Escort; Mick Schumacher

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Ricordo che le richieste
per le one-shot sono
sempre aperte.

«Qualche volta vorrei mi capitasse qualche giovane affascinante, anziché i soliti uomini di mezza età, il cui unico scopo è provare quelle emozioni che le loro mogli non sono in grado di dar loro». Disse Alba, sorseggiando lo champagne che si era versata precedentemente.
«Sai che non sei obbligata ad offrire prestazioni sessuali». Riferii, iniziando a bere.
«Lo so». Sbuffò lei, aggiustandosi un ciuffo di capelli dietro l'orecchio. «È solo che quel denaro mi serve e quegli uomini che mi richiedono, non si accontentano solamente della compagnia». Rispose, guardandomi negli occhi. Annuii e riposi il calice sul tavolo dinanzi a me.
«T/N». Mi chiamò il nostro capo ed io mi voltai. «C'è un signore che la richiede». Feci un cenno della mano ad Alba e lo seguii. Quando giungemmo nella sala dei ricevimenti, vidi un giovane di spalle, che osservava il paesaggio da una delle innumerevoli finestre presenti nella stanza. «Signor Schumacher». A quel cognome il mio cuore saltò un battito. Il ragazzo si voltò e puntò il suo sguardo su di me, per poi abbozzare un leggero sorriso, che prontamente ricambiai. «Lei è T/C ed è una delle migliori. Chiaramente offre unicamente un servizio di accompagnamento, che è conforme a quanto richiesto da lei».
«Magnifico». Rispose. «Dovrebbe accompagnarmi a tutte le gare». Disse al mio capo, con lo sguardo sempre rivolto verso di me.
«Ciò richiederà un'ingente somma di denaro». Aggiunse il mio capo.
«Ne sono a conoscenza e sono disposto a versarla già adesso». Chiarì.
«Possiamo fare anche settimanalmente». Parlai. «Qualsiasi prestazione extra, però, comporterà altre spese».
«Tutto chiaro». Sorrise.
«Quando dovrei iniziare?». Domandai, curiosa.
«Questa settimana».

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«Ti piace viaggiare?». Chiese Mick, non appena mi accomodai sul suo jet privato. Si sedette davanti a me e si tolse gli occhiali da sole, che aveva portato fino a quel momento.
«Non l'ho mai fatto, in realtà». Mi guardò stupito. «A te, invece?». Tagliai corto.
«Non mi dispiace, anche se, a causa del lavoro, non ho mai tempo di godermi a pieno le città che visito». Annuii.
«Deve essere stancante la vita di voi piloti». Accavallai le gambe, facendo, inevitabilmente, sollevare la gonna. Cercai di abbassarla, ma il tedesco aveva già puntato il suo sguardo sulla mia pelle scoperta. Quando si rese conto del mio imbarazzo, puntò i suoi occhi azzurri nei miei, facendo finta di nulla.
«Sì, ma alla fine la passione è talmente forte, che non diamo molto peso alla stanchezza». Rispose, appoggiandosi completamente allo schienale. «Solo che, a volte, è la noia a prendere il sopravvento. Trascorrere quattro o cinque giorni in una città, dove le tue uniche conoscenze sono i piloti, diventa tedioso. Alcuni hanno le fidanzate che vanno ad assistere ai Gran Premi, altri i genitori o i fratelli, ma a me ciò avviene raramente». Non spiegò il motivo, non che ce ne fosse bisogno.
«È per questo che mi hai assunta?». Domandai, appoggiando una mano sulla sua, in un gesto istintivo. Spostò lo sguardo da me, verso un punto qualsiasi fuori dal finestrino.
«Volevo sapere cosa si provasse ad avere un qualcuno al proprio fianco». Continuò a non guardarmi.
«Perché non ti trovi una fidanzata, allora?». Azzardai io, ma lui scosse la testa.
«Non sono il tipo da avere una relazione seria e non mi piacerebbe neanche illudere le ragazze, solamente per divertimento». Fece spallucce.
«Forse è perché non hai trovato la tua anima gemella». Rise alle mie parole ed io lo guardai confusa. Si voltò e notai una luce diversa nei suoi occhi azzurri.
«Sono poche le persone capaci di trovare la propria anima gemella e dubito che io possa mai essere tra queste».
«Non vedo perché non dovresti, invece». Mi appoggiai allo schienale. «A volte la tua anima gemella è proprio davanti ai tuoi occhi, ma non riesci a vederla. È la persona a cui non mentiresti mai, a cui ti affideresti in caso di problema, quella che, a volte, ti fa anche uscire di testa. Aver trovato il 'vero amore' non significa avere una vita rose e fiori, bensì che i problemi dovranno essere risolti insieme».
«Quindi tu credi nel vero amore». Mi chiese serio ed io, prontamente, annuii. «Stai, dunque, cercando la tua anima gemella?». Scossi la testa in negazione e lui mi guardò confuso.
«Io non la cerco, l'aspetto. Sarà il destino a portarla da me».
«Potrebbe essere chiunque, se la metti su questo piano».
«È vero, ma solo una mi farà sentire davvero amata. Quando ciò avverrà, capirò di averla trovata». Sorrisi. Poco dopo giungemmo a Manama, dove si sarebbe svolta la prima gara della stagione. Scesi dal jet, dopo aver afferrato le mie valigie, e fui seguita a ruota da Mick, il quale, prontamente, si offrì per portare anche i miei bagagli. Dopo un po' di resistenza, fui costretta a cedergliele. Salimmo su un taxi e ci dirigemmo verso il nostro albergo. Durante il viaggio il tedesco fu molto silenzioso, qualche volta gettai delle occhiate nella sua direzione, per verificare che fosse ancora vigile. Non riuscivo a comprendere quel suo improvviso mutismo. Che avessi detto qualcosa di sbagliato? In genere avevo sempre trovato clienti logorroici, che non aspettavano altro che raccontarmi la loro vita. Ed io detestavo quei momenti. Eppure in quella circostanza avrei preferito che Mick avesse parlato di sé, piuttosto che vederlo silenzioso. Non domandai, non avevo alcuna intenzione di disturbarlo e di fargli credere che fossi invadente. Quando arrivammo, però, mi rivolse un leggero sorriso ed afferrò, nuovamente, le valigie, portandole verso l'interno. «Sei sicuro di non aver bisogno di aiuto?».
«Ce la faccio, non preoccuparti». Feci spallucce ed insieme ci avvicinammo alla reception.
«Buon pomeriggio, in cosa posso esservi utile?». Domandò la giovane donna.
«Ho prenotato una camera a nome di Schumacher». Strabuzzai gli occhi, ma lui mi rassicurò con lo sguardo.
«Sì, ecco a lei le chiavi». Sorrise. «Buona giornata».
«Anche a lei». Risposi, per poi tirare Mick in disparte.
«La camera da letto condivisa non era nel contratto». Incrociai le braccia, battendo un piede per terra.
«Non ho alcuna intenzione di venir meno ai patti, credo solo che per far credere agli altri che effettivamente stiamo insieme, dovresti dormire con me». Alzai un sopracciglio. «Non ti toccherò neanche con un dito, a meno che tu non lo voglia».
«Non sono io a volerlo, ma tu, io devo essere unicamente pagata per tutto ciò che non è compreso nel contratto iniziale». Afferrò il portafogli.
«Quanto ti devo?». Sbuffai e feci un gesto con la mano.
«Fa nulla, per adesso. Mi paghi già molto, ma non devi neanche sfiorarmi, intesi?». Annuì ed io sorrisi soddisfatta. Una volta in camera, corsi a farmi una doccia. Sarebbe stato un fine settimana intenso.

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