Capitolo 15

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- Ma non avevi detto che era andato a Los Angeles? - mi chiede Beth.
È suonata la campanella che segnala la ricreazione e ci avviamo verso il giardino. O meglio, Beth mi guida verso il giardino, perché io sicuramente mi perderei.
- È quello che mi era stato detto. Michael mi aveva detto che Edward si era trasferito a Los Angeles, ma o si è trasferito di nuovo ed è venuto a New York, o Michael aveva capito male.
- Oppure ti ha mentito.
- Questa è un'altra possibilità, ma non è questa la cosa importante. Il problema è: "Come farò a passare un anno intero nella sua stessa classe senza finire in galera per omicidio volontario aggravato?"
- La soluzione è semplice: lo ignori e gli stai lontana.
- Certo, questo sì che è facile. Sono solo la sua vicina di banco, siamo già MOLTO lontani. 
- Stai tranquilla, non succederà assolutamente niente. Ci sono io qui per te.
- Per fortuna che hai deciso di trasferirti con me.

Andiamo avanti a parlare fino a fine ricreazione. Le chiedo come ha fatto a convincere i suoi e lei mi dice che stava andando in depressione ed è bastato quello. Ha affittato un appartamento non molto lontano da casa mia che condividerà con due ragazze più grandi.
Alla fine ci concordiamo per trovarci durante il pomeriggio da lei, anche per conoscere le sue due coinquiline: devo prima passare a conoscere la nuova domestica.

Edward mi continua a lanciare occhiate durante le lezioni, e questo m'infastidisce parecchio. Se vuole dire qualcosa, lo dica, non so leggere nella mente delle persone. 
Alla fine perdo la pazienza.
- Che hai da guardare? Se vuoi, ti faccio una foto e ti faccio un autografo, così te l'appendi in camera. O, meglio ancora, ti faccio una foto per ogni pagina dei tuoi quaderni, così non ti devi nemmeno impegnare per muovere la testa e guardarmi. Lo sai che se inquietante? Se devi dirmi qualcosa, dillo, perché io non ho ancora imparato a leggere la mente delle persone e tanto meno degli animali come te! - dico tutto d'un fiato appena finite le lezioni.
Indovinate cosa fa? Scoppia a ridere. Ma vi sembra normale? 

- Hai finito? Posso parlare? - mi limito a fissarlo così lui continua - Devo dire che vestita così stai veramente bene... - ma alla vista del mio sguardo omicida, cambia argomento.
- Volevo chiederti scusa ma non so con che coraggio...
- Con lo stesso con cui mi hai usata forse? Ah no, per chiedere scusa ci vuole un tipo di coraggio diverso, quello che tu non hai mai avuto e che non avrai mai.
- Mi dispiace, okay? Non era una mia scelta trasferirmi qui.
- Avresti potuto avvisarmi, anziché lasciarmi da sola e chiamarmi prima di salire sull'aereo.
- Non lo sapevo prima.
- Non osare dire bugie adesso. La tua partenza era l'unico motivo per cui volevi passare una serata con me, in modo da poter... - non riesco a continuare. 
- Non è vero! Io volevo passare una serata solo con te perché era il mio primo compleanno insieme a te.
- Non me ne frega assolutamente niente. Potrei anche far finta di crederti, ma avevi comunque una giornata intera per dirmi tutto, anziché chiamare cinque minuti prima di partire. 
- Mi dispiace - sembra veramente dispiaciuto, ma stavolta non ci casco. 
Lo lascio lì ed esco da quella stupida aula, pronta per tornare a casa. 
Beth non c'è già più, perciò mi limito ad infilare le cuffiette nelle orecchie e a tornare a casa.

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- Togliti quelle scarpe prima di entrare! Ho appena pulito - ma che bella accoglienza. Ovviamente sono ironica.
- Buongiorno anche a lei.
- Chiamami signora Lewis. Adesso togliti quelle scarpe che saranno sporche.
- Va bene. Cos'ha preparato per pranzo?
- Salmone con verdure. Vai a cambiarti prima e poi scendi a mangiare.
Ma chi si crede questa? La padrona di casa o mia madre? 

Salgo e mi metto un paio di leggins con una maglietta. Scendo per pranzare e vedo che mia sorella non è ancora tornata.
- Dov'è mia sorella?
- Dovrebbe arrivare a momenti.
- Ma non dovrebbe andarla a prendere lei? Non può tornare da sola.
- Torna con l'autobus.
- No! Va con l'autobus solo la mattina, non per tornare a casa! - esco subito per andare a prendere mia sorella. Ma che domestica ha assunto mia madre? Quella sembra capace solo di cucinare e di pulire.

Trovo mia sorella seduta da sola su una panchina della scuola che piange. Pensava che ci fossimo dimenticati di lei. 
Cerco di calmarla e torniamo a casa in autobus. Sta abbracciata a me per tutto il tempo, per paura di rimanere di nuovo sola.
Appena entriamo in casa, non troviamo nessuno. La casa è completamente vuota.
Vado a preparare la tavola e, dopo aver pranzato, sto un po' a far compagnia a mia sorella: mi racconta la sua prima giornata alle elementari e io le racconto la mia. Le dico anche che Edward è qui e lei subito salta di gioia: non sa niente di quello che è successo, è troppo piccola per capire. 

Della domestica non c'è nessuna traccia, sembra sparita nel nulla.
Decido quindi di chiamare Beth a casa mia. Ci mette pochissimo ad arrivare: abita a nemmeno 5 minuti di distanza!
Passiamo tutto il pomeriggio a guardare i cartoni e a parlare. A metà pomeriggio mi viene voglia di fare dei muffin super-cioccolatosi, perciò faccio l'impasto al cacao e ci metto dentro delle gocce di cioccolato e, una volta raffreddati, li riempio di Nutella. 

Verso sera mi chiama mia madre.
- Ragazze, cosa avete fatto di tanto scandaloso da costringere la domestica a licenziarsi? Era furiosa! Mi ha semplicemente chiamato e mi ha detto che non ha alcuna intenzione di lavorare in una casa con persone così poco rispettose.
- Ciao anche a te mamma, come stai? Noi stiamo bene. Comunque noi non abbiamo fatto assolutamente nulla! Tu ci conosci, pensi che saremmo in grado di mancare di rispetto a qualcuno senza motivo? Quella domestica si era dimenticata di andare a prendere Katia.
- Oddio! Mi dispiace tanto tesoro, avrei dovuto chiedervi cos'è successo con calma. Adesso come farete? E come sta Katia?
- Stai tranquilla mamma, possiamo cavarcela da sole. Katia sta bene adesso, è qui con me.
- Mamma, Edward è qui a New York! - urla mia sorella. Fantastico, proprio quello che ci voleva.
- Katia, amore, ma è fantastico! 
- Mamma, voglio che lui torni ad essere il mio babysitter, mi manca - oddio, no, non se ne parla.
- Certo tesoro, tua sorella gli andrà a parlare domani.
CHE COSA?!
- Mamma, io non voglio parlarci - ribatto io.
- Allie, tua sorella è felice di stare con lui. Pensa a lei - guardo mia sorella che mi fa gli occhioni dolci.
- D'accordo, ma non gli parlerò io. Domani porterò Katia con me da lui e sarà lei a parlargli.
- Quello sta a te, ma ricordati di farlo.
- Va bene mamma.
- Adesso vi saluto allora, io e Marcus stiamo per andare una festa che hanno organizzato qui in hotel, ci sentiamo domani mattina. Ciao!

Metto giù il telefono e guardo Beth: in che guaio mi sono cacciata?

Il babysitter di mia sorellaWhere stories live. Discover now