Capitolo 15

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Il compleanno di mia sorella era ormai vicino, mia madre aveva deciso di portarci tutti a Holmes Chapel per festeggiare i diciannove anni di Gemma.
Louis non era stato semplice da convincere, non aveva intenzione di lasciare Londra e fare un viaggio di qualche ora in macchina ma grazie a Simon ero riuscito a portarlo con me.
Non so per quale motivo non volesse venire, magari non aveva voglia di conoscere il luogo dove ero cresciuto e dove avevo vissuto i miei sedici anni di vita. Eppure non volevo di certo metterlo a disagio.

"Louis può dormire in stanza con me" proposi.
"Ma il tuo letto è piccolo" rispose mia madre.
"Non abbiamo altra scelta, non può dormire sul divano" pignucolai.
Già la sua voglia di venire in questo posto era davvero bassa, se poi gli rifilavamo il divano sarebbe corso in stazione a prendere il primo treno.
"Sono pochi giorni, sicuramente sapranno arrangiarsi" mi difese mia sorella.

Le feci un sorriso e mia madre cedette.
"Voglio portarti in un posto" avvisai Louis mentre gli facevo strada nella mia stanza.
Quando entrai dentro quasi non la riconobbi, era così vuota senza la mia roba sparsa in giro. Sentivo un vuoto nel petto, una sensazione orribile di nostalgia.
Posammo la valigia a terra, avevamo portato solo poche cose, non dovevamo stare in questo posto per molto e avevamo condiviso una piccola valigetta.

"Andiamo, non toglierti nulla" mi avvicinai subito a lui non appena lo vidi spostarsi la sciarpa "Dobbiamo uscire" la presi in mano sistemandogliela per bene.
"Grazie" mi fece un piccolo sorriso.
Perché doveva guardarmi con quello sguardo? Non sapevo resistere.
"Andiamo"
Presi la sua mano e uscimmo dalla mia stanza.

"Mamma stiamo andando" mi fermai davanti la cucina ma non lasciai la mano di Louis.
"Non tornate tardi voi due, chiaro?" ci ordinò con un tono severo.
"Non ti preoccupare mamma"
Sistemai il mio cappello di lana prima di varcare la porta.

"Dove vuoi portarmi?" mi domandò curioso Louis.
La mia mano e la sua si rintrecciarono poco dopo essere usciti di casa, mi stringevo nel mio giubbotto ma nonostante la temperatura bassa non sentivo freddo, con Louis accanto mi sentivo solo amato.
"Voglio farti conoscere una persona molto importante per me" non aggiunsi altro.

Arrivammo poco dopo nella panetteria dove lavoravo. Lasciai la mano di Louis per aprire la porta di vetro del panificio ed entrai dentro.
"Buonasera" sorrisi subito guardando Barbara darmi le spalle.
"Buonasera, cosa desidera?" mi chiese voltandosi e non appena i suoi occhi incontrarono i miei un sorriso apparve sulle sue labbra "Il mio bambino"
Mi avvicinai a lei non appena si spostò dal bancone e l'abbracciai forte. Erano mesi che non vedevo quella donna.

"Ma sei diventato più alto o sbaglio? Fra due mesi saranno diciassette anni" cercai di non arrossire, era sempre premurosa con me.
"Voglio presentarti Louis" richiamai il mio ragazzo che lentamente si avvicinò a Barbara facendo un cenno con la testa "A parte mia sorella, sei una delle prime a cui lo presento come deve essere presentato" conclusi.
"Ovvero?" mi chiese guardando attentamente Louis che stava arrossendo.
"Il mio ragazzo" gli diedi una pacca sulla schiena per farlo avvicinare.

Barbara mi sorrise subito.
"Finalmente mi fai conoscere qualcuno! Pensavo di morire prima di poter vedere qualcuno al tuo fianco" scherzò "sedetevi che vi offro qualcosa" ci ordinò.
Mi tolsi il cappello, la sciarpa e poi anche il giubbotto. Presi quelli di Louis e li sistemai dentro lo stanzino dove solitamente mi cambiavo.

Tornai da Louis che si era seduto in uno dei tavolini che c'erano dentro e lo raggiunsi.
"Come tuo ragazzo?" ridacchiò Louis.
"Sì, come mio ragazzo" sorrisi
"Lei è la famosa barbara quindi"
Annuii mordendomi il labbro per poi avvicinarmi alle sue labbra.
"Cosa fai Harold?"
"Ti bacio"
Misi le mie mani sul suo viso, era freddo, sicuramente aveva preso troppo vento fuori. Le mie labbra in pochi secondi si attaccarono alle sue e in un istante sentii la sua lingua accarezzare la mia.

Ci staccammo solo quando sentimmo la porta aprirsi, ci allontanammo velocemente e misi una mano fra i miei capelli schiarendomi la voce.
Barbara ci posò un piatto con dei biscotti al cioccolato e ci diede due tazze di cioccolata calda al latte.
"Tutto fatto da me!" disse fiera Barbara per poi prendere posto accanto a me e a Louis.
"Fidati, sono buonissimi" risposi mettendo un biscotto in bocca.
"Come vi siete conosciuti?" domandò Barbara curiosa.
"È il ragazzo che ho battuto alla gara di canto, il destino ci ha fatto incontrare a Londra. Il fidanzato di mia madre non è altro che suo zio" spiegai velocemente.
"Oh, quindi sei tu il ragazzo dalla bellissima voce" guardò Louis che era rimasto in silenzio.
Solitamente non stava molto a disagio con le persone.

"Louis stai bene?" chiesi preoccupato
"Certo è che mi piace sentirvi parlare, si vede che avete un bellissimo rapporto quasi materno" commentò.
"Louis.." riusciva davvero a meravigliarmi a volte

Restammo lì per un bel po', parlammo, mangiammo e raccontammo un po' quello che era successo durante i mesi in cui ero stato a Londra.
Anche se affettivamente non era successo granché, durante la notte ce ne stavamo abbracciati a guardare film o ad ascoltare musica, durante il giorno cercavamo di stare poco a casa perché non volevamo che qualcuno ci scoprisse e a parte qualche uscita con Zayn e Liam nulla di diverso.

"Quando lo direte inveve a tuo zio e a sua madre?" chiese Barbara e Louis.
"In questi giorni glielo diremo" rispose.
Non volevo mettergli fretta, avevo paura pure io della reazione che poteva avere Simon.

Guardai il mio cellulare ed era già arrivata l'ora di tornare a casa. Gemma mi avrebbe ucciso se non fossimo tornati a casa in tempo.
"Grazie mille per i biscotti ma credo sia ora di tornare a casa"
Ci alzammo dal tavolo, avevamo mangiato tutto.
"Louis trattami bene il mio bambino, va bene?"
"Va bene" rispose a Barbara per poi abbracciarla.
Louis sembrava felice e se a Barbara piaceva allora era il ragazzo giusto, il mio ragazzo.

Tornammo a casa, volevo dare il mio regalo di compleanno a Gemma, lo avevo scelto insieme a Louis e poi grazie al suo compleanno avevo avuto il modo di far conoscere Barbara a Louis.

Una volta dentro casa Louis corse in camera a prendere il regalo e io andai in cucina.  C'erano alcuni amici di Gemma e mia madre mi filminò con lo sguardo per il ritardo.
"Salve" salutai tutti cercando di essere gentile.
"Harry, ti avevo detto di non tornare tardi" mi rimproverò mia madre.

Avevano già cenato e mia sorella aveva in mano alcune buste.
Louis mi raggiunse, presi subito la sua mano, mi sentivo a disagio con tutte quelle persone dentro una stanza.
"Tutto bene?" mi domandò Louis e mi avvicinai di più a lui annuendo.
Diede il nostro regalo a mia sorella, le avevamo preso un maglione azzurro e verde, non so per quale motivo ma mi ricordava molto me e Louis.

Lei lo aprì ma la sua reazione non fu delle migliori ma si finse felice.
"È bellissimo!" affermai.
"Hai dei gusti strani fratellino" rispose.

Mia madre ci costrinse anche a fare una foto, io mi misi alla destra di mia sorella e Louis alla sinistra, sentii la sua mano sul mio braccio e sorrisi lasciando che mia madre scattasse la foto immortalando quel momento.

La serata era trascorsa abbastanza velocemente. Gemma era soddisfatta e finalmente avevo visto un bel sorriso su quel viso.

Non ricordavo che il letto della mia stanza fosse tanto piccolo, Louis si era sdraiato e mi stringeva forte a se.
"Se stai scomodo posso dormire anche a terra" disse
"No, sto benissimo qua" misi le mie mani sulle sue.
Ero girato di schiena e le sue braccia mi tenevano stretto al suo petto, non avevamo altra scelta o sarei caduto a terra.

"Ho deciso di dire tutto una volta tornati a casa"
Quelle parole, che dovevano sollevarmi il morale, mi misero una strana paura.
"Louis... Qualsiasi cosa accada, tu non mi devi abbandonare"
Avevo paura che potesse finire tutto quello che avevamo iniziato.
"Non succederà mai, non ti farò mai dal male" rispose "Niente può distruggerti come ferire la persona che ami" concluse.
Eravamo veramente pronti ad uscire allo scoperto? Il mondo era pronto

They Don't Know About Us// Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora