Thank you|| B.D.

612 22 10
                                    

Per IamtherealMoon
Spero ti piaccia ❤️

Ci si innamora così, nel silenzio di un attimo che non è indifferenza ma è provare a spingersi lontano per capire quanto si è vicini.
(Massimo Bisotti)

T/n era chiusa ogni volta nella sua stanza.
I genitori si chiedevano sempre più spesso il perché. T/n era una ragazza solare, i voti erano buoni, aveva tanti e buoni amici.
Ma da un po' di tempo, passava il suo tempo libero nella sua camera da letto. A volte era lì a leggere, a volte a disegnare. Ma non voleva spiegare il perché.

Un perché alla fine c' era.
Bill Denbrough.
Bill era il suo vicino di casa. Andavano qualche volta a scuola insieme e solitamente si parlavano. E la camera di T/n affacciava sulla finestra della camera di Bill, quindi poteva vedere tutto quello che succedeva li.
Ma per un po' di tempo Bill era rimasto a casa, nella sua stanza. Il suo fratellino, Georgie Denbrough, era morto e il fratello maggiore stava male. Quando muore una persona cara, ci si sente tristi, arrabbiati per nessun motivo, depressi, non hai voglia più di fare niente, vuoti dentro e sembra che il tempo non passi mai. E in quel momento ti senti morire dentro.

T/n era stata la prima ad accorgersene, e aveva deciso di aiutarlo. Ovviamente non sapeva cosa fare, non aveva mai aiutato qualcuno che stesse male fino a quel punto. Quindi decise di osservarlo per un po'.
Aveva notato che Bill dormiva fino alle 12.30PM del pomeriggio, perché T/n, tornata da scuola, lo vedeva alzarsi dal letto mezzo assonnato e ancora in pigiama. Nel pomeriggio si stava alla sua scrivania a disegnare o a scribacchiare qualcosa su un quadernino, ma dopo un po' scoppiava in lacrime e ritornava a letto. Mangiava alcune cose ma non salutali, tipo cibo da riscaldare nel microonde oppure snack energetici.

T/n non voleva vederlo soffrire così tanto.
Allora un giorno la ragazza decise di agire, di fare qualcosa. Si preparò vestendosi decentemente, prese alcune cose che potevano esserle necessarie e le mise dentro uno zaino, e poi uscì di casa andando verso casa Denbrough.

Appena arrivata difronte al portone, guardò la casa. I Denbrough avevano una casa stupenda a due piani, ma dopo la morte di Georgie sembrò grigia e triste.
La ragazza si fece coraggio e bussò alla campanella che fece un sonoro ding doong. La ragazza aspettò finché sentì dei passi farsi vicini e vide la porta aprirsi. E si mostrò la figura di Sharon Denbrough, la madre di Bill. Era una bella donna, alta, con un corpo snello, i capelli castani quasi biondi, gli occhi di un verde quasi come lo smeraldo, le labbra sottili, gli zigomi alti e ben vestita. Era una donna sempre sorridente, che cercava sempre di aiutare gli altri. Ma da quel giorno non lo era più, non lo sembrava. Pareva fosse più vecchia del solito, qualche ruga le era spuntata in viso, gli occhi erano quasi grigi e girati verso il basso e sembrava non badare alla sua pettinatura strana.
<<Salve Signora Denbrough, sono T/n T/c. La figlia dei vicini qui a fianco>> la ragazza indicò con la testa l'abitazione da dove veniva, per farlo capire a Sharon. La signora la guardò e dopo una pausa parlò sempre con il suo tono gentile ma non riuscì a sorridere <<Ciao T/n, dimmi cosa posso fare per te>>
T/n si morse il labbro inferiore dal nervosismo mentre guardava la donna davanti a se <<Io... ero venuta a trovare suo figlio Bill, certo se è possibile>>.
La donna a quelle parole sembrò star un po' meglio <<Certo, è di sopra nella prima stanza a destra. Bussa prima di entrare>>
T/n annuì e sussurrò un flebile grazie, mentre saliva le scale per andare dal ragazzo. Appena di trovò davanti la porta bussò. Dopo un paio di secondi, senti un avanti che sembrava quasi ironico, ma la ragazza entrò ugualmente.
Appena attraversò la soglia della porta, trovò il ragazzo con la testa sulla scrivania con tantissimi fogli sparsi per la camera. Essa era ancora più disordinata da come la ve de va dalla sua stanza. C'erano vestiti ovunque, libri sparsi per terra, briciole di cibo e un odore di chiuso, quasi nauseante.
<<Bill>> la ragazza pronunciò solo il suo nome e il castano si girò, riconoscendo a malapena la voce. Si ritrovò T/n in piedi dietro di lui, sorridente, che aveva tra le mani un contenitore, che conteneva carne calda con qualche verdura. Voleva, prima di tutto, fargli mangiare qualcosa di decente.

Bill cercò di ribellarsi, ma T/n continuava ad insistere cercando di riuscire a fargli cambiare idea <<Su Bill! Mangia solo un boccone!>>
Lui sbuffò infastidito <<Ti ho de-detto di non avere fame.>>
<<William Debrough.>> la ragazza pronunciò quelle parole in modo freddo e secco, come se stesse parlando ad un bambino capriccioso <<Facciamo così, me ne andrò e non ti darò più fastidio, solo se tu mangerai almeno un boccone di questo>>
Il ragazzo la guardò accigliato, pensandoci mentre sentiva la ragazza guardarlo <<Dai Bill, così si fa freddo!>>
Il ragazzo sentì la pancia brontolare a solo sentire il profumo della carne. Sospiró prendendo il contenitore, tagliò un pezzo e iniziò a mangiare. E continuò così per almeno 10 minuti, finché non finì tutto.

<<Ora puoi a-andare>> Bill la guardò, come se si vergognasse di ringraziarla di essere venuta e di avergli fatto compagnia.
La ragazza sorrise <<Avevo detto un boccone ma poiché te lo sei divorato, il patto non è più valido!>>
Bill la guardò ancora più, e la ragazza pensò che lui stesse per urlarle qualcosa contro. Gli occhi di lui non volevano perdere il contatto con gli occhi della ragazza, come se fosse una sfida. Ma non lo era, perché poco dopo il ragazzo scoppiò a ridere sonoramente. Non era una risata ironica, era vera e divertita.
<<O-Okay okay, ha-hai vinto tu. Mi ha-hai fregato>> e continuò a ridere, mentre la ragazza pian piano si unì a lui.

Iniziarono a parlare del più e del meno, e a Bill salì un po' l'umore. Il ragazzo in quel momento aveva una camicia rossa a scacchi neri, pantaloncini in jeans, le scarpe da ginnastica e i calzettoni lunghi. Lui aveva i capelli castani spettinati, i suoi occhi azzurri-verdi erano sempre stupendi ma un po' rossi per il continuo pianto, il naso era un po' rosso e pian piano iniziò a tornare al suo colore naturale.
La ragazza più lo guardava, più pensava che il ragazzo era perfetto anche in quelle condizioni.
Parlarono dei disegni, dei libri, dei videogiochi, materie, professori, compagni e tantissime altre cose.
Dopo un po', la ragazza guardò fuori dalla finestra e vide che il sole stava per tramontare.
<<Bill! Andiamo su una collina a vedere il tramonto!>> la ragazza esclamò saltando in piedi e prendendo il ragazzo per il polso, mentre lo trascinava fuori di casa per andare su una collina.
Quando arrivarono, si stesero sull'erba fresca e guardarono il cielo che pian piano da rosso diventava nero.
<<T/n>> D'un tratto Bill parlò e girò la testa verso di lei, dove fece incontrare i loro sguardi. Poi le sorride <<Grazie, è tutto grazie a te se ora sono felice>>.
La ragazza si emozionò perché io ragazza l'aveva ringraziata per la prima volta, con un sorriso sul volto e senza aver balbettato.
I due si presero le mani, intrecciando le loro dita mentre tra di loro regnava il silenzio. Non un silenzio imbarazzante. Un silenzio tranquillo, che nessuno dei due avrebbe mai spezzato.

•IT PREFERENCE•Where stories live. Discover now