda che colori stupendi! Ci siamo quasi, domani ci farai il bagno in quell'azzurro! -

Papà, alla guida, spostò un attimo lo sguardo verso il paesaggio, per poi tornare subito sulla strada.

- Eh si! Domani nuotiamo tutti insieme, deve essere uno splendore in questo mare! -

Tra duecento metri svoltare a destra, in direzione: Lecce.

- Eccoci, manca pochissimo e siamo arrivati! -

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