Day 5

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Oh how, shit changes
We were in love
Now, we're strangers

Il quinto giorno era il giorno in cui sarebbero iniziate le prove per i testimoni.
Erano appena le sette di un mattino soleggiato di aprile, eppure la tenuta affittata da Liam e Cheryl era già brulicante di vita. I facchini spingevano i pesanti carrelli dorati carichi di bagagli, i camerieri disponevano i cornetti sui tavoli per il buffet della colazione e l'uomo alla reception ticchettava già fastidiosamente sui tasti del computer.

Il primo piano della tenuta era illuminato a giorno dal sole che entrava con prepotenza attraverso le vetrate. Oltre la hall e il piano bar, nell'ala dell'edificio destinata alle cerimonie, il personale stava già cominciando a decorare le pareti con i drappi color avorio che la sposa (col consiglio di Harry), e la wedding planner avevano concordato.
Arrotolato in un angolo, in attesa del suo momento di gloria, c'era il tappeto rosso che avrebbe accompagnato Cheryl lungo tutta la navata centrale della piccola cappella. La chiesetta era collegata al resto della tenuta tramite un grosso portone di legno intarsiato dai dettagli in foglia d'oro.

Le prove, comunque, non si sarebbero tenute lì. La wedding Planner di Liam e Cheryl voleva che la chiesa fosse perfetta per il grande giorno, quindi l'ingresso era vietato a tutti tranne il fioraio, e gli altri membri dello staff che avrebbero drappeggiato, con panni color avorio, i banchi della chiesa. Inoltre, l'ala della tenuta destinata alla cerimonia, era stata letteralmente divisa in due parti. Una freccia bianca indicava la zona sposa, mentre una freccia nera tutta l'area destinata allo sposo.

La wedding planner, Juliet, aveva assicurato che fosse meglio così. Era un bene che i parenti della sposa avessero uno spazio separato da quello dello sposo: l'escamotage, infatti, avrebbe impedito l'accumularsi di tensioni inutili tra le famiglie durante le prove. Sì, perché ovviamente, come Liam si era premurato (poco carinamente) di dire, quelle divisioni sarebbero sparite il giorno delle nozze.

Insomma, zone separate, camerini separati e perfino due accessi diversi alla sala prove.
Harry lo sapeva bene. Aveva seguito ogni scelta di Cher e le aveva dato il suo consiglio quando richiesto. Louis... diciamo che quel dettaglio gli era sfuggito.


Tre piani più su rispetto al via vai generale che animava la hall, Louis se ne stava nel suo letto a fissare il soffitto. Aveva puntato la sveglia presto sotto esplicita minaccia di Liam, perché Cheryl gli aveva giurato che avrebbe dato di matto se solo il suo testimone fosse arrivato in ritardo alle prove. Melodrammatica.

Louis, comunque, si era svegliato addirittura prima del suono della sveglia. Beccati questa, Cheryl.  Aveva spalancato gli occhi un paio d'ore prima del suo trillo e poi era rimasto lì, immobile, a pensare.
Il naso gli colava a causa di tutta la pioggia che aveva preso il giorno prima e nonostante fossero appena le sette di mattino, il suo cervello stava già lavorando ad una velocità impressionante.

Aveva baciato Harry. Aveva baciato Harry.
Merda.

Louis si passò una mano sul viso stanco, nonostante la giornata fosse appena cominciata.
Aveva baciato Harry ed era stato bellissimo. Quel contatto era stato così naturale da sembrare qualcosa di familiare, eppure così timoroso da diventare qualcosa di completamente nuovo. Quando le sue labbra avevano sfiorato quelle di Harry, era stato come se... Come se le sue mancanze fossero state improvvisamente colmate. Come se il tempo si fosse fermato, e nemmeno uno di quegli insulsi cinque anni fosse passato. Sì, era stato proprio così. Come se il tempo non fosse trascorso, come se le delusioni non lo avessero mai nemmeno sfiorato... Come se l'amore che provava per Harry non fosse minimamente cambiato.

Louis si morse il labbro inferiore a quel pensiero e trasalì non appena si rese conto di avere ancora il sapore del riccio sulle labbra.
Aveva paura, Louis. Aveva paura del sentimento che provava. Di quanto fosse profondo e totalizzante. Aveva paura perché non voleva soffrire di nuovo, perché forse il suo cuore non avrebbe retto ad un secondo scossone. Ma soprattutto aveva paura perché la sensazione che aveva provato, Louis ne era certo, sarebbe stata la stessa identica emozione che avrebbe sentito se gli avessero dato l'opportunità di riabbracciare sua madre. Era quell'emozione a cui Louis poteva attribuire un nome solo: casa.


Two Ghosts |L.S.|Where stories live. Discover now